giovedì 17 novembre 2011

Così parlò Berlusconi, oggi



"Il governo di Mario Monti rappresenta una "sospensione certamente negativa della democrazia".

"Accettiamo una sospensione della democrazia. Subiamo il terrorismo dell'opposizione, della stampa, della stampa straniera. Per questo motivo mi sono dimesso".

"Daremo la fiducia, ma non sarà a scatola chiusa".

"Non possiamo lasciare il paese alla sinistra. E poi a chi? A Di Pietro, Vendola e Bersani. Gli italiani non sono così cretini da dare il voto a questi qua".

"So che volevate che mi ritirassi a scrivere le mie memorie. Ma non lo farò".

"La decisione finale ci è stata praticamente imposta, con i tempi voluti dal presidente della Repubblica".

"Come presidente del Consiglio mi sentivo impotente, potevo solo suggerire disegni di legge. Anche i decreti, quando arrivavano al Quirinale, il presidente della Repubblica diceva no a 2 su 3. Ci correggeva con la matita rossa, come una maestra con i bambini delle elementari".

"Monti ha parlato di sviluppo e crescita, ma non ci ha detto nulla di preciso sul suo progamma. Abbiamo parlato a grandi linee degli impegni presi con l'Europa".

"Se si andasse al voto oggi, ci sarebbe "l'incognita del Terzo Polo, l'incognita di Casini. Ma non vi preoccupate: faremo ragionare il ragazzo al momento giusto, con le buone o le cattive...".

"Quella delle intercettazioni è una vergogna. Io ho deciso che di non avere più il cellulare".

L'imputato si comporta come se "il sultanato Italia" esistesse ancora.

Nessun commento: