lunedì 9 aprile 2012

E sempre sia ignorato, quel fesso che ha pagato

Nessun Paese, nessun sistema politico, hanno trovato la soluzione perfetta al problema del costo dell’attività politica, che è cosa ben diversa e ben più necessaria, dai “costi dei politici”, in Italia qualunquisticamente confusi. Anche il finanziamento volontario e popolare, sempre evocato come miracolosa cura, con limiti alle donazioni individuali è un inganno, perché è evidente che lo si può aggirare moltiplicando il numero dei donatori “spontanei” e nessuna legge può proibire a un ricco e interessato sponsor di finanziare una manifestazione non direttamente legata alla campagna elettorale. Nè può impedire a me, sostenitore fervido del Partito della Bistecca, di produrre e trasmettere a pagamento dozzine di spot televisivi, pagine sui giornali e clip in Rete nei quali si esaltano le proprietà meravigliose della fettina di manzo o si spara a zero contro i vegetariani e i consumatori di pollami o di pesce. Un piccolo, ma fondamentale passo verso il contenimento della piaga universale dei finanziamenti illeciti, dei rimborsi truffa all’italiana, dei soldi imbertati o delle sottoscrizioni popolari pilotate e taroccate magari sotto forma di paccottiglia venduta a prezzo speciale sarebbe quello di domandare sempre, di fronte a qualsiasi manifestazione politica, quelle sindacali comprese: Scusi, quanto costa? Chi ha pagato il conto? Non c’è manifesto, megafono, amplificatore, palco, automobile, gazebo, palazzetto dello sport, teatro, pullman, bandiera eccetera eccetera che non sia costato qualcosa perché la legge universale dell’esistenza è che non c’è mai nulla di gratis, neppure quando sembri tale. Si narra che il leggendario commendator Borghi della Ignis, patron di sport e soprattutto di basket, rispondesse sempre a chi gli proponeva un atleta e ne magnificava le doti: va ben, ma quant’ e l’è che’l custa? Quanto costa? Cari partiti, cari sindacati, cari tribuni della plebe, cari imbonitori da piazza: quanto costa quello che fate? Chi ha pagato il conto? Dove sono le fatture e i bilanci? Se lo si facesse prima, anziché aspettare che i Lusi e i Belsito e quelli che non conosciamo ancora, facciano carne di porco con i contributi pubblici e debba intervenire, a posteriori, l’autorità giudiziaria ricostruendo con fatica i percorsi dei quattrini, molto, non tutto, della cancrena sarebbe ridotto con quelle semplici domande. Che noi giornalisti dovremmo porre e che il pubblico dovrebbe esigere. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

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