lunedì 31 gennaio 2011

Nessun ricatto sul federalismo

Oggi voglio parlarvi della mia posizione personale e di quella dell’Italia dei Valori sul federalismo. Lo voglio fare senza preconcetti e con molta onestà intellettuale. Il federalismo è uno strumento, la cui validità dipende da quello che se ne fa e da come viene usato. Riconoscere che oggi come oggi i Comuni sprecano molti soldi e che c'è una disparità di trattamento nelle entrate e nelle uscite è ammettere una realtà. Così come riconoscere che il debito pubblico italiano è una conseguenza del fatto che finora, per 50-60 anni, si è sempre fatto riferimento alla spesa storica: gli enti territoriali spendono quello che vogliono e poi lo Stato ripaga…Pantalone mette i soldi. E se non bastano i soldi ci si indebita.
È chiaro che non si può andare avanti così perché in una famiglia non è possibile spendere in un mese quello che si vuole, bisogna che le uscite corrispondano agli incassi, altrimenti dopo un po’ si va in fallimento. L’idea di affrontare questo problema – sia che lo si chiami federalismo o che lo si chiami principio di legalità, di uguaglianza, regola secondo cui ognuno deve pagare le tasse in base ai propri redditi, rendite e proprietà o che lo si chiami come si vuole – è giusta. In questo senso, l’Italia dei Valori sarebbe disponibile a parlare con chiunque pur di far quadrare i conti. Uno dice: ma allora tu adesso vuoi votare il federalismo della Lega e di Berlusconi? E qui che casca l’asino, non c’è mica scritto “giocondo” sulla mia fronte. Ragioni di merito e di opportunità mi impediscono di entrare su questo tema. Non possiamo per quello che ha detto oggi lo stesso ministro Maroni, ovvero che questo federalismo è il loro modello di federalismo, non cambieranno, quindi o “prendiamo questa minestra o saltiamo dalla finestra” e si va a votare. Se lui pensa di far approvare un federalismo in cui si aumentano le tasse, si fa pagare di più al ceto medio e ai più deboli, non si combattono gli evasori fiscali, il Paese viene diviso, in cui in realtà si producono nuovi monopoli e nuovi centralismi e una spesa incontrollabile, allora io non ci sto, questa minestra non la mangio. Innanzitutto perché l’Italia dei Valori qualora, come ha detto Maroni dando un aut aut, c’è la possibilità di far cadere il governo Berlusconi, si impegnerà sempre per dare il colpo finale. Non sono mica scemo, aspetto da 15 anni di mandare a casa Berlusconi e adesso che ne ho l’opportunità sarebbe sciocco non approfittarne. Se il voto sul federalismo è, come si sta dimostrando di essere, un giudizio universale sul governo Berlusconi, noi senza se e senza ma votiamo di no. Quando poi un domani passerà la bufera Berlusconi, toccherà affrontare il problema vero, ovvero come abbattere il debito pubblico che oggi ammonta al 108% del Prodotto interno lordo. Ma su questa questione cruciale io mi voglio confrontare non con Berlusconi – perché è una questione etica mandarlo a casa – ma con chi verrà dopo di lui, grazie a una normale consultazione elettorale. Solo a quel punto inizierà il nostro dibattito per ridurre il debito pubblico, introdurre una maggiore equità fiscale e soprattutto imporre a tutti il pagamento delle tasse, specie agli evasori. (www.antoniodipietro.it)

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