mercoledì 7 settembre 2011

Marinella, Berlusconi e le altre





Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Ormai è chiaro a tutti che Berlusconi non ama le belle donne. Quest’uomo, reduce non a caso da due fallimenti matrimoniali consecutivi, si rappacifica con l’universo femminile solo a condizione che l’interlocutrice non gli evochi, anche senza volerlo, il sesso, cioè i problemi di ruolo da cui è afflitto.
Fu devoto e premuroso con la madre Rosa, e da quando lei non c’è più l’unica altra donna vera della sua vita è rimasta la segretaria Marinella Brambilla, figura che riunisce la professionalità e la cura personale, tenendole -per fortuna di lui- ben separate dall’avvenenza. Spiace quindi ritrovare la Brambilla (attenzione: la segretaria, non la ministra!) sotto torchio dai giudici, chiamata a testimoniare sulle assillanti richieste da cui deve proteggere continuamente l’uomo per cui lavora da trentadue anni, cioè dall’adolescenza. Commuove il buon senso non privo di sdegno con cui ella tenta di opporsi agli squali resi famelici dall’odore dei soldi, come da ultimo Valter Lavitola in triangolo con Gianpi e Nicla Tarantini.
L’inadeguatezza personale di Berlusconi, la fragilità mascherata col cerone, emergono così plateali nei giorni in cui l’Italia rischia il tracollo, e si manifestano guarda caso proprio nel suo rapporto con le donne. Il primo dei suoi punti deboli, che implacabile si riaffaccia ogniqualvolta gli toccherebbe esercitare una leadership autorevole.
I laudatores di Berlusconi ne magnificano la sregolatezza e la licenza, quando egli sperpera enormi somme di denaro per tacitare i loschi figuri che gli procurano le donne. L’ossequio impedisce loro di riconoscere quanto banale sia, viceversa, l’impotenza rivelata dal loro reuccio. Per instaurare un simulacro di rapporto con le donne, sempre codificato in anticipo secondo rigidi protocolli di coreografia porno-soft (ricordate le ridicole istruzioni di Lele Mora sui travestimenti delle ragazze?), lui non può fare a meno della salvaguardia di intermediari. Sensali, prosseneti, ruffiani, papponi, protettori, tenutarie, magnaccia, lenoni. Fate voi. Purché ci sia di mezzo qualcuno a trattare con le belle donne che Berlusconi teme, perché di loro teme il giudizio. Fingerà con sé stesso di ignorarlo, quando simulerà la conquista delle reclutate, applaudito dai loro commercianti.
Solo donne forti ma affettuose, capaci grazie al loro ruolo e al loro aspetto di sottrarsi allo stereotipo del sex-appeal, sono capaci di farsi amare da quest’uomo sfortunato che tanto patisce le belle donne da doversi cercare scudieri del livello di Lele Mora, Emilio Fede, Gianpaolo Tarantini, Valter Lavitola; e numerosi altri sfruttatori della sua debolezza.
E’ troppo facile ora rimproverare Berlusconi: se avesse pagato direttamente le ragazze invece di affidarsi a simili personaggi, avrebbe risparmiato denaro e un bel po’ di grane giudiziarie. Altrettanto facile è ironizzare –nei giorni della manovra economica- sul concetto di “famiglia bisognosa” che il premier ha incarnato nei coniugi Tarantini, per giustificare le centinaia di migliaia di euro che gli ha versato.
La verità è che pure quando Berlusconi si sceglie una bella donna, anziché un faccendiere maschio, come mediatrice con le altre (vedi Nicole Minetti) ormai gli esborsi non calano. Se tanto mi dà tanto, quali somme avrà già percepito Karima El Mahroug, detta Ruby?
Conforta sapere che Marinella Brambilla, invece, ci sarà sempre per il Dottore. Anche nella disgrazia. Sarà lei, forse, un giorno, a insegnare a Berlusconi i segreti della femminilità. (www.gadlerner.it)

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