sabato 31 marzo 2012

Corruzione, l'emergenza che il governo ignora

E’ bastata mezzora di colloquio ieri mattina fra il ministro Paola Severino e i capigruppo dei partiti di maggioranza per decidere di rinviare alle calende greche il varo di provvedimenti in materia di giustizia, fra i quali l’inasprimento della normativa anticorruzione. Come è noto, in quel provvedimento qualcuno voleva inserire la soppressione del reato di concussione, parificato a corruzione secondo la giurisprudenza più diffusa in Europa; col bel risultato di far saltare il processo Ruby e anche l’imputazione di Filippo Penati. Qual è la scala di priorità del governo Monti? Ieri abbiamo avuto conferma dello scandalo dell’ingiustizia fiscale, con i dipendenti che dichiarano in media un reddito superiore agli imprenditori, mentre solo trentamila persone ammettono in Italia di guadagnare più di 300 mila euro (io sono fra questi fortunati). Ora io vorrei chiedere al presidente del Consiglio: davvero ritiene che gli investitori stranieri diffidino dell’Italia per via dell’articolo 18, e non piuttosto per l’illegalità tollerata e per la corruzione dilagante? Fa impressione constatare che il governo tecnico, così deciso a fronteggiare l’opposizione dei sindacati alla riforma del mercato del lavoro, arretra di fronte a una telefonata di Cicchitto quando si parla di norme anticorruzione. (www.gadlerner.it)

L'emergenza Italia

In Italia c’è una emergenza che riguarda insieme l’economia, la legalità e la decenza. Se il governo non decide subito, oggi stesso, di occuparsene con misure draconiane, non merita il minimo di fiducia e dimostra di non avere le carte in regola per chiedere ancora sacrifici ai cittadini italiani.

Monti, Fornero e Severino se non sapete da soli qual è il problema principale di questo Paese leggete i giornali di oggi, così lo imparerete. Non è l’art. 18. Sono quei ricchi e straricchi che possiedono quasi metà della ricchezza del Paese e denunciano al fisco poco più del precario che tira l’anima coi denti. Sono gli imprenditori che raccontano di guadagnare ogni anno un po’ meno dei loro dipendenti, e tutti fate finta di crederci

Se per fare cassa dovete ammazzare la povera gente con tasse ingiuste e balzelli odiosi è perché questi furfanti di lusso derubano impunemente lo Stato senza che nessuno gli dica niente. Non è con i blitz a Cortina che si affronta un problema del genere, quelli servono solo a ottenere un titolone sui giornali e fare bella figura a gratis. L’evasione la dovete contrastare con misure emergenziali vere. Bisogna decidere che la grande evasione fiscale merita la stessa urgenza e la stessa determinazione con cui si combattè a suo tempo il terrorismo, perché al Paese fa tanti danni quanti ne faceva il terrorismo e forse anche di più.

Riunitevi oggi stesso e varate un pacchetto di leggi serie contro l’evasione. Vedrete che quello stesso Paese che comincia a non sopportarvi più vi applaudirà. Noi dell’Italia dei Valori non solo voteremo a favore ma saremo i primi e più decisi nel sostenervi.
Cosa aspettate, dopo queste cifre, a ratificare anche voi come la Germania e l’Inghilterra la convenzione con la Svizzera che permette di recuperare subito i contributi non pagati dai ladroni che hanno rapinato l’Italia portando i loro capitali all’estero? E se non lo fate, con quale faccia potete poi chiedere altri soldi a chi ne ha pochissimi e già ve ne ha dati tanti?
Per favore non dite che queste richieste sono demagogiche, come fanno le caste e le cricche quando non sanno cos’altro rispondere a chi denuncia le loro porcherie. Non è demagogia. E’ buon senso. E’ rispetto per la giustizia sociale e per la legalità. Dovreste dimostrarne un po’ anche voi. (www.antoniodipietro.it)

giovedì 29 marzo 2012

Marco Travaglio a Servizio Pubblico 29/3/2012

L'articolo 18 non si tocca - Maurizio Landini - (dal blog www.beppegrillo.it.)

Mind the Gap



Da qualche tempo va di moda prendere le distanze.

Specialmente in tv e sui giornali.

Prima ancora di ascoltare quello che hanno da dire, si invitano politici, opinionisti e semplici commentatori a prendere le distanze.



Dobbiamo prendere le distanze:
■Dalla Cgil che sa solo scioperare;
■dai No-Tav che sono contro il progresso;
■da quelli che tirano i sassi, perché sono violenti;
■da quelli che salgono sui tetti e sulle torri, perché sono estremisti;
■dalla Fiom, che non capisce le ragioni degli imprenditori;
■dalla signora con la maglietta contro la Fornero, perché istiga al terrorismo;
■dai pastori sardi, che in fondo non son mica produttori di latte lombardi;
■dai terremotati dell’Aquila che ancora protestano, perché il loro momento di gloria è ormai passato;
■dai precari, perché sono tutti sfigati o bamboccioni;
■dall’operaio sardo che mandò in culo Castelli, perché istiga alla maleducazione;

etc…



Ecco, a forza di prendere le distanze, ci sembra che certi personaggi, soprattutto delle cosiddetta sinistra, si siano allontanati un po’ troppo dalla realtà e dalla gente.

