domenica 14 marzo 2010

Per certi giornali non c’è nulla di peggio di una notizia vera che irrompe in redazione a tradimento. E’ come un virus senza vaccino. Una droga che alla lunga può creare dipendenza, poi non resta che la comunità di recupero. Prendiamo la notizia rivelata dal Fatto: il premier padrone di Mediaset e i suoi picciotti concordano col commissario Agcom, profumatamente pagato da noi per garantire la libera informazione, come chiudere il programma d’informazione più visto della Rai, mentre il direttore del Tg1 traffica col premier per neutralizzare le notizie scomode, il tutto con la compiacenza dei vertici Rai. Il Tg1 la liquida col titolo: “Polemiche su Premier e informazione”, segue servizio sul boom dei balli sudamericani. Il Banana tenta di coprirla con un allarme bomba, ovviamente falso. Più arduo il lavoro della stampa al seguito. Quella che inventa false indagini su Di Pietro, sul complotto planetario della D’Addario e sulla casa di Santoro, ma di fronte a un’indagine vera va in paranoia. Chiama il Sert, convoca l’assistente sociale e ricorre alle più varie terapie disintossicanti per uscire dal tunnel della notizia. Terapia Sallusti. Lo Zio Tibia del Geniale è proibizionista: “Se il governo avesse avuto il coraggio di varare la legge contro lo scandaloso abuso delle intercettazioni, oggi non racconteremmo questa storia. Invece no, a furia di fermarsi davanti ai magistrati, ai Di Pietro, e ai Santoro, eccoci qua”. Fa tenerezza, il Feltriskin: si ritrova per le mani questo oggetto misterioso, gli spiegano che è una notizia, e lui, colto in contropiede, non sa proprio che fare. Come si comporta un giornalista alle prese con una notizia? Attimi di panico e ipossia, poi l’idea geniale: chiedere al governo di vietare le intercettazioni onde evitare che l’increscioso incidente abbia a ripetersi in futuro. Segue appello al Banana perché la smetta di prendere ordini dai magistrati, da Di Pietro e da Santoro (le 37 leggi ad personam le hanno dettate tutte loro) e faccia finalmente una legge contro i giudici e i giornalisti.

Terapia Belpietro. Il simpatico Via col Mento ritiene che il problema non sia il concerto del premier e dei sottostanti direttorissimi e arbitri venduti contro la libertà d’informazione, ma il fatto che un pm l’abbia scoperto: “Qualsiasi ufficio periferico della giustizia è in grado, se vuole, di ascoltare tutto ciò che dice il capo del governo. In nessun Paese normale il capo del governo può essere registrato a sua insaputa da un maresciallo su ordine di un pm”. Secondo lui, all’estero i marescialli, prima d’intercettare il capo del governo, lo avvertono per sapere se abbia nulla in contrario (sono furbi, i marescialli, all’estero). Strano che Belpietro non l’abbia scritto due anni fa, quando pubblicò a puntate su Panorama le telefonate del premier Prodi intercettate da un ufficio periferico della giustizia, quello di Trento. Forse perché allora Prodi disse “pubblicate tutto, non ho nulla da nascondere, e guai se usate questa vicenda per una legge anti-intercettazioni”. E fu chiaro a tutti ciò che lorsignori fingono di ignorare: se un parlamentare viene intercettato, non è perché sia sotto controllo il suo telefono, ma quello di un poco di buono che parla con lui. Male non fare, paura non avere. Terapia Battista. Il popolare Cerchiobattista potrebbe scusarsi per aver ripetuto che la tv non sposta voti e prendere atto che, se il Banana si dedica da 15 anni a epurare i giornalisti liberi, un motivo ci sarà. Invece distribuisce equamente le colpe. Colpevole il premier epuratore che “scavalca una frontiera di opportunità e di stile” e desta “preoccupazione” (gliele ha cantate chiare). Ma colpevole pure il pm che l’ha scoperto: “Non è chiara la competenza di Trani su fatti accaduti fuori dal suo territorio”. Se, puta caso, un pm di Trani indagando su un furto di bestiame a Trani scopre che un pastore sta per ammazzare la moglie a Bisceglie, deve interrompere le intercettazioni e passare subito il fascicolo a Bisceglie. Così, mentre le carte sono in viaggio, il delitto si compie. La competenza è salva, la signora un po’ meno. (MARCO TRAVAGLIO - IL FATTO QUOTIDIANO -)

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