sabato 5 marzo 2011

L'Huffington Post licenzia



Trecento milioni di dollari in contanti, altri quindici in valori. Questa la cifra che America On Line ha sborsato per acquisire l'Huffington Post, fenomeno editoriale del web americano degli ultimi anni, in declino negli ultimi anni, ma ormai un marchio affermato. Un acquisto che ha costretto Aol a rivedere i bilanci. E oggi l'ad Tim Armstrong, in un incontro con i giornalisti dell'Huffington, ha annunciato che ci saranno dei tagli. Il numero dei licenziamenti ancora non è noto, ma la notizia è che colpiranno anche la testata, mentre all'inizio sembrava che fosse solo la parte amministrativa ad essere interessata dalla ristrutturazione. "Ci saranno modifiche dal punto di vista lavorativo", ha detto Armstrong. Attualmente secondo la creatrice del sito Arianna Huffington, al 'Post' lavorano 143 persone, pagate al di sopra della media. Un organico composto da giornalisti e cosiddetti "rilettori", una sorta di desk centrale.

Ma i blogger non ci stanno. Visual Art Source e ArtScene, due collaboratori attivi dell'Huffington Post a titolo gratuito, sono entrati in sciopero e non forniranno più contenuti al sito. E chiedono ad altri collaboratori di aderire alla protesta, citando tutte le mancanze e le incongruenze nel rapporto di lavoro con il Post. Bill Lasarow, una delle menti dietro Visual Art Source, chiede di stabilire una tabella di retribuzioni per chi collabora col Post, al momento inesistente. Inoltre, chiede la dissociazione di contenuti forniti a titolo gratuito dalle inserzioni pubblicitarie e
dai comunicati stampa.

Alle proteste, Arianna Huffington risponde che la retribuzione vera per i contenuti forniti è la visibilità. Ma con la cifra che Aol ha pagato per il Post, Lasarow e i siti coinvolti non sembrano più intenzionati a lavorare per la gloria. I blogger chiedono di essere pagati, e indubbiamente il loro lavoro gratuito ha contribuito alla fama dell'Huffington Post. "Dobbiamo trasformare questo rapporto in uno scambio professionale", dice Lasarow. E la Huffington, ora a capo dei servizi giornalistici di Aol, "farebbe bene a cambiare mentalità". Continua Lasarow: "Al Post non fanno niente di illegale, ma si comportano in maniera ipocrita e priva di etica".

La risposta della Huffington è chiara e concisa: "Coraggio, scioperate", dice, "nessuno se ne accorgerà. Scrivere per il Post equivale ad andare in tv in un talk show di grande popolarità. Vuol dire visibilità massima. E se qualcuno decide di andarsene, sono in tanti pronti ad occupare quegli spazi". (Tiziano Toniutti - REPUBBLICA -)

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