Per questo ci sembra sia giunto il momento di prendere le distanze da loro.

Noi prendiamo le distanze da chi non si schiera, da chi non s’incazza, da chi non lotta e non bestemmia il Cristo Re.

Perché ora più che mai è il momento di schierarsi, di incazzarsi, di lottare e di bestemmiare la Virgo Fidelis.

Non potete chiederci di restare indifferenti. (www.donzauker.it)

mercoledì 28 marzo 2012

La tassa disgrazia



La benzina sfiora i 2 euro al litro, un prezzo talmente esagerato da costringere anche la Guardia di Finanza ad accendere un faro e ad aprire un'inchiesta. Ma alla politica il salasso continuo a cui sono sottoposti gli italiani non interessa. Ed ecco che dalla Commissione Affari costituzionali del Senato è arrivato l'ok bipartisan al dl semplificazioni, che di fatto reintroduce la copertura dei costi sulle calamità naturali attraverso l'aumento delle accise regionali sulla benzina. In soldoni, per sostenere il fondo, in futuro potrebbe essere decisa la possibilità all'aumento delle accise sui carburanti a livello locale. Si tratta della cosidetta "tassa disgrazia", anche se la disgrazia continua è quella a cui sono sottoposte le tasche degli italiani.

Le motivazioni - Quello approvato contestualmente al dl semplificazioni è un aumento automatico, al quale hanno dato il loro ok Pd, Udc e Pdl. La modifica della norma, hanno spiegato fonti di Palazzo Madama, si è resa necessaria poiché la Commissione Bilancio del Senato ha dato parere negativo ai profili di copertura finanziaria della norma introdotta a Monteciotrio. Con la cancellazione del meccanismo automatico di finanziamento del fondo per le calamità naturali era venuta meno la copertura economica della norma e dunque il fondo statale per gli imprevisti si sarebbe progressivamente svuotato delle risorse necessarie, con ripercussioni negative per la finanza pubblica. (LIBERO)

Il doppio binario del prof

L’Italia ha bisogno del professor Monti. Ne aveva bisogno tre mesi fa, ne ha bisogno ancora di più adesso. Ma la necessità non può nascondere i segnali che arrivano da un premier che lentamente sta cambiando linguaggio.

Non è l’ironia british dei primi discorsi in Parlamento, nè la scivolata più o meno involontaria sul posto fisso monotono. C’è qualcosa di più e di diverso nel minacciare le dimissioni come faceva Tremonti (ma citando Andreotti), o nel coprirsi un po’ berlusconianamente con i sondaggi e dietro un concetto un po’ astratto di italiani.

Nei suoi primi discorsi Monti insisteva una riga sì e l’altra pure sul ruolo insostituibile dei partiti. Da un po’, al contrario, dimostra una certa insofferenza. Con punte di sgradevolezza, come il riferimento odierno al consenso (basso) delle forze politiche.

Certo, i partiti non sono un gran bel vedere e di questi tempi godono di pessima fama. Ma è una logica curiosa, e vagamente egotica, quella che decide che i partiti vanno bene quando dicono sì, e molto meno bene quando dicono no.

Altrimenti stare con Monti diventa un imperativo morale e non una scelta politica. E a lungo andare, da una simile prospettiva, nessuno ha da guadagnare. Nemmeno lui. (Marco Bracconi http://bracconi.blogautore.repubblica.it/)

Alla luce del sole

Dalla porcata di Calderoli e Berlusconi, stiamo passando alla vaccata di questa assurda maggioranza. Si preparano a truffare per l’ennesima volta i cittadini con una legge elettorale fatta apposta per permettergli di decidere e lasciare tutto il potere nelle mani della casta.
Noi dell’Italia dei Valori riteniamo che in uno Paese democratico la decisione sulla legge elettorale si debba prendere in Parlamento, nelle commissioni, non nelle sagrestie dei partiti e nell’interesse dei singoli partiti, che con questa legge vogliono semplicemente tenersi le mani libere per il dopo elezioni.

Con questa legge elettorale si dice al cittadino: “Tu vota per me, vota per il mio programma, però dopo le elezioni quale governo, quale programma e quale coalizione ce lo scegliamo noi alla faccia tua”. Ma perché il cittadino non deve sapere prima di votare qual è il programma, chi sarà il capo del governo e soprattutto quale sarà la coalizione?
Hanno fatto questa scelta perché Pd, Pdl e Terzo polo non sanno se possono vincere le elezioni, e così si vogliono fare la “legge elettorale delle mani libere”. Il giorno dopo il voto, i partiti adotteranno le soluzioni e faranno gli accordi che più gli convengono. E’ il mestiere più vecchio del mondo: quello della prostituzione politica che si vende al miglior offerente.

Come scusa per imporre questa truffa, dicono che lo fanno per restituire agli elettori il potere di decidere chi deve andare in Parlamento, ma la realtà è opposta. Questa proposta serve a togliere agli elettori anche le ultime possibilità di decidere che ancora gli restavano.
Questa finta maggioranza litiga tutti i giorni, però poi si accorda su come garantire la propria sopravvivenza. Altro che Prima Repubblica: qui siamo di fronte a un vero e proprio attentato alla democrazia! (www.antoniodipietro.it)

martedì 27 marzo 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 27/3/2012

Gira il mondo gira

Nella Milano della mia adolescenza, le periferie più desolate erano chiamare le “Coree” . Oggi andiamo noi ricchi di ieri , indebitati fino ai capelli e sempre meno capaci di inventare economia e lavoro, in processione in Corea a vedere se magari i Coreani volessero investire qualche soldino in Italia. Ci resta sempre quella del Nord, come consolazione. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Il sobrio "unto del Signore"



Altro che sobrio. Alla prova del nove Mario Monti dimostra la stessa arroganza, la stessa presunzione e la stessa mancanza di rispetto per la democrazia del suo predecessore. Anche lui, evidentemente, si sente l’unto del signore. Un unto sobrio, ma sempre unto.

Non è più solo la Cgil a chiedergli di rinunciare alla cancellazione di fatto dell’art.18, che ferisce i lavoratori e non comporta alcun vantaggio per l’economia. E’ la stragrande maggioranza del Paese. Invece di rispondere con umiltà e argomenti concreti, Monti replica dicendo una cosa saccente, professorale e antidemocratica.

Il Paese ha già dimostrato di essere pronto a sopportare molti sacrifici, anche quelli iniqui e ingiusti imposti dal suo governo. Adesso sono proprio Monti e i ministri che si devono dimostrare pronti ad accettare le regole della democrazia senza bizze e senza battere i pugni sul tavolo.

Non è Monti che deve giudicare il Paese, sono i cittadini che devono giudicare l’operato del governo e se del caso mandarlo a casa. Capisco che, per chi è arrivato al governo senza essere stato eletto da nessuno, possa risultare difficile, ma in democrazia funziona così. (www.antoniodipietro.it)

lunedì 26 marzo 2012

Senza parole



Un uomo tibetano in esilio, identificato come Ciampa Yeshi, corre avvolto dalle fiamme durante una manifestazione a New Delhi, India. Yeshi si dà fuoco e corre urlando durante una protesta poco prima di una visita del presidente cinese Hu Jintao. L’uomo ha subito ustioni sul 98 per cento del suo corpo e le sue condizioni sono critiche. (www.giornalettismo.com)

Niente scuola il 21 dicembre


Alla fine del mondo non ci crede ma Davide Rossi, segretario del Sisa (sindacato indipendente della scuola e ambiente) ha scritto al ministro Profumo per chiedere la sospensione delle lezioni per il 21 dicembre prossimo così come previsto dalla profezia Maya. «Il Sisa, pur ritenendo prive di fondamento le tesi connesse con la fine del mondo, prevista per il 21 dicembre 2012, ritiene che molto probabilmente l’avvicinarsi di tale data genererà fenomeni di massa, quali allontanamento dai centri cittadini verso la campagna e accaparramento di generi di prima necessità, non solo alimentari. Dal punto di vista didattico è prevedibile una forte riduzione della frequenza scolastica dei discenti».

Dopo queste considerazioni la soluzione è una sola: prevedere nel calendario scolastico del prossimo anno la chiusra anticipata delle scuole per le festività natalizie. «Ci domandiamo - scrive ancora Rossi - se, nell’esclusivo interesse del successo dell’azione educativa, non valga la pena anticipare l’inizio delle vacanze natalizie, stabilendo nel 19 dicembre 2012 l’ultimo giorno di scuola del corrente anno solare, per tutto il territorio nazionale. Si permetterebbe così, a chi lo ritiene necessario, di potersi allontanare dalla propria abituale dimora nel corso della giornata del 20 dicembre 2012». (IL MESSAGGERO)

...per la serie : non è vero ma ci credo...

Passaparola - L'OGM distrugge il Pianeta - Vandana Shiva - (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 25 marzo 2012

Trattateci almeno come i tassisti

Il potere, per provvisorio che sia, tende a uscire dalla pura dimensione temporale per assurgere a quella della astrazione simbolica. E infatti il governo Monti sembra già in carica da un sacco di tempo, mentre ha solo tre mesi di vita. Come ci ha ricordato la ministra Fornero (da subito la più televisiva nel governo dei prof), in una delle sue lunghe esternazioni, che sembrava un po’ una via di mezzo tra excusatio non petita e pianto senza lacrime (di coccodrillo secondo Susanna Camusso). Solo tre mesi e già abbiamo dimenticato le sofferenze patite quando Berlusconi era sempre in tv o andava all’estero a dare il peggio di sé e di noi? No, non le abbiamo dimenticate, ma neppure possiamo dimenticare i milioni di italiani che lavorano con gli stipendi più bassi d’Europa, sono destinati a lavorare per più anni e a pagare più tasse degli altri, nonché la benzina più cara al mondo. Tutti effetti, è chiaro, del trucido ventennio berlusconiano, ma comunque tali da meritare almeno la stessa considerazione concessa ai tassisti. O no? (Maria Novella Oppo - L'UNITA' -)

sabato 24 marzo 2012

La battuta del giorno

"Non mi ricandido. Dal 2013 sarò un privato cittadino". (Giorgio Napolitano)

...e tante grazie Presidente, per uno che è in poltica dal 1953 !!!

La badessa smentisce se stessa

Stamattina la ministro badessa Fornero è andata a Cernobbio a raccontare che le sue modifiche dell’art.18 praticamente non cambiano niente. Viene da chiederle: “Allora scusi tanto che l’avete cambiato a fare? Solo perché vi andava di litigare o di fare un dispetto a qualcuno?”.
La verità è che la riforma dell’art.18 proprio serve a rendere facili i licenziamenti, e per questo dovrà essere profondamente modificata in Parlamento a partire dal voto al Senato sulla nostra mozione che chiede di togliere la modifica dell’art.18 dalla riforma e sostituirla con misure che servano davvero a contrastare il precariato e a far ripartire l’economia.
La signora professoressa, sempre a Cernobbio, ha cambiato versione sul perché vuole cambiare l’art.18. Adesso dice che bisogna farlo per disinvogliare le aziende che pensano di delocalizzare e investire all’estero. Per quante balle il governo racconti altrettante volte noi dell’Italia dei Valori lo sbugiarderemo: così come alle aziende che dovrebbero investire in Italia non gliene importa niente dell’art.18, così introdurre i licenziamenti facili non spingerà una sola azienda a restare in Italia.
Casomai è ora di dire che davvero nella riforma non c’è solo l’art.18. Purtroppo gli altri capitoli sono altrettanto negativi : i nuovi ammortizzatori sociali riducono drasticamente il periodo di copertura in caso di licenziamenti, basti pensare, ad esempio, che la mobilità passa dagli attuali 24 mesi ai 12 previsti dall’Aspi e, per gli ultra 55enni, da 36 a 18 mesi. In compenso, non è stato affrontato nessuno degli argomenti che permetterebbero realmente agli investitori stranieri di venire in Italia: evasione fiscale usata come forma estrema di concorrenza sleale, burocrazia, corruzione ormai più diffusa che ai tempi di Mani pulite, smodata tassazione sul lavoro.
Nello stesso giorno in cui ha varato le nuove norme contro i lavoratori il governo ha ripristinato le commissioni bancarie sui prestiti dopo che i soliti vertici dell’Abi avevano minacciato le dimissioni. Non è la solita abitudine di Monti e dei suoi ministri a essere forti con i deboli e deboli con i forti. E’ anche peggio. E’ che questo governo è espressione diretta degli interessi delle banche e al primo posto nella sua agenda c’è sempre e solo la difesa degli interessi della finanza europea a scapito, oltre che dei lavoratori, del ceto medio e delle piccole imprese. E questa è una vera porcheria. (www.antoniodipietro.it)

venerdì 23 marzo 2012

Santoro amarcord, ospita "mostri" di Tangentopoli


Amarcord Tangentopoli, ieri sera da Santoro. Scenografia lugubre, con un duplice ritratto dell'ex leader socialista Bettino Craxi a dominare lo studio di "Servizio pubblico" nel quale sedevano i suoi "carnefici" dell'ex pool di Manipulite. Un parterre fatto dai giudici "monstre" (o mostri) della magistratura manettara: Antonio Di Pietro (ripresosi in tempi record dall'intervento chirurgico al cuore della scorsa settimana), accompagnato dai fidi colleghi Gherardo Colombo (oggi datosi all'editoria) e Piercamillo Davigo (tuttora in servizio effettivo al Tribunale di Milano). Accanto a loro, l'ex della politica Clemente Mastella, passato alla storia recente della politica italiana per aver fatto cadere il secondo governo Berlusconi, aprendo la strada al ritorno di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Sullo schermo, le immagini della pseudo-Tangentopoli della Regione Lombardia. Per dire una cosa che alla sinistra piace tanto: che, dai tempi di Tangentopoli, nulla è cambiato. (LIBERO)

....ma un amico di Libero nonchè ex direttore, nel 1992 la pensava così :

« Ammesso e non concesso che un magistrato abbia sbagliato, ecceduto, ciò non deve autorizzare i ladri e i tifosi dei ladri... gli avvoltoi del garantismo... a gettare anche la più piccola ombra sulla lodevole e mai sufficientemente applaudita attività dei Borrelli e dei Di Pietro »

« Mai provvedimento giudiziario fu più popolare, più atteso, quasi liberatorio di questo firmato contro Craxi (il primo avviso di garanzia, nda) ... Di Pietro non si è lasciato intimidire dalle critiche, dalle minacce di mezzo mondo politico (diciamo pure del regime putrido di cui l'appesantito Bettino è campione suonato)... Ha colpito senza fretta, nessuna impazienza di finire sui giornali per raccogliere altra gloria. Craxi ha commesso l'errore... di spacciare i compagni suicidi (per la vergogna di essere stati colti con le mani nel sacco) come vittime di complotti antisocialisti... È una menzogna, onorevole! » (Vittorio Feltri, all'epoca direttore de l'Indipendente)

Le vignette di Vauro a Servizio Pubblico 22/3/2012

giovedì 22 marzo 2012

Marco Travaglio a Servizio Pubblico 22/3/2012

Licenziamenti per motivi economici, cambiano i diritti di chi lavora

I primi dubbi sul nuovo articolo 18, così come presentato dal governo, sono venuti ieri mattina a un ministro: Fabrizio Barca. Il responsabile per la Coesione territoriale si è chiesto candidamente in diretta tv: «Cosa fa un lavoratore per il quale è stato chiesto il licenziamento per motivi economici se invece ritiene di essere stato discriminato? Come tutelerà il proprio diritto? Penso anche ai lavoratori iscritti alla Fiom - ha aggiunto -. Questa è la domanda cruciale».


