giovedì 31 marzo 2011
La "farfallina" Petruni al TG 2
È ufficiale: Susanna Petruni, attuale vice direttrice del Tg1, sarà la direttrice del Tg2 al posto di Mario Orfeo, che da questo lunedì dirige Il Messaggero. Una giornalista - al di là della professionalità - premiata perché gradita al premier e al direttore del Tg1 Minzolini. Quindi anche il Tg2, che negli ultimi tempi si è garantito una certa indipendenza anche perché Orfeo si è dimostrato piuttosto bravo, finisce sotto l'ombrello del centro destra. D'altronde l'ha ricordato lo stesso Berlusconi oggi a Lampedusa che Rai e Mediaset sono sue: per rassicurare gli abitanti sul flusso turistico ha detto d'aver dato incarico – parole sue, con il tono del proprietario – alle due emittenti di illustrare le bellezze dell'isola. Il nome di Susanna Petruni, giornalista e spesso volto del Tg1, già aleggiava. Lo ha proposto - come da prassi - il direttore generale della Rai, Mauro Masi, e il cda di viale Mazzini deve pronunciarsi. Con ogni probabilità darà il responso nella seduta di venerdì mattina, visto che allora scadono le 48 ore canoniche dalla proposta. A meno che i consiglieri non decidano di anticipare il passaggio delle nomine nella seduta di domani pomeriggio dando subito il via libera a Susanna Petruni. Ci sono anche altre nomine in cantiere. Giuseppe Ferraro, caporedattore di Sky Tg24, considerato vicino alla Lega, viene proposto come vice direttore del Tg1. Se così fosse non andrà a sostituire – come molti temevano - Corradino Mineo, attuale direttore di RaiNews. Il pacchetto nomine prevede poi la promozione di Gennaro Sangiuliano da vicedirettore del Tg1 a direttore vicario della testata ammiraglia, insomma il numero due dopo Augusto Minzolini. Filippo Gaudenzi dovrebbe diventare vice direttore del Tg1 insieme a Fabio Massimo Rocchi,attualmente nella redazione dello Speciale Tg1. (L'UNITA') Il gioiello a forma di farfalla è quello che Berlusconi usava regalare alle sue adoratrici. La giornalista è la stessa che all'indomani del terremoto in Abruzzo vantava gli ascolti record del TG 1 grazie ai morti e alle macerie, un altissimo esempio di sciacallaggio.
Golpista e bugiardo
Quel che succede in Italia
Caro Di Pietro credo che un pò di scontro fisico ora è d'uopo.
mercoledì 30 marzo 2011
Oggi abbiamo toccato il fondo del fondo
Avanti con la prescrizione breve. Berlusconi non perde di vista l’obiettivo personale. L’ordine di scuderia arriva direttamente dall’alto. Ieri, mentre l’unità del governo andava al macero sull’emergenza immigrazione, a Palazzo Grazioli il Cavaliere dava indicazioni precise ad Alfano; avanti a marce forzate sul processo breve, i nodi sulla responsabilità civile dei magistrati potranno anche essere sciolti con maggior calma, ma è meglio portare a casa la prescrizione breve prima che la maggioranza alla Camera dia segnali di cedimento. Che, peraltro, già si avvertono. E, allora, ecco che ieri – via sms – è arrivata ai deputati Pdl un’improvvisa convocazione per stamattina alla Camera. (www.ilfattoquotidiano.it)
Oggi si è toccata la merda. Questo governo sguazza nella merda. Se l'opposizione ha davvero a cuore le sorti del Paese si dimetta in blocco, costringa il Presidente della Repubblica a sciogliere le Camere e si vada all'elezioni. Se gli italiani sono dei figuranti, come piacciono a Berlusconi, lo rivoteranno, in caso contrario vada a casa insieme ai suoi peones, o a Lampedusa in attesa del crepuscolo esistenziale.
Lampedusa provincia di Bunga Bunga City
martedì 29 marzo 2011
Tieni giù le mani
La battuta del giorno
lunedì 28 marzo 2011
Hanno ricostruito L'Aquila e non ce ne siamo accorti !
La signora per dire queste cazzate ha incassato solo trecento euro, molto poco data l'enormità affermata e il sicuro polverone che avrebbe alzato. Avrei consigliato di chiedere almeno quanto una escort cara al presidente Berlusconi.
domenica 27 marzo 2011
Cortesie per gli ospiti e scortesie per l'amico
E noi paghiamo
”Ma che pagare? Io non gli darei niente, li caricherei e li porterei indietro. E se tornano li riportiamo a casa ancora”. Il leader del Carroccio ha le idee chiare sulla proposta del ministro degli Esteri Franco Frattini che ha parlato di una ‘dote’ da mettere a disposizione di ogni immigrato che accetterà di ritornare volontariamente nel proprio paese. E la base del partito è con lui. Ma dopo la presa di posizione della Lega, il responsabile della Farnesina fa marcia indietro: “Pagherà l'Europa, al massimo noi anticiperemo i soldi”. A Verona un albergatore offre cibo e 200 posti letto, ma le istituzioni lo ignorano. Intanto a Manduria, in Puglia, sta sorgendo la prima tendopoli italiana destinata ad accogliere temporaneamente una parte dei profughi che ogni giorno arrivano dalla Libia e dai paesi del Nord Africa. Di fatto si tratta di un nuovo Cie. In Emilia, per i profughi, è stato individuato un bosco non attrezzato. Il sindaco Pdl: "In quella zona è impossibile ospitare persone". (www.ilfattoquotidiano.it)
sabato 26 marzo 2011
La battuta del giorno
Il premio bamba (Libero-news.it)
l'ex magistrato Luigi De Magistris, oggi eurodeputato di Idv e candidato sindaco di Napoli.
Aridatece Tux e Max
venerdì 25 marzo 2011
Romano ministro, un messaggio alla mafia
L’indecente nomina di Saverio Romano a ministro dell’Agricoltura, fa paura. Dare un posto nel governo a un indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione che importanti boss di Cosa Nostra, come il capofamiglia di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, nelle loro conversazioni intercettate dalle microspie, lodano e rispettano, equivale a lanciare ai clan un segnale preciso. E se poi l’esecutivo punta con testardaggine su Romano, sebbene il capo dello Stato si sia schierato apertamente contro la scelta, ecco che il segnale, agli occhi di Cosa Nostra e ‘ndrangheta, si trasforma in una sorta di messaggio: la tanto sbandierata lotta alla criminalità organizzata è solo di facciata. Intanto una sedia al tavolo del Consiglio dei ministri per chi, a torto o ragione, considerate un amico la troviamo sempre.
Tutti, a partire dalla politica e dagli uomini d’onore, sanno infatti che Romano non è solo stato lo storico braccio destro di Totò Cuffaro, l’ex governatore della Regione Sicilia condannato in via definitiva per fatti di mafia. Il neoministro è pure stato uno dei pochissimi parlamentari a non aver votato nel 2002 la norma che ha reso permanente il 41 bis, il carcere duro per i boss. Mentre nel suo feudo elettorale di Belmonte Mezzagno, il comune dove Romano è nato e dove suo zio, Saverio Barrale è sindaco, sono oggi in corso le procedure che potrebbero portare allo scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni da parte di clan.
Per questo, al di là dell’esito delle inchieste in cui Romano è ancora coinvolto, quello che è accaduto fa paura. A Silvio Berlusconi e alla Lega non importa che il loro esecutivo venga percepito come un governo Gomorra. La maggioranza ha ormai un solo obiettivo: la propria sopravvivenza. Romano serve perché in Parlamento porta in dote il voto dei cosiddetti Responsabili. E se poi, al Nord come al Sud, qualcuno tra le famiglie di mafia si mette in testa qualche strana idea, non è un problema. Anzi, visto che le elezioni amministrative sono alle porte, è meglio. (Peter Gomez - IL FATTO QUOTIDIANO -)
giovedì 24 marzo 2011
La battuta del giorno
immagino le giravolte tombali del marito, il povero Giorgio Gaber !
mercoledì 23 marzo 2011
La battuta del giorno
D'accordo che la battuta sta nel finale ?
Non avrai altro nano
Ferrara rimpiange “il guerrafondaio Bush”, altro che il mollaccione di Obama. Gli sfugge che in Iraq gli anglo-americani se la son data a gambe e in Afghanistan i talebani sono più forti di prima. Poi definisce l’operazione Libia “politicamente dubbia e ambigua” dovuta all’“attivismo sconsiderato” di Sarkozy: ma lo stesso si può dire di dieci anni di inutili massacri in Iraq e Afghanistan per soddisfare l’invidia del pene di un minus habens come George W. La Maglie, esperta di esteri e note spese, osserva che “Gheddafi con l’islam civettava ma dei fondamentalismi era avversario”: già, esattamente come Saddam. Feltri è contro i raid perché “Gheddafi ce la farà pagare con azioni terroristiche”. Oh bella, è quel che è accaduto a Londra e Madrid proprio a causa della “guerra al terrorismo” di Bush-Blair-B.: ma chi diceva che era meglio starsene a casa era accusato di “subire il ricatto dei terroristi”, anzi di essere amico loro. Magdi Cristiano Allam scrive sul Giornale che “a vincere saranno gli integralisti islamici… l’opposto dei proclami ufficiali di Sarkozy e Obama”. Ma va? Non è quel che è accaduto dopo dieci anni di esportazione della democrazia tra gli applausi di Magdi, di Cristiano e di Allam?
Belpietro e Sallusti han tentato, all’inizio, di parlar d’altro (mercoledì titolavano: “Bocchino inguaiato dalla moglie” e “La moglie sbugiarda Bocchino”). Poi han dovuto rassegnarsi a parlare della Libia, facendo lo slalom parallelo con B. Un’escalation impagabile. Il Giornale: “Via alle bombe su Gheddafi”, “Costretti alla guerra”, “Fate in fretta”, “L’Italia si blinda”, “L’Italia bombarda la Francia”. Libero: “Ci mancava solo la guerra al beduino”, “Bombe e affari loschi”, “A loro il petrolio, a noi i clandestini”. Ostellino, quello che minimizzava financo le torture di Abu Ghraib, domanda “che senso ha intervenire contro il ‘tiranno’ Gheddafi dopo averlo sostenuto a lungo?”, senza precisare chi l’ha sostenuto a lungo né spiegare che senso avesse intervenire contro Saddam dopo averlo sostenuto a lungo. E s’indigna perché “in Libia sì e in altre parti del mondo, dove si sono consumati autentici genocidi, no”, insomma è “un’iniziativa para-coloniale all’insegna d’interessi nazionali accuratamente celati all’opinione pubblica”: le stesse cose si potevano dire per l’Iraq, ma lui se ne guardava bene. Il più tenero è Sallusti che, anche nell’epocale crisi nordafricana, bada al sodo: il padrone. Quel nanerottolo di Sarkozy voleva oscurarlo, “prenderci per i fondelli”, “fare il furbo” e papparsi “petrolio, gas e affari”. Ma “non è facile mettere Berlusconi alla porta… quella vecchia volpe ha fiutato una brutta aria”, “fatto terra bruciata” e “circondato Sarkozy”. “Poche ore e l’Italia ha ripreso in mano la situazione” perché, avverte zio Tibia, “il futuro della Libia è soprattutto affare nostro”. Che si sappia: non avrai altro nano all’infuori di lui. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)
martedì 22 marzo 2011
Esonerata
Una ignorante in più
Sarebbe falso il master alla Sda Bocconi che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Daniela Santanchè dice di avere conseguito. Lo afferma il settimanale Oggi in edicola mercoledì. «Laureata in Scienze politiche, consegue un master alla Sda Bocconi»: così è scritto sul sito del Governo nel curriculum del sottosegretario. Ma negli archivi della scuola di direzione aziendale del prestigioso ateneo milanese di Daniela Santanchè non ci sarebbe traccia.
BANCA DATI - «Abbiamo verificato, e dalla nostra banca dati alunni - riferisce a Oggi la Sda Bocconi - non risulta abbia frequentato un nostro master o mba. Non possiamo escludere, ma non abbiamo modo di verificare, che abbia frequentato un corso breve». «La Sda Bocconi organizza in continuazione seminari di aggiornamento per manager che durano uno o più giornate. E di queste decine di migliaia di persone non conserva traccia. Ma sono corsi - conclude il Settimanale - che non possono essere certo confusi con un master».
La notizia non ha ancora avuto conferme o reazioni da parte della signora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ma tuonano già gli spalati dell'opposizione: «Se tutto è vero, Daniela Santanchè abbia la decenza di dimettersi dal suo incarico di sottosegretaria». Lo chiede Ettore Rosato, dell'Ufficio di Presidenza del Gruppo del Pd alla Camera, il quale aggiunge: «le rivelazioni del settimanale Oggi sembrano circostanziate: se Daniela Santanchè non è in grado di dimostrare il contrario non ha altre strade se non quella di rinunciare al suo incarico istituzionale e di farlo anche rapidamente». (CORRIERE DELLA SERA)
lunedì 21 marzo 2011
domenica 20 marzo 2011
Tragedia e operetta
Non è una domanda per deridere chi ha già fatto tutto per diventare uno zimbello. Ma è questo il punto che ci riguarda. Perché, mentre si scatena un conflitto dalle conseguenze imprevedibili per l’Italia che, a un tiro di Scud dalla Libia, mette a disposizione basi, aerei e la propria incolumità territoriale, il prestigio di chi ci rappresenta ha un peso enorme sulle decisioni da prendere e sugli interessi nazionali da difendere.
Perché, di questa guerra dichiarata troppo tardi, troppe cose ci sfuggono ancora. L’emergenza umanitaria, impedire cioè la vendetta del sanguinario raìs sui civili che hanno creduto nel riscatto di una rivoluzione, è un’eccellente ragione per far decollare i caccia e scatenare le truppe di terra. Ma l’aver atteso che gli avamposti del Colonnello arrivassero alla periferia di Bengasi prima di muoversi con l’operazione “Odissea all’alba” è solo il frutto dell’eterna indecisione delle democrazie, già tragicamente sperimentata con le dittature del secolo scorso? O, invece, nasconde strategie più complesse, legate alla supremazia che ogni vincitore rivendica nella Libia post-Gheddafi (terzo paese più ricco di petrolio al mondo, non dimentichiamolo mai)?
Duole dirlo, ma davanti al protagonismo delle leadership francese e britannica noi rischiamo di essere adibiti a quel ruolo subalterno che il ministro La Russa sdegnosamente respinge quando dice “non consegneremo ad altri le chiavi di casa nostra”. Sarà difficile evitarlo, rappresentati come siamo da un governo debole, squassato dalla defezione leghista, impaurito dalle ondate migratorie africane. Per giunta guidato da un premier che ieri baciava la mano al nemico di oggi. E che sta con un piede a Palazzo Chigi e l’altro in tribunale. (Antonio Padellaro - IL FATTO QUOTIDIANO -)
Guerra in Libia
Secondo giorno di guerra contro la Libia del Colonnello. Il Paese è di nuovo sotto le bombe alleate che hanno colpito le basi aeree delle forze lealiste e altri obiettivi militari. L'ammiraglio Mike Mullen ha detto che "n 24 ore sono stati fatti significativi progressi" e che a Bengasi le forze di Gheddafi sono state fermate. Secondo il militare statunitense, anche la contraerea del Rais è stata resa inoffensiva. Ieri sera è partita l'operazione “Odissea all'alba” tesa a neutralizzare la contraerea del Rais in ottemperamento alla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu. All'intervento, oltre l'America, partecipano Francia, Gran Bretagna, Italia e Canada. Dopo il vertice di Parigi, le forze internazionali hanno martellato per tutta la notte Tripoli, Misurata, Zuara, Sirte e altre città del Paese. Anche l'Italia ha schierato i suoi Tornado a Trapani e partecipa alla missione con sette basi militari messe a disposizione, ma per il momento i suoi mezzi non hanno partecipato alle operazioni. Secondo messaggio di Gheddafi dall'inizio delle ostilità: "A tutti i libici sono state distribuite armi. il Paese è pronto ad affrontare una lunga guerra". Tripoli ha anche chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza e ha annunciato che non coopererà più nella lotta all'immigrazione clandestina. Ieri il Rais aveva minacciato di trasformare il Mediterraneo in un campo di battaglia: "Colpiremo obiettivi civili e militari". Unione africana, Russia e Cina hanno subito preso le distanze e condannato i bombardamenti. Intanto è apprensione per un'imbarcazione italiana bloccata da uomini armati nel porto della capitale dello stato nordafricano. A bordo un equipaggio di undici persone tra cui otto italiani. Il sequestro è avvenuto ieri sera mentre la nave stava facendo sbarcare personale libico dell'Eni. (www.ilfattoquotidiano.it)
sabato 19 marzo 2011
Scilipoti e company battono cassa
Gli mancava solo questa al Cavaliere. In pratica, nonostante la melina messa in atto in questi giorni e le assicurazioni date a più riprese allo stesso Moffa che “il rimpasto si farà, solo in un’unica soluzione”, i seguaci di Saverio Romano si sono sentiti menati per il naso. Fin dal rifiuto di Napolitano di consentire un allargamento della compagine di governo con un decreto che superasse i paletti della Bassanini, a tutti è apparso chiaro che mai i posti di governo disponibili sarebbero stati abbastanza per accontentare tutti. Anzi. A ben guardare il Cavaliere avrebbe messo in palio solo quelli lasciati vacanti dai finiani in fuga. Troppo pochi. Ecco, allora, la necessità di alzare il tiro per avere quel “riconoscimento politico” invocato anche l’altro giorno da Saverio Romano, ancora scosso per la bocciatura del Colle sul suo nome. Il clima, comunque, è sempre più teso: “Stavolta il Cavaliere sta scherzando con il fuoco”, sibila una fonte interna a Iniziativa Responsabile. Il ricatto serve comunque per arrivare alla conquista di almeno qualcuna delle poltrone vacanti. I posti al governo su cui i Responsabili hanno puntato gli occhi sono sei (sui 12 disponibili): uno di questi è quello da ministro (in pole resta Saverio Romano per l’Agricoltura con Giancarlo Galan pronto a traslocare ai Beni culturali). La ‘cinquina’ comprende anche due caselle da ‘vice ministri’: Massimo Calearo punta al Commercio con l’estero, mentre Francesco Pionati è tra i papabili per la delega alle Comunicazioni. “E’ chiaro – ha avvertito Pionati – che per dare forza al premier ci vuole una soluzione equilibrata e contestuale”. E se non ci sarà, il Cavaliere stavolta si troverà in un mare di guai. Perché uomini come Domenico Scilipoti, nonostante le apparenze, non hanno alcuna voglia di cedere. E’ stato lui a chiarire quali saranno le prossime mosse dei “Responsabili” per tenere sulla graticola Berlusconi: “Lunedì ci riuniremo e martedì definiremo il programma. Successivamente lo sottoporremo al Pdl e alla Lega”. E se il programma non dovesse essere condiviso? “A quel punto non ci sarebbe nessuna necessità di entrare nel governo – ecco la sua risposta – e decideremo che cosa fare di volta in volta”.
Berlusconi comincia dunque a vedere l’abisso? Ieri è tornato a parlare anche il leader del Pid Saverio Romano: “Incontreremo il presidente del Consiglio per capire cosa fare da qui alla fine della legislatura. Solo dopo discuteremo della nostra integrazione nel governo. Noi – ha spiegato l’esponente di Ir su cui pende un’indagine scaturita da alcune dichiarazioni di Massimo Ciancimino – vogliamo fare un accordo organico col centrodestra. Il 14 dicembre siamo intervenuti per evitare una crisi al buio, per evitare il ribaltone. Oggi c’è una fase nuova. E’ bene che una maggioranza con 10 voti di fiducia in più si articoli anche sulle questioni di governo”. “Serve da parte nostra – ragionava dal canto suo Silvano Moffa – una compiuta elaborazione politico-programmatica che sappia essere interlocutrice del governo come terza gamba della coalizione. E sono convinto che non ci possa essere un progetto politico senza un progetto culturale”. Infine, ovviamente la lista della spesa delle richieste: “Che ci sia anche una rappresentanza del nostro gruppo al governo è fisiologico – ha convenuto Moffa – è nelle cose: non è un’esigenza che nasce da logiche di do ut des o di compensazione che non appartengono alla mia cultura”. A quella dei suoi sodali, però, forse sì. (Sara Nicoli - IL FATTO QUOTIDIANO -)
venerdì 18 marzo 2011
Election day, assenze pesanti e il governo vince
Il Pd se l’è presa con il deputato radicale Marco Beltrandi, uno dei contrari. È vero, il suo voto è stato decisivo, ma sarebbe bastata qualche defezione di meno per non finire ostaggi di un dissidente. Dieci in meno non sono pochi e, tolte le assenze giustificate da malattie (recita il comunicato diffuso ieri dal partito: Cinzia Capano, Marco Fedi, Angela Mastromauro, Olga D’Antona, Marilena Samperi, Pasquale Ciriello), per gli altri le scuse traballano.
C’è chi fa notare un problema nella gestione del gruppo: il presidente dei deputati Pd lunedì aveva inviato a tutti un sms in cui chiedeva di annullare tutti gli impegni, non tutti lo hanno ascoltato. Sandro Gozi, per esempio, imperterrito ha deciso di presenziare a “una causa civile presso il tribunale di Forlì”. Non era “rimandabile ulteriormente”, dice, ma nello stesso Pd sbottano: “Se Berlusconi rinvia i processi, rinviamoli anche noi!”. Lo stesso vale per Gianni Farina, dal notaio per un atto importante. “E lo rinvii!”, si inalberano dallo staff del partito. Piero Fassino è stato in Aula tutta la mattina, poi è corso a fare il candidato sindaco a Torino, ad una cerimonia per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Anche Marianna Madia ha partecipato ai lavori della mattina, poi pare abbia avuto un problema relativo alla gravidanza appena cominciata. Non pervenuto Giuliano Viola.
Futuro e Libertà non ha dato prova migliore: sei assenze su otto (Giulia Cosenza – che ha appena annunciato il rientro nel Pdl – Giulia Bongiorno, Francesco Divella, Chiara Moroni, Giorgio Conte e Mirko Tremaglia) “giustificate – dice il capogruppo Benedetto della Vedova – per una ragione o per l’altra: impegni presi preventivamente, malattie…”. Non si spiega invece l’assenza di Adolfo Urso e Enzo Raisi: “Per qualche fraintendimento sono arrivati tardi – aggiunge Della Vedova – me ne assumo la responsabilità”.
L’Idv si è presentata con meno due: Gaetano Porcino e Gabriele Cimadoro, entrambi giustificati per motivi di salute.
L’Udc perde 4 voti: Renzo Lusetti era in missione: “Ho fatto una corsa per rientrare, son tornato quasi in tempo, non ce l’ho fatta per venti secondi” si rammarica. Un lutto ha tenuto a casa Angelo Cera. Francesco Bosi e Domenico Zinzi assenti senza motivo: “Nessuna trama – dice l’Udc Roberto Rao – solo un po’ di disattenzione”. (Paola Zanca - IL FATTO QUOTIDIANO -)
La presunta opposizione si dimostra spesso stampella validissima del governo !
giovedì 17 marzo 2011
mercoledì 16 marzo 2011
La Lega diserta l'aula anche in Emilia
Disertano l’aula, sulla scia dell’“esempio” dato ieri dai colleghi lombardi. I consiglieri regionali della Lega Nord, a Bologna, non stanno prendendo parte in viale Aldo Moro alla seduta solenne per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Manes Bernardini, l’uomo che il Carroccio vorrebbe candidare a sindaco per il centrodestra, Stefano Cavalli, Roberto Corradi e Mauro Manfredini, non si sono presentati questa mattina all’appuntamento: vuoti i loro banchi, mentre il professor Angelo Varni, vicepresidente del Comitato regionale per le celebrazioni dell’anniversario, sta tenendo una storta di lezione.
Alle 10.15 l’inno nazionale e poi un minuto di silenzio per le vittime giapponesi. Il presidente dell’Assemblea legislativa, Matteo Richetti, ha poi letto il discorso del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Successivamente ha tenuto un breve discorso richiamando il valore dell’unità e i paradossi e le divisioni che si stanno vivendo in Italia. Richetti, nel suo intervento, ha ricordato il rapimento di Aldo Moro 33 anni fa e l’uccisione in Afghanistan del tenente Massimo Ranzani le scorse settimane.
Proprio mentre ieri il vice ministro Roberto Castelli ha cercato di giustificare l’atteggiamento dei suoi colleghi di partito dicendo che il loro “è stato un gesto polemico nei confronti di alcune votazioni al momento dell’inno nazionale. Una questione nata sulla decisione del Consiglio regionale lombardo secondo cui, prima di ogni seduta, si dovesse suonare l’inno. La decisione era stata presa infatti col voto del Pd piu’ quello del Pdl”. Era dunque “piu’ una questione di polemica politica che altro”. Non sappiamo oggi quale giustificazione si riesca a dare. Tra l’altro, proprio stasera, è previsto un vertice tra Bossi e Berlusconi per stabilire se a Bologna correrà un candidato della Lega oppure del Pdl.
La Lega inoltre lascerà libertà di coscienza ai propri parlamentari sul partecipare o meno ai festeggiamenti di domani a Montecitorio per i 150 anni dell’unità d’Italia. La scelta non piace affatto a Ignazio La Russa che, interpellato dall’Agi a Montecitorio, sbotta: “La Lega cresca, e impari che i paesi piu’ federalisti del mondo sono quelli piu’ affezionati all’identita’ nazionale. La Lega cresca, ripeto, e smetta di seguire le minoraze estremistiche che ci sono dentro al Carroccio, e che si attardano sul secessionismo che Bossi per primo ha abbandonato”. (www.ilfattoquotidiano.it)
D' istinto mi viene da dire : possibile che il Presidente della Repubblica non possa chiamare all'ordine istituzionale questi quattro vaccari padani !?
martedì 15 marzo 2011
La UE : "Apocalisse è la parola giusta"
Questa notte un nuovo scoppio nella centrale di Fukushima ha fatto salire il livello della radioattività e la psicosi nel Paese. Nonostante l'incendio sia stato domato, l'allarme continua a crescere. Nuove rilevazioni dicono che il livello di radiazioni nell'aria è superiore di dieci volte in più del normale anche a Tokyo, colpita oggi da una nuova forte scossa di terremoti. Dopo gli scoppi causati da fughe di idrogeno, le barre di combustibile nucleare sono rimaste esposte e, secondo la Tepco, la società che gestisce l'impianto, potrebbero avere iniziato a fondere. L'Agenzia dell'Onu per l'energia atomica (Aiea): "Improbabile una nuova Chernobyl". Per raffreddare i reattori danneggiati Tokyo chiede aiuto agli Stati Uniti. Le vittime accertate sono almeno undicimila, tra morti e dispersi. Crolla la borsa di Tokyo, la banca centrale stanzia 131 miliardi di euro per sostenere i mercati. Napolitano in un messaggio all'imperatore nipponico esprime la vicinanza dell'Italia: "Il Giappone ce la farà anche questa volta". Intanto l'evento fa riaprire il dibattito sul nucleare in tutto il mondo. La Germania ferma gli impianti più vecchi, ma il governo italiano dice: "Sul nucleare andiamo avanti". (www.ilfattoquotidiano.it)
La battuta del giorno
Spegni il nucleare
Le nubi non si fermano. Forse arriveranno fino in Europa se il vento soffierà verso Ovest. Il senso di quello che è successo è troppo grande, troppo profondo per poterlo afferrare, ma qualcosa si può intuire. Le persone hanno capito immediatamente che il nucleare è finito per sempre. Alcuni capi di Stato hanno già preso posizione contro le centrali, sanno che continuare sarebbe la loro fine politica. Succede in Germania, in Svizzera, perfino in Australia che possiede il 30% dell'uranio mondiale. L'Italia, in questo scenario, recita la parte del giapponese sperduto in un'isola del Pacifico che continua a combattere dopo dieci anni dalla fine della guerra. Personaggi che finiranno presto nel dimenticatoio del ridicolo con le loro affermazioni nucleariste. La Prestigiacomo è l'unico ministro dell'Ambiente nel mondo che vuole nuove centrali nucleari. Lei, Testa, Veronesi, Berlusconi, Cicchitto, Scaroni, Maroni, Casini, Fini, Frattini e i pennivendoli fusi del nocciolino nucleare sono come i fascisti che giravano in divisa da federale dopo il 25 aprile. Le loro dichiarazioni sono da conservare per il futuro, i loro volti, i video, le argomentazioni sono la testimonianza di un preciso momento, l'ultimo. Domani, tra qualche giorno o qualche mese, non potranno più permettersi di sparare stronzate. L'unico motivo per cui si vuole il nucleare è il debito pubblico di 500 miliardi di euro in mano alla Francia. L'EDF è il mandante, Berlusconi e la Confindustria gli esecutori interessati.
Questa classe politica sarà spazzata via dal referendum del 12 e 13 giugno. Da questa settimana partirà un'iniziativa che durerà fino al referendum: "Spegni il nucleare". Voglio coinvolgere milioni di italiani, non ci sono alibi. Con il quorum Maroni ci potrà fare il bunga bunga solitario. Il 29 aprile ci sarà l'assemblea dell'ENEL delle centrali nucleari, io ci sarò, il blog ci sarà con la diretta streaming. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure. (www.beppegrillo.it)
lunedì 14 marzo 2011
La Gelmini esclude i bambini disabili dai Giochi della Gioventù
Non ci si crede, ma è vero: per la prima volta ragazzi disabili saranno esclusi dalle finali nazionali dei Giochi Sportivi Studenteschi, che si svolgeranno domenica prossima a Nove, provincia di Vicenza. Lo ha denunciato l’onorevole Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in Commissione Istruzione e Cultura della Camera. “L’esclusione dei ragazzi disabili dalle finali dei giochi sportivi studenteschi è gravissima e in netto contrasto con le norme di legge sull’integrazione scolastica, che da sempre costituisce un punto di forza del nostro sistema educativo”.
SUPERIORITÀ DEI SANI – “Si sta andando ben oltre la discriminazione. Questo è vero e proprio razzismo” Interviene in proposito Nina Daita, responsabile dell’Ufficio politiche disabilità della Cgil Nazionale. “Che il governo abbia avuto nei confronti della categoria dei disabili atteggiamenti discriminatori, come conferma l’ipocrisia nelle parole del ministro Gelmini, non è più una novità, ma arrivare a questo punto, tentando non solo di escludere ma di cancellare i disabili a fronte di una insopportabile e presunta superiorità dei sani, è vero e proprio razzismo”.
FORTE CON I DEBOLI, DEBOLE CON I FORTI - “Il ministro Gelmini spieghi agli studenti disabili e ai loro genitori perché sono stati esclusi dalle finali dei giochi sportivi studenteschi”. Lo dice il portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, che, dopo aver scomodato i nazisti, aggiunge: “Questo governo si dimostra, ancora una volta, forte con i deboli e debole con i forti.” Un fatto del genere non ha motivo di essere strumentalizzato. L’unica cosa che deve fare il ministro è dire che si è trattato di una svista e rimangiarsi tutto. (www.giornalettismo.com)
Mi astengo da ogni commento altrimenti divento volgare.
domenica 13 marzo 2011
La battuta del giorno
sabato 12 marzo 2011
Evasione virtuale
Comprereste un voto usato da quest'uomo ?
Quando sbaglio lo faccio in buona fede, ma subito dopo mi incazzo con me stesso. Di errori ne ho commessi molti e purtroppo ne commetterò altri, uno dei più imbarazzanti è stato Luigi de Magistris, eurodeputato grazie (anche) ai voti del blog come indipendente che subito dopo si è iscritto per coerenza a un partito. Sulla sua attività europarlamentare tantissimi contavano, io per primo, per contrastare i fondi europei destinati alle mafie. In questi mesi è stato forse più presente sui giornali e in televisione che nei banchi di Bruxelles. L'europarlamento è un passaggio per traguardi più importanti e di grande visibilità. Ah, la visibilità. Ah, la coerenza.
De Magistris si è candidato a sindaco di Napoli, ma solo lo scorso anno diceva in un'intervista al Fatto Quotidiano: "Ringrazio chi, tra partiti e società civile, vede in me un’alternativa a un quadro politico moribondo, crollato sulla questione morale. Tocca a me? Certo, tocca a me ogni giorno, da quando ho deciso di impegnarmi in politica... da europarlamentare e presidente della commissione di controllo sui bilanci mi sto occupando in Europa di dimostrare che l’immagine dell’Italia non è solo quella di Berlusconi, e di impiegare al meglio i fondi europei, spezzando ogni legame tra le risorse Ue e la criminalità organizzata... dovrei dimettermi dal Parlamento europeo. E in politica c’è un valore che pochi ricordano, specie in questi giorni: la coerenza. Ho fatto campagna elettorale in tutta Italia raccogliendo consensi ovunque per dedicarmi ai temi dell’Europa. Lasciare il lavoro incompiuto non sarebbe un bel segnale."
Dal blog di Antonio Borghesi, suo compagno di partito: "ho appreso che saresti stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Salerno perché, quale sostituto procuratore in servizio presso la Procura della Repubblica di Catanzaro ed assegnatario del procedimento penale n.2552/05/Mod.21 a carico dei magistrati di Potenza, omettendo di procedere alle indagini ordinate ... dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro...indebitamente rifiutava di compiere un atto del suo ufficio". "I fatti sarebbero i seguenti: un commerciante salentino, ridotto sul lastrico, nel vero senso della parola perché da una posizione florida ora è un senza tetto, denunciò alcuni magistrati per favoreggiamento con banche usuraie". De Magistris si sarebbe "rifiutato d'indagare, come ordinato dal GIP, su collusione fra magistrati di Lecce e magistrati di Potenza con ipotesi di reato gravissime che vanno dall'associazione per delinquere, all'estorsione, al favoreggiamento di banche che applicano tassi usurari".
De Magistris, intervistato in merito ha risposto: "…..bisogna guardare ai reati. Una cosa è la corruzione e l’associazione mafiosa, un’altra l’omissione o altre vicende minori. E che facciamo, lasciamo che ogni denuncia blocchi l’attività di un politico? E' un clamoroso errore giudiziario... I magistrati possono commettere errori...". Una risposta all'altezza di Berlusconi, ma anche di Mastella da Ceppaloni che vorrebbe candidarsi pure lui a Napoli. Mastellone ha presentato al Tribunale di Benevento un atto di citazione contro de Magistris per diffamazione. Per chiunque sarebbe una medaglia al valore una denuncia da parte del ceppalonico con la possibilità di inchiodarlo in tribunale, ma non per de Magistris che ha richiesto alla presidenza dell’assemblea UE di far valere la sua immunità parlamentare. Amen. (www.beppegrillo.it)
I lettori più affezionati del blog sanno che quasi giornalmente pubblico gli articoli di Beppe Grillo. L'aver inserito anche questo non significa necessariamente essere d'accordo.
venerdì 11 marzo 2011
Giappone : disastro tsunami
Il sismologo: "Terremoto mille volte più potente dell'Aquila. Ma in Italia non potrebbe accadere"
Due scosse di terremoto di magnitudo 7.8 e 8.8, la più potente mai registrata nel Sol Levante, hanno colpito il Giappone e provocato uno tsunami con onde alte dieci metri. Ancora non si conosce il numero delle vittime, le informazioni sono frammentarie ma i media locali parlano di almeno mille vittime. Vastissima l’area colpita. A Tokyo la scossa ha generato il panico. Alcune raffinerie sono esplose e le centrali nucleari sono state chiuse per sicurezza. Gli States stanno inviando nel Paese il liquido di raffreddamento per gli impianti atomici. Gli uffici sono stati immediatamente evacuati e i trasporti pubblici bloccati per sicurezza. L’orario in cui è avvenuto, alle 14.45 (le 6.45 italiane), ha permesso una reazione immediata all’emergenza. L’aeroporto di Tokyo e le linee ferroviarie sono stati chiusi. (www.ilfattoquotidiano.it)
giovedì 10 marzo 2011
Ruby, tentata corruzione in Marocco
Fki Ben Salah è un paese di 90mila abitanti a tre ore d'auto da Casablanca. Qui il Fatto ha incontrato una impiegata del Comune. Che, dietro la garanzia dell'anonimato, ha ricostruito quanto le è accaduto poco più di un mese fa: "Quella mattina ero nel mio ufficio, quando sono stata avvicinata da un mio connazionale che mi ha chiesto di uscire in strada. Con lui c'erano due persone che parlavano italiano. Mi hanno offerto una somma importante per sostituire il certificato di nascita di Karima El Mahroug. La proposta mi allettava, ma ho rifiutato perché non volevo passare dei guai". Chi erano i due italiani? Chi li ha mandati? La donna non lo sa. Ma un fatto è certo: il 3 marzo sul Giornale di Paolo Berlusconi e altri quotidiani, compaiono una serie di dichiarazioni del Cavaliere pronunciate davanti ad alcuni deputati del Pdl. Il premier è euforico e dice: "Ho la prova che Ruby è stata registrata all'anagrafe due anni dopo la nascita, la presenteremo al processo". Sulla storia del presunto tentativo di corruzione il Fatto ha cominciato a lavorare il 16 febbraio non appena dal Marocco ha avuto le prime notizie sulla strana visita dei due emissari. Oggi il Cavaliere "ha dato mandato ai suoi difensori di depositare una specifica denuncia all'autorità giudiziaria al fine di accertare la veridicità o meno della vicenda narrata". (www.ilfattoquotidiano.it)
mercoledì 9 marzo 2011
La casta si salva
La casta si salva. Sempre e comunque. A prescindere dal colore della casacca che talvolta viene indossata. Come successo ieri alla Camera dove si doveva decidere sulle richieste di procedere dei magistrati e quindi sul destino processuale di due ex ministri, Pietro Lunardi e Alfonso Pecoraro Scanio, e sull’ex parlamentare Vittorio Sgarbi. Il primo dei beneficiari (per la seconda volta sottoposto al voto di Montecitorio) è stato Pietro Lunardi del Pdl accusato per una presunta corruzione quando era pro tempore al dicastero delle Infrastrutture e dei trasporti. Lunardi si è trascinato anche l’ex ministro verde Alfonso Pecorario Scanio, anche lui indagato per corruzione a Potenza e, infine, la Camera dei deputati dichiara intoccabile anche Vittorio Sgarbi sul conflitto di attribuzione sollevato dalla Cassazione per una questione di insindacabilità per affermazioni che Sgarbi ha fatto da deputato in tv. No, no, no. L’unica eccezione che l’avvocato Maurizio Paniz e gli altri membri della giunta, è per l’ex finiana Catia Polidori: verranno concessi i tabulati telefonici del 14 dicembre, giorno in cui lasciò Fli per votare la fiducia a Berlusconi e venne – così dice lei – travolta da una serie di telefonate in cui veniva insultata. Un sì ad acquisire i tabulati che non ha un sapore differente dal no: in questo caso era la stessa deputata a chiedere di poter rintracciare coloro che l’hanno offesa attraverso i deputati.
Insomma, una lunga serie di “prove di salvataggio”, come le definisce il Corriere della Sera, in vista della discussione sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato che la maggioranza insegue come l’ultimo salvagente per Silvio Berlusconi e il caso Ruby. Il caso emblematico è quello di Lunardi. All’epoca dei fatti era ministro e non parlamentare. E il tribunale dei ministri, prima di procedere, deve avere un’autorizzazione dalla giunta per le autorizzazioni, un’altra delle grandi speranze di Berlusconi. Ma ieri gli atti dell’indagine sull’acquisto di un palazzetto da Propaganda Fide sono stati restituiti al tribunale dei ministri di Perugia. La giunta per le autorizzazioni a procedere aveva portato in aula proprio la richiesta di rinviare gli atti. In favore dell’orientamento della giunta hanno votato 292 dei 548 deputati presenti. I no sono stati 254 e due gli astenuti. Lunardi, all’epoca ministro delle Infrastrutture, è accusato di avere acquistato da Propaganda Fide per 3 milioni di euro palazzo cielo-terra di 5 piani in via dei Prefetti valutato 8 milioni di euro.
Dopo avere comprato l’immobile, con la mediazione di Angelo Balducci, Lunardi avrebbe fatto ottenere a Propaganda Fide un finanziamento di 2,5 milioni di euro per la realizzazione di un museo nella sede della ‘Congregatio pro gentium evengelizationè in piazza di Spagna. Nell’inchiesta sono implicati anche l’imprenditore Diego Anemone e l’architetto Angelo Zampolini.
Diverso il caso Pecorario Scanio. La Camera ha detto no all’uso delle intercettazioni sull’ex ministro verde accusato di corruzione a Potenza e sotto inchiesta per lo stesso reato al tribunale dei ministri. In questo caso si sono espressi a favore il Pdl e i Radicali eletti nel Pd. Contro hanno votato Pd e Idv. Lega, Fli e Udc si sono invece astenuti.
Eccoci allora a Sgarbi. Anche per il suo caso l’aula ha resistito nel conflitto di attribuzione tra poteri sollevato dalla Cassazione sulla insindacabilità deliberata da Montecitorio in favore di Sgarbi per affermazioni fatte da deputato in tv. Hanno votato contro Pd e Idv. Udc e Fli si sono astenuti e, infine, Lega e Pdl hanno fatto blocco votando a favore.
In relazione al caso di Pecoraro Scanio si è fatto subito sentire Maurizio Paniz, autorevole componente della giunta per le autorizzazioni a procedere, deputato e avvocato vicinissimo a Berlusconi: “Il garantismo”, ha spiegato Paniz, “non è legato all’appartenenza politica. Negando l’uso delle intercettazioni difendiamo una prerogativa parlamentare scritta molto chiaramente nella Costituzione“. (www.ilfattoquotidiano.it)
Complimenti vivissimi a tutti !
La battuta del giorno
Biotestamento : libertà di scelta
martedì 8 marzo 2011
Santanchè : su Yara ho diritto di critica
‘Rivendico la liberta’ di critica per un’indagine che si e’ dimostrata finora inadeguata. La magistratura non puo’ pretendere di avere, oltre all’immunita’ per i propri errori, il diritto di non vedere il proprio lavoro essere messo in discussione’. Cosi’ Daniela Santanche’, sottosegretario al Programma di governo, replica alla nota del procuratore capo di Bergamo,Massimo Meroni, in risposta alle critiche della deputata del Pdl sull’indagine per l’omicidio di Yara Gambirasio.
‘Mi sorprende che un alto rappresentante di questa casta – prosegue la Santanche’ – voglia zittire un rappresentante del governo, quando i suoi colleghi intervengono quotidianamente e pubblicamente su questioni politiche e legislative che non dovrebbero riguardarli. Adesso – conclude l’esponente del Pdl – mi aspetto che oltre al mio silenzio chieda anche le mie dimissioni’. La risposta è a quanto affermato nel pomeriggio dalla Procura della Repubblica di Bergamo, che nel pomeriggio aveva denunciato all’ANSA ‘L’assurdità e il livore che connotano tale dichiarazione sono tali che la stessa non meriterebbe alcun commento da parte della Procura di Bergamo, tuttavia sento il dovere di intervenire per evidenziare come, contrariamente a quanto sostenuto dall’autorevole esponente del governo, con il coordinamento del sostituto delegato per le indagini, le forze dell’ordine, la protezione civile, le polizie locali e migliaia di volontari, con un’abnegazione veramente fuori dal comune, si sono prodigati per mesi nella ricerca di Yara Gambirasio e contemporaneamente nell’individuazione dei responsabili di eventuali reati, utilizzando tutti gli strumenti anche tecnologici conosciuti.
Ovviamente la Procura di Bergamo ignora, in quanto utilizzate da altro ufficio di procura, quali siano state le ‘risorse e le tecnologie’ spese per indagare ‘sulle ragazze dell’ Olgettina’ ma, qualora l’On.Santanche’, che evidentemente ne e’ a conoscenza, vorra’ comunicarcelo, anche se oramai con ritardo, le assicuriamo che siamo pronti a fare altrettanto. Credo che l’on. Santanche’, di fronte a questo tragico evento, abbia perso una buona occasione per restare in silenzio, come ha fatto questo ufficio dal 26 novembre 2010′. (www.giornalettismo.com)
Fatto salvo il diritto di chiunque ad esprimere un' opinione, il problema è chi la esprime. La Santanchè ormai ha perso ogni credibilità, è annebbiata dall'odio nei confronti di chi critica o sbeffeggia il padrone (e il nano ce la mette tutta per farsi sbeffeggiare), e i suoi modi "sguaiati" stanno sulle scatole a molti.
Berlusconi è il campione europeo del sessismo
"Non ci sono parole per descrivere la condotta di Silvio Berlusconi. E’ scioccante, desolante e triste che con un comportamento così primitivo abbia una simile popolarità in Italia". Nel giorno della festa della donna, l’europarlamentare olandese Sophie in’t Veld, vicepresidente della commissione Diritti civili e membro del direttivo del gruppo dell’Alleanza dei democratici e liberali (terzo gruppo europeo dopo Popolari e Socialisti), descrive così l’immagine del presidente del Consiglio italiano, alla luce degli scandali in cui è coinvolto. Intervistata da ilfattoquotidiano.it dice: "Purtroppo ci sono molti uomini come Berlusconi, ma lui è un leader e dovrebbe agire diversamente. Così facendo legittima il comportamento di chi vede le donne come degli oggetti". E mentre il presidente del Senato partecipa alle celebrazioni dell'otto marzo, il testo che stabilisce la presenza di almeno un terzo delle donne nei Cda delle società viene stoppato in commissione Finanze. Dopo il no del governo. (www.ilfattoquotidiano.it)
lunedì 7 marzo 2011
Il PDL in crisi cerca uomini nuovi
Con il Cavaliere arenato nel pantano delle inchieste giudiziarie, i pretoriani del Pdl pensano all'uomo nuovo per rilanciare il partito, da mesi in caduta libera nei sondaggi. Il senatore Dell'Utri non ha dubbi: "Ci sono giovani che meritano di avere più spazio". Dopodiché nel ruolo di rinnovatore candida il plurindagato Denis Verdini, coinvolto nello scandalo della nuova P2 e negli appalti del terremoto all'Aquila. Non solo, ma il senatore azzuro, condannato in appello a sette anni per fatti mafia, indossa la divisa del frondista e tira stoccate pesanti a Claudio Scajola che proprio ieri ha annunciato di voler riprendere in mano le redini del Popolo Della Libertà. Il quotidiano della famiglia Berlusconi, invece, benedice e ratifica la scelta dell'ex ministro con il fondo di uno dei suoi maggiori opinionisti. Di giovani però non se ne vedono. La lista degli uomini nuovi, per ora, conta solo impresentabili. Visto che anche Scajola (protagonista nel 2002 di una gaffe su Marco Biagi, definito a poche settimane dall'omicidio per mano delle br un "rompicoglioni che vuole solo la scorta") ora è sotto inchiesta per la costruzione del porto d'Imperia. La procura, infatti, lo ha iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di aver gestito in maniera clientelare la realizzazione della struttura turistica. (www.ilfattoquotidiano.it)
domenica 6 marzo 2011
Due Minzo e due misure
Tre settimane fa l’ex sindaco di Bologna, Flavio Delbono, ha patteggiato 19 mesi di reclusione per peculato e truffa: quand’era vicepresidente della Regione Emilia Romagna aveva usato la carta di credito d’ufficio per qualche ameno viaggetto all’estero con la sua segretaria-fidanzata, facendo pagare il conto di circa 20 mila euro ai contribuenti.
