L’altra sera al Tg La7 lo zio Tibia Sallusti spiegava che la Repubblica del Bunga Bunga vanta illustri precedenti: tutti i grandi della storia, da Napoleone a Mitterrand, da Kennedy a Clinton, amavano le donne. Invano Padellaro tentava di spiegargli che qui le donne c’entrano come i cavoli a merenda. Ieri Belpietro ripeteva a pappagallo su Libero che “la storia è piena di capi di Stato puttanieri. Il più noto è Kennedy” e poi Mitterrand, Clinton e tutti gli altri: “Se Kennedy fosse ancora vivo, le sue abitudini sessuali indurrebbero Bersani a chiederne le dimissioni?”. Tutt’intorno, titoli inneggianti all’“elisir di bunga vita” (battutona), a B. che “la sa più bunga dei suoi avversari tetri e bigotti” (ri-battutona), all’“orgoglio etero di Silvio” (mica come i culattoni della sinistra), al suo “stile di vita liberale ma poco borghese” (tipo Einaudi, per dire). Sotto, la lingua vellutata di Mario Giordano, la vocina del padrone, informava che “la gnocca fa bene, è ufficiale”, “è bastato un po’ di bunga bunga e via: eccolo lì di nuovo in pista, cazzuto e grintoso come da qualche settimana non si vedeva”, e via con una serie di eleganti metafore sul ritrovato vigore del Cavaliere di Hardcore: “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare… Più lo attaccano con la gnocca, più lui si galvanizza”, “in Europa ottiene un risultato storico”, a Napoli “annuncia l’accordo coi sindaci”, senza dimenticare “le parole quantomai equilibrate e misurate sulla giustizia”, ergo “se tanto mi dà tanto, un’altra lenzuolata di D’Avanzo e riprende slancio la riforma dell’Università, un paio di articoli di Travaglio e riusciremo ad accelerare l’avvio del nucleare… la riduzione delle imposte e il quoziente familiare”, “gli insulti a base di gnocca, lungi dal prostrarlo, provocano a B. la stessa reazione delle arachidi a Superpippo: lo riattizzano. Più cercano di tirarlo giù, più lo tirano su. Sia detto senza allusioni, ma a lui il bunga bunga fa quell’effetto lì”.
Il Giornale, sempre spiritoso, ne deduce che “adesso Fini deve dimettersi” e intervista un ascaro di complemento, Antonio Polito. Non bastando i problemi che ha in casa (anche ieri nessun lettore si è precipitato in edicola ad acquistare il Riformatorio), Polito el Drito denuncia il vero scandalo: “La strana e grave fuga di notizie” (come se si potesse nascondere per sei mesi una telefonata del premier alla Questura di Milano per far rilasciare una ragazza fermata per furto senza documenti né fissa dimora). La vicenda invece è “una storia di cui non si conoscono i contorni precisi” e comunque gli scandali “rafforzano negli italiani la convinzione che il premier è perseguitato” (dev’essere per questo che precipita nei sondaggi). Parole dure anche nell’editoriale del Pompiere, affidato alle manine esperte dell’estintore capo Massimo Franco, che si spinge a criticare “l’estetica a dir poco discutibile del potere attuale”, poi crolla esausto per l’immane sforzo compiuto. Manca solo un intervento di monsignor Fisichella che inviti a “contestualizzare” il bunga bunga. Ci dev’essere una centrale operativa, un trust di cervelli che, appena il Caim-ano ne combina una delle sue, compulsano la Treccani a caccia di precedenti storici e sfornano vassoi di alibi prêt-à-porter a beneficio di house organ e ospiti dei talk-show. L’Ufficio Toppe lancia la velina e i cani da riporto si precipitano a raccoglierla. Vita grama, la loro. Se ne stanno a colazione con gli amici o in piscina o sul campo da tennis, quando arriva implacabile la convocazione all’Ufficio Toppe: “Ragazzi, l’han beccato mentre apriva l’impermeabile in un giardino d’infanzia con un cetriolo in mano. Prendete nota: pare che Numa Pompilio avesse una particolare inclinazione per le pecore. Al confronto degli antichi romani, siamo fortunati. Massima diffusione. Il Papa raccomanda di non mercificare il corpo femminile: rammentare al compagno Ratzinger che Alessandro VI era solito giacere con la figlia, quindi pensasse ai fattacci suoi. Dunque Fini deve dimettersi”. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)
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