Una domanda che si stanno ponendo in molti in queste ore, visto che finora il licenziamento individuale per motivi economici era già nella disponibilità di un imprenditore, solo che nelle aziende con più di 15 dipendenti l'assenza delle ragioni addotte dal capoazienda, comprovata davanti a un giudice, produceva il reintegro del lavoratore e il risarcimento del danno subito. Mentre con il nuovo articolo 18, anche comprovando l'assenza delle ragioni economiche addotte dal datore di lavoro per licenziare, al massimo si otterrà un indennizzo da 15 a 27 mensilità. Un salto notevole, che ha messo in agitazione tanti lavoratori, considerando che la riforma si applica a tutti: vecchi e nuovi assunti. Ma vediamo come funzionerà il nuovo meccanismo.

Le cause di licenziamento
Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, altrimenti detto per motivi economici, secondo la legge che lo regola (la 604/1966) è sostenuto da ragioni che attengono all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa. Cosa significa? Che costituiscono giustificato motivo di licenziamento individuale la crisi dell'impresa, la cessazione dell'attività e, anche solo, il venir meno delle mansioni cui era in precedenza assegnato il lavoratore, se non è possibile il suo «ripescaggio», ovvero la ricollocazione del medesimo in altre mansioni esistenti in azienda e compatibili con il livello di inquadramento.

La valutazione del giudice
Finora la normativa prevedeva che il lavoratore licenziato individualmente per motivi economici potesse andare davanti al giudice se riteneva insussistenti i motivi riportati dal datore di lavoro. La giurisprudenza registra però che in queste cause la percentuale di sconfitta del lavoratore è la più alta di tutti i procedimenti in tema di licenziamento.
La spiegazione è che il giustificato motivo oggettivo di licenziamento è, come noto, rimesso alla valutazione del datore di lavoro senza alcuna ingerenza da parte del giudice circa la scelta dei criteri di gestione dell'impresa, in quanto questi sono considerati espressione della libertà di iniziativa economica dell'imprenditore in base all'articolo 41 della Costituzione.
Al giudice, insomma, spetta soltanto il controllo circa l'effettiva sussistenza del motivo addotto dal datore sul quale grava l'onere di provare l'inutilità della singola posizione e l'impossibilità di adibire il lavoratore in altra collocazione.
Fatto sta che se i motivi economici non ci sono, l'attuale normativa prevede il reintegro del lavoratore, il risarcimento del danno e la corresponsione dei contributi mancati.

La carta coperta
Il nuovo articolo 18, come già detto, nel testo diffuso ieri esclude il reintegro e offre solo la possibilità dell'indennizzo nel caso in cui il lavoratore abbia ragione davanti al giudice.
Ma i sindacati, in particolare la Cisl, vorrebbero ancora integrare questo testo e puntano a introdurre una novità: il tentativo di conciliazione. In pratica, nel momento in cui un lavoratore viene licenziato, scatterebbe una procedura conciliativa esperita in sede pubblica, presso l'ufficio provinciale del lavoro. In questo ambito il datore di lavoro e il lavoratore, assistito dal sindacato, si confronterebbero cercando una soluzione alla controversia. Il lavoratore potrebbe essere convinto a desistere dalla causa attraverso il pagamento di un congruo indennizzo e la corresponsione di un voucher che funziona come aiuto alla ricollocazione.
Se questo tentativo fallisse, il lavoratore avrebbe diritto di ricorrere al giudice, sapendo che se avrà torto, perderà il posto di lavoro e andrà in disoccupazione. E, se avrà ragione, otterrà un indennizzo tra le 15 e le 27 mensilità dell'ultima retribuzione globale, modulata dal giudice in base alla dimensione dell'impresa, all'anzianità di servizio e alle iniziative assunte dal lavoratore per la ricerca di una nuova occupazione.

La domanda di Barca
Ma torniamo alla domanda del ministro Barca: «Cosa fa un lavoratore per il quale è stato chiesto il licenziamento per motivi economici se invece ritiene di essere stato discriminato?». La risposta dovrebbe essere chiara. Se il giudice, nel valutare la motivazione addotta dal datore di lavoro per licenziare individualmente, riscontrerà elementi di discriminazione, reintegrerà il lavoratore senza «se» e senza «ma». Se invece i motivi sono di tipo economico, applicherà la normativa descritta fin qui, con o senza la procedura conciliativa, a seconda del testo finale.

