martedì 3 aprile 2012

Il segreto di Marchionne



Nella foto: Giorgio Napolitano con il ministro per lo Sviluppo Economico Bersani, consegna le insegna di Cavaliere dell'Ordine "Al Merito del Lavoro" a Sergio Marchionne

Le parole di Minchionne, il re magio moderno che porta ai lavoratori la chiusura delle fabbriche invece che mirra e diritti sindacali, sono importanti, parole da riflessione zen per ogni operaio licenziato. Da meditazione con la chiave inglese in mano. Minchionne si occupa di macchine a petrolio, un settore che è in discesa da 12 anni. Finito, strafinito. Lui lo ammette senza problemi. Il mercato dell'auto è "orribile". Più per la Fiat che per gli altri costruttori, ma questo è un dettaglio. Il suo reddito resta comunque straordinario. E' riuscito nell'impresa dove fallì la Triplice sindacale degli anni '70, quella di rendere il suo stipendio una variabile indipendente dal mercato. Le cause delle perdite della Fiat vanno ricercate altrove, non sicuramente nel management, infatti "Il problema dell'eccesso di capacità produttiva va affrontato a livello europeo. Sono fiducioso che troveremo una soluzione, non possiamo continuare a perdere sui livelli che stiamo perdendo: il sistema non regge". Minchionne invece regge come nessun altro tra emolumenti e stock options. Nel mese di marzo la Fiat ha perso il 36,08% delle vendite rispetto allo stesso mese del 2011. L'Alfa il 45,59%, quasi metà della sua produzione. Il peggior risultato degli ultimi 32 anni. MInchionne è rassicurante "La Fiat non lascia l'Italia'', ma il Paese ''deve cambiare, abbandonando un atteggiamento passivo nei confronti del presente". E' decisionista sulla riforma del lavoro che ''Va fatta, non c'e' alternativa''. E' mentore della nuova classe dirigente in un convegno della Bocconi (ma chi l'ha invitato, forse Rigor Montis per spiegare come la Fiat tirerà le cuoia? E perché nessuno studente lo ha fischiato?) "I diritti vanno tutelati ma se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo". I diritti dei lavoratori, questo è il problema! In particolare per un Cavaliere del Lavoro nominato da Napolitano. Minchionne, abruzzese di Chieti, vuò fà l'americano, ma è nato in Italy, nel periodo 2004-2009 ha totalizzato compensi in azioni per 255 milioni di euro, pari a circa 38 milioni di euro l'anno:1.037 volte lo stipendio di un suo dipendente medio. In compenso, la quotazione di Fiat Gruppo è passata in cinque anni dal valore di 23 euro, luglio del 2007, a quello di inizio aprile 2012 (dopo la scissione) di circa 4,3 euro. Con numeri come questi, di crollo delle vendite e delle azioni, qualunque amministratore sarebbe stato licenziato all'istante. Marchionne, qual è il tuo segreto? (www.beppegrillo.it)

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