venerdì 4 marzo 2011
Bugiardo e incostituzionale
Ieri il ministero degli Interni ha contestato le cifre fornite dall’Idv e dal Pd su quanto costerà la decisione di separare la data dei referendum da quella del secondo turno delle amministrative. Secondo Roberto Maroni verrebbero buttati nella spazzatura soltanto 50 milioni di euro e non 300.
Ma il problema non sono le cifre. A me un ministro che per fare il contrario di quello che dovrebbe brucia 50 milioni di euro mi pare o un pazzo o un truffatore. In questo caso un truffatore. Infatti non si tratta solo di uno spreco. Quei soldi, con i quali si potrebbero fare parecchie cose utili, vengono bruciati per fare in modo che i cittadini non esercitino il loro diritto al voto, sancito dalla Costituzione. Dunque il Viminale finanzia, naturalmente a spese nostre, una plateale violazione della Costituzione effettuata da chi più di ogni altro dovrebbe rispettarla e farla rispettare, cioè dal governo.
Ma anche lasciando da parte questo "particolare", fatto sta che le cifre del Viminale sono taroccate come tutto quel che fa questo governo. E non è neppure la prima volta che Maroni sfodera questi giochetti di prestigio da imbonitore di terz’ordine. Il ministro è infatti recidivo. La stessa truffa e le stesse menzogne ce le ha apparecchiate anche due anni fa, in occasione del referendum sulla legge elettorale.
Quel referendum era odiatissimo dalla Lega perché, se fosse passato, avrebbe tolto a Bossi una parte del potere di ricatto che può esercitare su Berlusconi. Per farlo fallire, Maroni decise anche allora di far votare una domenica per le amministrative e le europee, e quella dopo per il referendum. Il comitato referendario e alcuni economisti rivelarono quanto costava a tutti noi aiutare la Lega a far mancare il quorum: 200 milioni di costi attivi e altrettanti di costi passivi. Totale 400 milioni.
Gli economisti avevano considerato che un referendum costa 315 milioni di euro tra la spesa per i presidenti di seggio, gli scrutatori, il trasporto delle schede, lo spiegamento delle forze di sicurezza. Dal momento che le amministrative di quest’anno riguardano circa un terzo del corpo elettorale siamo quindi a 107 milioni di euro, ai quali vanno sommati vari costi come gli straordinari in numerosi ministeri, le spese di cancelleria, l’organizzazione dell’apparato, i viaggi di chi studia o lavora in una città diversa da quella dove vota.
Il ministro reagì esattamente come ha fatto ieri. Smentì quei conti e spiegò che si stava fregando solo 170 milioni di euro, e cosa volete che sia quando ci vanno di mezzo gli interessi del Carroccio. Gli economisti risposero spiegando che il Viminale non solo aveva sottostimato le spese dirette: aveva anche ignorato del tutto quelle indirette. In questo tipo di conti, infatti, in tutto il mondo vengono ormai inseriti a pieno titolo costi come quello del tempo impiegato per andare a votare, o per la cura dei figli nel giorno di chiusura delle scuole il lunedì dopo le elezioni, delle retribuzioni perse da presidenti e scrutatori. Ne viene fuori una cifra pari a quella dei costi diretti. Chi fosse interessato può ancora trovare i conti separati per singole voci sul sito http://www.lavoce.info/.
Possibile che un ministro intelligente come Roberto Maroni non sappia che i conti, da quando abbiamo superato il pallottoliere, si fanno così? No che non è possibile. Infatti lo sa benissimo. Non è asino. E’ bugiardo. (www.antoniodipietro.it)
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