I discriminatori
Val la pena, a questo punto, riepilogare anche la disciplina sui licenziamenti discriminatori che nella riforma non muta di una virgola rispetto all'attuale. Tali licenziamenti sono nulli indipendentemente dalla motivazione adottata e quindi si considerano come mai effettuati. È prevista perciò la reintegrazione sul posto di lavoro, anche per i dirigenti, qualsiasi sia la dimensione dell'impresa e il numero dei dipendenti, e il risarcimento della retribuzione e dei contributi dal momento del licenziamento a quello della sentenza del giudice. L'onere della prova spetta al lavoratore.

I disciplinari
In questa categoria la riforma ha introdotto alcune novità che val la pena di ricordare. In caso di licenziamento senza giusta causa (comportamento grave che non consente la prosecuzione del rapporto, come ad esempio i furti o le risse) o senza giustificato motivo soggettivo (notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del lavoratore, insomma il caso dei «fannulloni»), il giudice deciderà tra il reintegro e l'indennizzo. Il reintegro sarà possibile soltanto se il motivo è inesistente perché il fatto non è stato commesso o se il motivo non è riconducibile al novero delle ipotesi punibili ai sensi del contratto nazionale collettivo di riferimento. In tutti gli altri casi di inesistenza del motivo, addotti dal datore di lavoro, l'indennizzo potrà variare tra le 15 e le 27 mensilità lorde, ma comprensive di tredicesima e quattordicesima, tenendo conto dell'anzianità aziendale del lavoratore e del comportamento tenuto dalle parti. (Antonella Baccaro - CORRIERE DELLA SERA -)

mercoledì 21 marzo 2012

Nazisti moderni


Il prestigioso quanto affidabile sito neonazista (e integralista cattolico, è bene ricordarlo) Holywar ha pubblicato online una lista di docenti universitari accusati di essere ebrei o di collaborare con i servizi segreti israeliani.La lista è il frutto di anni di appostamenti nei bagni delle università allo scopo di verificare di persona, toccando con mano, l’effettiva assenza del regolamentare prepuzio nei docenti in questione.Cosa non si farebbe per amore del Führer, eh? (www.donzauker.it)

Gli indecisi a tutto



Orrore e scandalo. Pare, dico pare, che a Roma ci sia un governo che ogni tanto prende decisioni. Magari sbagliate, sbagliatissime, ma decisioni. Sarà forse perché non è espressione di formazioni o correnti politiche, ha la data di scadenza come lo yogurt e non è composto da esponenti di nessun partito? Eppure c’eravamo abituati alla famosa formula che Mussolini inventò, che dozzine di governi italiani di ogni colore, pure con comunisti, leghisti e fascisti dentro, hanno applicato religiosamente lasciando andare l’Italia a nipoti di Mubarak e che andava letta esattamente alla rovescia: avere un governo in Italia non è difficile, è inutile. (Guarda caso, è una donna, la Fornero, che si sta prendendo il peso della decisione che i suoi predecessori maschi avrebbero voluto prendere da anni, e non hanno mai avuto le palle per farlo). (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Dittatura diretta


Nella canzone "O bella ciao" la prima strofa recita " Una mattina mi son svegliato/ o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!/ Una mattina mi son svegliato/ e ho trovato l'invasor". In questa canzone, bellissima e disperata, c'era la consapevolezza di aver perso la libertà e di volerla riconquistare a qualunque costo. Quella consapevolezza che manca ora e che ci sta trascinando verso una dittatura di fatto. Siamo stati governati da un Parlamento di nominati dal 2006, prima di essere oggi governati dal Nominato Unico, Rigor Montis, primo caso nella storia delle democrazie di un tizio divenuto senatore a vita e candidato premier in una notte. Di fronte alla scelta "Mercato o democrazia?" abbiamo optato per il Mercato. L'emergenza pretende scelte forti e condivise per il bene della nazione insieme a cittadini disinformati. E noi, che, seppur con qualche aiuto esterno, ci siamo liberati del fascismo, abbiamo abdicato alla nostra libertà per paura dello spread.
Barattare la democrazia per lo spread è qualcosa in cui si perde la ragione umana. Eppure ci siamo riusciti e ne siamo pure fieri. E' l'Italia dei nuovi cortigiani delle corti di Parigi e di Berlino, del Vaticano e del Quirinale. "Il cortigiano ha la testa di vetro, i capelli d'oro, le mani di pece greca, il corpo di gesso, il cuore per metà di ferro e per metà di fango, i piedi di paglia, il sangue una miscela di acqua e di argento vivo".
Siamo un popolo che tiene famiglia, ma anche Btp. "Come si fa a non diventare dittatori in un paese di servi?" disse Benito Mussolini. Rigor Montis è diventato dittatore suo malgrado, è un dittatore inconsapevole. Un tecnico venuto dallo spazio profondo della Goldman Sachs che opera scelte politiche epocali come la revisione dell'articolo 18 aprendo di fatto la possibilità di licenziare nel settore pubblico e per le grandi imprese. E tutto va bene madama la marchesa. Ci stiamo vendendo l'anima del nostro Stato (che altro è infatti la democrazia?) per non fallire. Così almeno ci raccontano mentre falliamo. Hanno creato la Grande Emergenza per attuare la Dittattura Diretta senza referendum, leggi popolari e rappresentanti scelti dai cittadini. Gli spazi di democrazia sono azzerati. Senza un nuovo Risorgimento ci aspetta un Nuovo Fascismo (o forse c'è già?). Loro non si arrenderanno mai. Noi neppure. (www.beppegrillo.it)

martedì 20 marzo 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 20/3/2012

I silvietti su Twitter

Scusate, il retweet era sbagliato. Come non detto. Io mica le penso quelle cose. La mano mi è partita da sola. E se ho rilanciato tanta bestialità devo averlo fatto a mia insaputa.