Qualche giorno prima, il direttore generale della Rai, Mauro Masi, ha stabilito che il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, ha tenuto un comportamento impeccabile spendendo in 14 mesi circa 86 mila euro con la carta di credito aziendale per pranzi, cene e viaggi all’estero, da solo o in compagnia di un’amica, anche quando risultava in ferie o presente a Saxa Rubra: tutto in conto agli abbonati.
Non la pensa così la Procura della Corte dei conti del Lazio, che ha aperto un’inchiesta su Minzolini per danno erariale. Infatti non sembra, ma la Rai è un ente pubblico, controllato dal Tesoro. Curiosamente però non risultano iniziative dalla Procura di Roma, sebbene la Cassazione abbia più volte stabilito che i dirigenti Rai (compresi i direttori di rete e tg) sono incaricati di pubblico servizio: dunque, se intascano indebitamente denaro dell’azienda, rispondono di peculato esattamente come i pubblici ufficiali. Si dirà: forse la Procura di Roma è più tollerante in materia di peculato di quella di Bologna? Impossibile sostenerlo: a Roma l’ex portavoce finiano Salvatore Sottile è stato condannato in primo grado a 8 mesi per peculato per aver fatto prelevare Elisabetta Gregoraci con l’auto blu della Farnesina. Ma non basta.
Dal sito della Corte dei conti apprendiamo un’altra storia esemplare: quella dell’avvocato A. P., dirigente dell’ente pubblico Enea (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente), condannato dalla giustizia penale per peculato e da quella contabile per danno erariale perché “utilizzava indebitamente la carta di credito aziendale al fine di sostenere spese personali non pertinenti all’incarico ricoperto (acquisti di abbigliamento, carburante, generi alimentari, ecc.), per un importo pari a € 96.405,53”. E chi l’ha denunciato? La sua stessa azienda, l’Enea. Che gli aveva assegnato la carta di credito per le trasferte lavorative, mentre lui la usava anche “per regolare spese di natura strettamente privata… abbigliamento, gioielleria, farmaci, derrate alimentari, intrattenimento, nonché spese di alloggio e ristorazione assolutamente inconferenti con missioni di servizio”. Tipo 137 cene da 300 euro a botta all’Ostharia Pizzeria Bocaletto di Roma, “per un importo pari a € 42.368,70”; tipo l’iscrizione al Circolo sportivo di Montecitorio; tipo lo shopping al supermercato Pim o al Gs di Anguillara, tipo soggiorni all’hotel Corte dei Principi Anguillara, e così via. Carriera (giustamente) finita.
Ora facciamo un giochino, tipo “trova l’errore”. Cos’hanno in comune A. P. e Minzolingua? Tre cose: entrambi lavorano in una società pubblica, sono incaricati di pubblico servizio e sono accusati di abuso della carta di credito aziendale per spese private (uno per 96 mila euro, l’altro “solo” per 86). E che differenza c’è fra A. P. e il direttorissimo Minzolingua? Tre cose. A. P. s’è visto ritirare la carta di credito dall’Enea, che l’ha licenziato e denunciato alla giustizia contabile e penale: in sede contabile è stato condannato a risarcire l’Enea per 96 mila e rotti euro; in penale, dopo l’indagine della Procura di Roma, ha patteggiato 2 anni di reclusione per peculato. Minzolini, invece, è più che mai al suo posto, anzi da quel pulpito cristallino dà lezioni di correttezza agli altri; la Rai si guarda bene dal licenziarlo e dal denunciarlo (come chiede di fare il consigliere Nino Rizzo Nervo), anzi l’ha già assolto. E la Procura di Roma non risulta aver aperto alcuna indagine. Eppure, dinanzi a una notizia di reato, l’azione penale sarebbe obbligatoria. Ma queste toghe rosse sono proprio dappertutto. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)
sabato 5 marzo 2011
L'Huffington Post licenzia
Trecento milioni di dollari in contanti, altri quindici in valori. Questa la cifra che America On Line ha sborsato per acquisire l'Huffington Post, fenomeno editoriale del web americano degli ultimi anni, in declino negli ultimi anni, ma ormai un marchio affermato. Un acquisto che ha costretto Aol a rivedere i bilanci. E oggi l'ad Tim Armstrong, in un incontro con i giornalisti dell'Huffington, ha annunciato che ci saranno dei tagli. Il numero dei licenziamenti ancora non è noto, ma la notizia è che colpiranno anche la testata, mentre all'inizio sembrava che fosse solo la parte amministrativa ad essere interessata dalla ristrutturazione. "Ci saranno modifiche dal punto di vista lavorativo", ha detto Armstrong. Attualmente secondo la creatrice del sito Arianna Huffington, al 'Post' lavorano 143 persone, pagate al di sopra della media. Un organico composto da giornalisti e cosiddetti "rilettori", una sorta di desk centrale.
Ma i blogger non ci stanno. Visual Art Source e ArtScene, due collaboratori attivi dell'Huffington Post a titolo gratuito, sono entrati in sciopero e non forniranno più contenuti al sito. E chiedono ad altri collaboratori di aderire alla protesta, citando tutte le mancanze e le incongruenze nel rapporto di lavoro con il Post. Bill Lasarow, una delle menti dietro Visual Art Source, chiede di stabilire una tabella di retribuzioni per chi collabora col Post, al momento inesistente. Inoltre, chiede la dissociazione di contenuti forniti a titolo gratuito dalle inserzioni pubblicitarie e
dai comunicati stampa.
Alle proteste, Arianna Huffington risponde che la retribuzione vera per i contenuti forniti è la visibilità. Ma con la cifra che Aol ha pagato per il Post, Lasarow e i siti coinvolti non sembrano più intenzionati a lavorare per la gloria. I blogger chiedono di essere pagati, e indubbiamente il loro lavoro gratuito ha contribuito alla fama dell'Huffington Post. "Dobbiamo trasformare questo rapporto in uno scambio professionale", dice Lasarow. E la Huffington, ora a capo dei servizi giornalistici di Aol, "farebbe bene a cambiare mentalità". Continua Lasarow: "Al Post non fanno niente di illegale, ma si comportano in maniera ipocrita e priva di etica".
La risposta della Huffington è chiara e concisa: "Coraggio, scioperate", dice, "nessuno se ne accorgerà. Scrivere per il Post equivale ad andare in tv in un talk show di grande popolarità. Vuol dire visibilità massima. E se qualcuno decide di andarsene, sono in tanti pronti ad occupare quegli spazi". (Tiziano Toniutti - REPUBBLICA -)
venerdì 4 marzo 2011
Bugiardo e incostituzionale
Ieri il ministero degli Interni ha contestato le cifre fornite dall’Idv e dal Pd su quanto costerà la decisione di separare la data dei referendum da quella del secondo turno delle amministrative. Secondo Roberto Maroni verrebbero buttati nella spazzatura soltanto 50 milioni di euro e non 300.
Ma il problema non sono le cifre. A me un ministro che per fare il contrario di quello che dovrebbe brucia 50 milioni di euro mi pare o un pazzo o un truffatore. In questo caso un truffatore. Infatti non si tratta solo di uno spreco. Quei soldi, con i quali si potrebbero fare parecchie cose utili, vengono bruciati per fare in modo che i cittadini non esercitino il loro diritto al voto, sancito dalla Costituzione. Dunque il Viminale finanzia, naturalmente a spese nostre, una plateale violazione della Costituzione effettuata da chi più di ogni altro dovrebbe rispettarla e farla rispettare, cioè dal governo.
Ma anche lasciando da parte questo "particolare", fatto sta che le cifre del Viminale sono taroccate come tutto quel che fa questo governo. E non è neppure la prima volta che Maroni sfodera questi giochetti di prestigio da imbonitore di terz’ordine. Il ministro è infatti recidivo. La stessa truffa e le stesse menzogne ce le ha apparecchiate anche due anni fa, in occasione del referendum sulla legge elettorale.
Quel referendum era odiatissimo dalla Lega perché, se fosse passato, avrebbe tolto a Bossi una parte del potere di ricatto che può esercitare su Berlusconi. Per farlo fallire, Maroni decise anche allora di far votare una domenica per le amministrative e le europee, e quella dopo per il referendum. Il comitato referendario e alcuni economisti rivelarono quanto costava a tutti noi aiutare la Lega a far mancare il quorum: 200 milioni di costi attivi e altrettanti di costi passivi. Totale 400 milioni.
