venerdì 6 aprile 2012

Lo specchietto per le allodole di Mario Monti



Cosa si fa quando ci sono dei dubbi sull’interpretazione di una legge? Si va da quello che l’ha scritta e gli si chiede: “Scusa, cosa volevi dire?”. La giusta interpretazione della legge di Mario Monti sui licenziamenti senza giusta causa l’ha data Mario Monti in persona. Il reintegro per i licenziamenti motivati da ragioni economiche, dice, “avverrà in presenza di fattispecie molto estreme e improbabili”.

Insomma, non avverrà quasi mai. Nella legge di Monti il reintegro è un miraggio. Uno specchietto per le allodole, messo lì per far stare buoni i lavoratori, mentre il governo fa passare la libertà di licenziarli, come se fossero una merce che si butta quando non serve più.

Sinora, l’impossibilità di licenziare senza una giusta causa aveva funzionato soprattutto come deterrente. Anche per questo si registrano solo 50 casi di reintegro ogni anno. Le imprese, prima di buttarsi in un licenziamento immotivato, ci pensavano due volte. Con questa riforma, la funzione di deterrenza è andata a farsi benedire.

Se il licenziamento risulterà motivato da esigenze economiche che però permettevano alternative, come lo spostamento da una mansione a un’altra o la cassa integrazione o un piano di formazione, il giudice non potrà reintegrare, ma solo disporre l’indennizzo.

Se invece scoprirà che la motivazione economica è manifestamente infondata dovrà ricominciare da capo e decidere tra l’indennizzo o il reintegro. Ce ne vorranno di anni. Tutto questo lunghissimo e costosissimo procedimento è a spese del lavoratore, a cui non basterà l’avvocato. Per acclarare l’assenza di motivazioni economiche dovrà assumere anche esperti in materia. Per un operaio che guadagna 1200 euro al mese o per un precario che ne guadagna meno di 1000, imbarcarsi in un’impresa del genere significherà mettere in gioco tutta la propria vita.

Così, adesso, prima di fare causa, saranno i lavoratori a doverci pensare non due, ma quattro volte. La deterrenza c’è ancora, ma ora va a scapito loro. Ma se i lavoratori piangono le aziende oneste non ridono. Questa legge ingiusta e ipocrita è pure pasticciona, perché creerà enormi problemi anche agli imprenditori. Per decidere se esiste o no un fondato motivo economico di licenziamento il giudice del lavoro dovrà mettere becco nelle strategie aziendali, valutare se la scelta di chiudere un reparto o di potenziarne un altro è stata giusta o sbagliata e quant’altro.

Insomma, oltre ai diritti dei lavoratori, se ne va a quel paese anche il libero arbitrio dell’imprenditore nell’organizzare l’azienda. Questo governo di tecnici e professori non è solo iniquo e ingiusto, è anche tecnicamente incapace. E lo dimostra sempre di più in materie delicatissime come il lavoro e l’impresa. (www.antoniodipietro.it)

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