La gaffe (gaffe?) di Guido Podestà, che ha rilanciato su Twitter una battuta idiota e politicamente criminale di tale Sarcastico, è di quelle che fanno pensare.

Fa pensare che i social – con la loro ineffabile rapidità - a volte servono a far fuggir dal seno ciò che qualche politico pensa davvero, e non direbbe mai in paludate interviste. In subordine, fa capire che dalla sconfitta della Moratti –­ che trascorse mesi a dare inutilmente del gruppettaro a Pisapia – il Pdl non ha imparato un beneamato nulla.

In ultimis, conferma che il lascito peggiore del berlusconismo è questa mania di ciarlare, chattare o twittare come si fosse al bar o in curva sud.

Come Silvio dimenticava di essere a Palazzo Chigi e non nella tavernetta di Arcore, i silvietti dimenticano di essere presidenti della Provincia e non della bocciofila sotto casa.

Come Silvio, i silvietti poi si scusano, precisano e smentiscono. Ma come Silvio finiranno per pagare il prezzo di tutta questa infantile disinvoltura.

Qualche follower in più, e tanti tanti voti in meno.

(Podestà fa sapere che si è trattato di un errore di colui che gestisce il profilo in sua vece. Come la Gelmini e la storia del tunnel. Come se la scelta dei collaboratori non fosse parte integrante del proprio agire politico, ma il frutto di un ordine superiore. Astratto e irresponsabile. Dal quale, alla bisogna, ci si può sempre smarcare). (Marco Bracconi http://bracconi.blogautore.repubblica.it/)

La Madre Badessa Fornero vuole un capestro

E così la nostra Madre Badessa ministro Fornero ci dice che anche se non sono d'accordo i contraenti - i lavoratori - la legge di riforma dell'art. 18 si deve fare lo stesso. A tutti noi hanno spiegato a scuola che un rapporto di lavoro è un contratto. Un contratto, per definizione, si fa tra due persone sullo stesso piano, che si rispettano: due persone che si mettono d'accordo. Quindi ci deve essere un accordo. Signora Madre Badessa, se dice che o si è d'accordo su quel che propone oppure si fa lo stesso come dice lei, allora non si tratta di contratto ma di capestro. Soprattutto, - e questo lo dico anche ai signori sindacati e anche ai signori politici della pseudomaggioranza che si riuniscono nottetempo per prendersi un bicchierino a palazzo Chigi - non basta che decidiate voi che cosa fare. Bisogna che i contratti li accettino e li firmino - se sono d'accordo - i diretti interessati. E chi sono i diretti interessati? I lavoratori. Allora qual è la nostra proposta? Che ci sia o non ci sia un accordo tra i partiti, fra i sindacati e gli imprenditori, ci deve essere poi il referendum dei lavoratori. Dicano se gli va bene o no che qualcuno sottoscriva per conto loro questo contratto. Altrimenti non si tratta di un contratto ma della voce del padrone che, destra centro o sinistra, sempre padrone è. Per i lavoratori, se prendono una staffilata da uno con la camicia rossa o con la camicia nera, sempre staffilata è. (www.antoniodipietro.it)

lunedì 19 marzo 2012

Il caffè rende nervosi ? Non appena senti il prezzo

Lo so che con la crisi economica e l’inflazione galoppante (il caffè, per dire, è aumentato del 14%. Ora costa così tanto che per diventare nervosi non serve berlo, basta ordinarlo), lo so che con Marchionne che pensa di andarsene con il bottino (7,6 miliardi di finanziamenti erogati dallo Stato alla Fiat solo negli ultimi 30 anni. Scappare all’estero adesso sarebbe così criminale che Marchionne sta anche pensando di mettersi scrivere romanzi gialli), lo so che stante tutto questo non dovrei occuparmi dell’ex ministro Giovanardi, le cui opinioni sono così arretrate che vengono analizzate con il metodo del Carbonio-14 (Giovanardi è rimasto così indietro che è convinto che Obama sia il presidente delle Indie), ma da quando Giovanardi ha commentato la sentenza della Corte di Cassazione per la quale le coppie gay hanno diritto a un trattamento omogeneo a quello dei coniugati con le parole: «È solo la loro opinione», non posso fare a meno di immaginarmi Giovanardi nell’auto in divieto di sosta, a colloquio con il vigile: «Signore, è zona rimozione». «Questo lo dice lei». «C’è il cartello, vede?» «E cosa significherebbe secondo lei quel cartello?». «Non secondo me: il cerchio blu barrato di rosso significa divieto di sosta». «Mah…io penso invece che quel contrasto di colori primari simboleggi l’incontro tra il sangue di Cristo e le acque sulle quali Cristo ha camminato». «No, guardi, c’è anche il cartello della rimozione forzata». «Per me quell’icona rappresenta un’ascensione. La macchina che viene miracolosamente sollevata da terra… è chiaramente un’ascensione». «Senta, lei è in divieto di sosta, non si può parcheggiare davanti al portone dell’asilo!». «Va bene, ha espresso la sua opinione…». «È la legge!». «Ok, la legge ha espresso la sua opinione ma io resto della mia. Siamo in democrazia». (Francesca Fornario - L'UNITA' -)

Elsa Fornero a Che Tempo Che Fa 18/3/2012

Passaparola - Vivere non significa solo esistere - Silvano Agosti - (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 18 marzo 2012

Tutto qui !!!!!!!

