martedì 16 marzo 2010

La Procura di Trani ha confermato nella serata di ieri che il presidente del Consiglio e' indagato per i reati di concussione e violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario, ossia all'Agcom (Autorita' per le Garanzie nelle Comunicazioni) . Berlusconi si giustifica dicendo che "quelle telefonate erano doverose". La verità è che lui può permettersi pressioni su Confalonieri e sulle sue aziende, ma non su autorità e funzionari pubblici delle televisioni che, sulla carta, ancora non gli appartengono poiché questo comportamento porta il nome di "concussione", ed è il reato, appunto, di cui si è macchiato e per cui sarà processato e condannato.

Il reato di concussione è il più grave che un funzionario pubblico possa commettere in tale veste. Consiste nel pretendere o nel farsi promettere denaro o un altro vantaggio, anche non patrimoniale, abusando della propria posizione. Anche se l’ennesimo processo a suo carico non cambierà di una sola virgola il casellario giudiziario da “nemico pubblico”, tuttavia questa causa è sicuramente scottante per Berlusconi. Il vecchio disco per cui sono i comunisti ed i magistrati che tramano non regge, anche se ci sta provando, perché lui e i suoi scagnozzi hanno fatto tutto da soli. Ma questa volta saranno i cittadini a processarlo prima di quanto non faccia il tribunale. Infatti, da una parte, Berlusconi ha scoperto le carte ammettendo (anche davanti ai suoi ciechi elettori di cui fa bene a temere l’astensione ora che sanno chi hanno portato al governo), che il suo consenso è frutto di manipolazioni della coscienza degli italiani tramite le televisioni di cui dispone. Ha contravvenuto, quindi, alla prima regola dell’imputato che lui ha sempre applicato: negare, negare, negare sempre. Dall’altra parte, ora abbiamo la prova di come mai il suo reddito milionario è raddoppiato da 14 mln del 2008 a 23 mln del 2009. Non è infatti da escludere che la gestione disastrosa del servizio pubblico per assecondare la propaganda berlusconiana abbia drenato share e pubblicità dalle reti pubbliche a quelle del Premier, riempiendo le tasche degli azionisti Mediaset.

L’esposto alla Corte dei Conti che l’Italia dei Valori ha fatto per danno erariale, dovuto alla sospensione dei talk-show e alla conseguente perdita di share delle reti pubbliche, ha ora anche un responsabile (o più di uno) che l’ha generato e su cui lo Stato potrà rivalersi costituendosi parte lesa nei confronti di questi farabutti. Ritengo, a questo punto, che nessuno potrà nutrire più alcun dubbio sul fatto che occorra sottrarre al più presto dal giogo dei politici le nomine Rai, della Vigilanza e dell’Agcom che sono oggi inattendibili, paralizzate e compromesse da logiche meramente partitiche. Insomma è fondamentale risolvere il più grande conflitto di interessi del pianeta. (www.antoniodipietro.it)

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