Gli economisti avevano considerato che un referendum costa 315 milioni di euro tra la spesa per i presidenti di seggio, gli scrutatori, il trasporto delle schede, lo spiegamento delle forze di sicurezza. Dal momento che le amministrative di quest’anno riguardano circa un terzo del corpo elettorale siamo quindi a 107 milioni di euro, ai quali vanno sommati vari costi come gli straordinari in numerosi ministeri, le spese di cancelleria, l’organizzazione dell’apparato, i viaggi di chi studia o lavora in una città diversa da quella dove vota.
Il ministro reagì esattamente come ha fatto ieri. Smentì quei conti e spiegò che si stava fregando solo 170 milioni di euro, e cosa volete che sia quando ci vanno di mezzo gli interessi del Carroccio. Gli economisti risposero spiegando che il Viminale non solo aveva sottostimato le spese dirette: aveva anche ignorato del tutto quelle indirette. In questo tipo di conti, infatti, in tutto il mondo vengono ormai inseriti a pieno titolo costi come quello del tempo impiegato per andare a votare, o per la cura dei figli nel giorno di chiusura delle scuole il lunedì dopo le elezioni, delle retribuzioni perse da presidenti e scrutatori. Ne viene fuori una cifra pari a quella dei costi diretti. Chi fosse interessato può ancora trovare i conti separati per singole voci sul sito http://www.lavoce.info/.
Possibile che un ministro intelligente come Roberto Maroni non sappia che i conti, da quando abbiamo superato il pallottoliere, si fanno così? No che non è possibile. Infatti lo sa benissimo. Non è asino. E’ bugiardo. (www.antoniodipietro.it)
Consiglio di Stato : sulle tv il governo manipola le regole
Il Consiglio di Stato ha bollato come “manipolativo” il tentativo del ministro dello Sviluppo economico di cambiare le regole del gioco nella gara per l'assegnazione delle nuove frequenze televisive. Un disperato tentativo di tenere Sky Italia al lontano dalla ricca torta del digitale terrestre favorendo così Mediaset, l'azienda del presidente del Consiglio. Ora Paolo Romani, il “ministro delle televisioni di B.”, è obbligato a inviare al commissario europeo per la Concorrenza Joaquin Almunia il bando di gara. Ed è meglio che si sbrighi, altrimenti i contribuenti italiani si troveranno a dover pagare qualche centinaio di milioni di euro per la procedura d'infrazione che Bruxelles ha aperto sulla legge Gasparri. Una “multa” evitabile solo se si allarga il mercato televisivo e se si supera il duopolio Rai-Mediaset permettendo l'ingresso di nuove emittenti. (www.ilfattoquotidiano.it)
giovedì 3 marzo 2011
Berlusconi teme un plebiscito contro di lui
Elezioni amministrative il 15 e 16 maggio e referendum a metà giugno. Il governo ha deciso di evitare ancora una volta l'election day scatenando da parte dell'opposizione le polemiche sui 300 milioni di euro buttati per organizzare una doppia (tripla se si contano i ballottaggi) consultazione. I referendum, relegati alla data "balneare" del 12 giugno, devono fallire. Berlusconi è terrorizzato dal quesito sul legittimo impedimento molto più che da quelli su acqua pubblica e nucleare. Non tanto per il merito della questione (con la bocciatura parziale di gennaio la Consulta ha già di fatto "svuotato" la legge), quanto per la paura del premier di un plebiscito contro di lui: se il 51 per cento degli aventi diritto rispondesse al quesito, sarebbe probabile la vittoria del "sì". A quel punto la sfiducia a Berlusconi, fallita in Parlamento, arriverebbe proprio dal popolo a cui la maggioranza e il Cavaliere si appellano di continuo. (www.ilfattoquotidiano.it)
Circonvenzione di rapace
L’altro giorno, per esempio, lei ha annunciato a una scelta platea di somari, fra i quali numerosi ministri, che Lei ha “rinunciato da tempo ad avere un telefonino perché il mio era esposto a ogni tipo di intercettazione”. Ora, non sappiamo chi Le abbia consigliato una simile scempiaggine, ma possiamo assicurarLe che costui L’ha ingannata. Anzitutto il Suo telefonino non è mai stato intercettato (dal 1994 Lei è un parlamentare e come tale non può essere ascoltato; prima, per quanto più volte indagato, non risulta che i giudici Le abbiano mai messo sotto controllo i telefoni, salvo una volta, nel 1983, quand’era sospettato di traffico di droga, accusa poi archiviata). Ogni qual volta è stata captata la Sua voce in conversazioni telefoniche, è perché i giudici stavano intercettando i telefoni dei Suoi interlocutori: personaggi indagati (l’immobiliarista Della Valle, Dell’Utri, Saccà, Cuffaro) o possibili vittime di Suoi reati (Ruby-Karima e altre Papi-girls).
Il che significa, signor Presidente, che per non essere più ascoltato non le basterà rinunciare al telefonino personale e usare quello del suo caposcorta (come per la telefonata in Questura per Ruby) o di qualcun altro, o magari un’utenza fissa: se un giudice intercetta l’altro interlocutore, Lei può pure parlare da una cabina telefonica, sempre che arrivi all’apparecchio, ma la sua voce sarà registrata lo stesso. Quindi, se non vuol essere ascoltato, delle due l’una: o smette proprio di parlare (rendendo, fra l’altro, un gran servigio ai nostri timpani e alla nazione tutta), magari passando al più sicuro sistema dei pizzini molto in voga in ambienti a Lei vicini; oppure cerca di selezionare meglio i Suoi interlocutori, evitando mafiosi, corruttori, papponi e mignotte. Ogni anno, in tutta Italia, vengono intercettate dalle 5 alle 10 mila persone, perlopiù delinquenti matricolati: ecco, Lei tenti, per quanto possibile, di parlare con le altre (sono parecchie, circa 60 milioni). Vedrà che parlare con gente onesta non è poi così traumatico. Ci riescono in tanti.
Sempre l’altroieri, Lei ha allietato la giuliva platea con la contabilità al dettaglio dei Suoi processi: “Oggi si celebra la 2.952esima udienza a mio carico. Io sono l’uomo più processato d’Italia, ho avuto 103 procedimenti, oltre 50 andati a dibattimento”. Scusi l’indiscrezione, ma chi Le scrive i testi? Chi le ha messo in testa queste baggianate? Olindo Sallusti? Filippo Mèches? Mutanda Ferrara o Mutandino Ostellino? Dia retta a noi, che i Suoi processi li seguiamo amorevolmente fin dall’inizio: i procedimenti sono una trentina in tutto, di cui 19 andati a dibattimento e gli altri archiviati. Anche ammettendo che ciascun dibattimento abbia prodotto cento udienze, cifra iperbolica, saremmo ben sotto le 2.000.
A questo punto però, siccome Lei sostiene di avere “speso 600 miliardi di lire” (300 milioni di euro) in avvocati in 17 anni, ci sorge un sospetto: che i suoi avvocati non Gliela raccontino giusta. Del resto, sono gli stessi che Le avevano garantito la sopraffina costituzionalità del lodo Schifani, del lodo Alfano, del legittimo impedimento, dell’abolizione dell’appello ma solo per il pm, tutta robaccia regolarmente bocciata dalla Consulta (e non perché la Consulta sia di sinistra, ma perché la robaccia era incostituzionale). Già ci pare di vederli mentre s’inventano anche i processi che Lei non ha, per poter dire di averne vinto qualcuno: la mattina escono dicendo “Presidente, stamane c’è il processo Spectre”, “Oggi abbiamo il dibattimento del caso Supercazzola Brematurata”, “Domani non ci siamo, c’è ludienza sullo scandalo Comefosseantani”, “Veniamo dal tribunale, grazie a noi Lei è stato assolto dall’accusa di abigeato”. Poi vanno in camporella, o al biliardo, o al circo. E Lei paga. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)