martedì 13 settembre 2011

Quello che non doveva accadere

Non ci si doveva arrivare. E invece ci si è arrivati. A pronunciare la parola “accompagnamento coatto”. Ovviamente del premier Silvio Berlusconi all’interrogatorio con i magistrati di Napoli che indagano sull’estorsione di cui lui sarebbe vittima. L’abbiamo scritto. Il comportamento del presidente del Consiglio dovrebbe essere di esempio per tutti gli altri cittadini. Egli, se chiamato dai giudici, dovrebbe precipitarsi da loro. Addirittura prevenirne i passi. Di certo non sottrarsi. Invece è proprio questo che è avvenuto e sta avvenendo. Il Cavaliere scappa in Europa, dopo aver sollecitato un incontro che poteva essere tenuto in qualsiasi altro momento, si rifugia dietro un memoriale scritto dai suoi avvocati, evita domande potenzialmente imbarazzanti. Alla fine costringe i magistrati della procura di Napoli a fare la “voce grossa”, a offrirgli altre quattro date, domenica compresa, e poi a parlare, qualora Silvio si nasconda ancora, di un possibile “accompagnamento coatto”. Senza volerlo, o meglio costretti da lui, quei pm stanno facendo il gioco di Berlusconi, il quale potrà ancora giocare la parte della vittima di fronte agli italiani. Lui contro le toghe che lo perseguitano, nonostante sia la vittima di un’estorsione. Ma proprio qui sta il punto: perché il premier ha versato all’imprenditore barese Tarantini, quello che portava le escort a palazzo Grazioli e a villa Certosa, quasi un milione di euro? Non ci racconti che aiutava una famiglia in difficoltà, perché è una tesi non sostenibile, né credibile. Ma soprattutto: si sieda davanti ai giudici e si faccia fare tutte le domande che essi ritengono necessarie. Se non altro per risparmiare tempo, quello che adesso sta perdendo e che invece dovrebbe spendere concentrandosi sulla disastrosa situazione economica dell’Italia. (Liana Milella http://milella.blogautore.repubblica.it/)

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