Ma non si vergognano? Quello che accadde quella notte lo sanno tutti. Berlusconi fu avvertito che una signorina sua amica di bisbocce private, simpatica e un po’ matta (ora madre e sposa come succede in tutte le favole), preda molto appariscente per l’Italia guardona che voleva far fuori il premier per via delle feste che teneva in casa sua, era nei guai in Questura a Milano. Le diede una mano come farebbe chiunque non abbia gli occhi foderati di loscaggini legalitarie.

Chiunque inteso come privato. Lo avrei fatto anch’io. Chiamò, rassicurò con estrema gentilezza il funzionario, sollecitò una soluzione che evitasse guai alla ragazza che si era messa nei guai, raccontò anche qualche balla su Mubarak perché è persona fantasiosa e verbalmente incontinente, insomma mise la sua voce delicata e suadente un passettino oltre le regole, e incaricò una sua amica, amica delle sue amiche, di andare a prendere la giovinetta. Tutto qui. (Giuliano Ferrara, editoriale sul Giornale di oggi)

50 anni, auguri Diabolik


sabato 17 marzo 2012

I tre dell'Ave Mario

A furia di citare la foto di Vasto con Bersani, Di Pietro e Vendola per dire che gli intrusi erano Di Pietro e Vendola, è stata scartata a priori l’ipotesi che dei tre quello sbagliato fosse Bersani. Ipotesi che assume una certa pregnanza alla vista della foto di Casta, twittata da un gaio Piercasinando durante l’inutile vertice con Monti.

La foto di gruppo lo ritrae in compagnia del resto della Trimurti, anzi della Trimorti a giudicare dal consenso di cui godono i rispettivi partiti: l’implume Angelino Jolie e il solito Bersani, che sta diventando un po’ come Zelig e Forrest Gump: fa capolino in tutte le foto (anche in quelle dei matrimoni). Eccoli lì, sorridenti e giulivi davanti al fotografo, Casini, Alfano e Bersani, ma anche Casano, Bersini e Alfani, ma anche Alfini, Bersano e Casani. La Trimorti è uscita finalmente dalla clandestinità, dopo tre mesi di incontri clandestini in tunnel, catacombe e suburre umidicce e infestate da cimici e pantegane, e ha trovato il coraggio di fare outing sul loro ménage à trois: ebbene sì, i tre dell’Ave Mario si amano e rivendicano i loro diritti di trojka di fatto.

Un tempo la politica si faceva nelle piazze, poi traslocò in televisione. Ora invece va avanti a colpi di foto e photoshop. Da quando i partiti sono appunto partiti senza più dare notizie di sé, per avvertire i loro cari di esser ancora vivi i presunti leader postano ogni tanto un autoscatto. Prossimamente manderanno una cartolina da Venezia. O magari da San Vittore, a giudicare dall’imperversare degli scandali e delle inchieste un po ’ in tutta Italia, su tutti i partiti, vecchi e nuovi, di destra di centro e di sinistra. Ormai parlare di indagini è riduttivo: questi sono rastrellamenti.

Li stanno andando a prendere l’uno dopo l’altro. Presto si esauriranno anche le riserve di manette ed esploderanno i cellulari (intesi come mezzi di locomozione): ci vorrà l’accalappiacani. In attesa della prossima retata, i partiti si difendono come possono. Più gli elettori si allontanano, più i politici si avvicinano, in quel Partito Unico Nazionale (Pun) che ha rinunciato pure agli ultimi pudori. Più che un inciucione, un partouze che compravende tutto: giustizia, Rai, frequenze, welfare, legge elettorale, Costituzione. Basta grattare un po’ la foto di Casta per scoprire che è tutto finto. Per evitare il linciaggio dagli eventuali elettori rimasti, Bersani giura che il Pd non parteciperà alla spartizione della Rai, ma in realtà è già d’accordo con gli altri due, dietro il trompe l’œil delle “personalità indipendenti” (tutti ottuagenari fossili da Jurassic Park). Alfano dà il via libera alla legge anticorruzione, in realtà già sa che la Convenzione di Strasburgo verrà svuotata, mentre le sole leggi sulla giustizia che passeranno sono: l’ammazza-giudici sulla responsabilità civile diretta e personale (unica al mondo); l’ammazza-intercettazioni e imbavaglia-stampa modello Mastella; e l’ammazza-concussione per salvare B. anche dal processo Ruby con la gentile collaborazione del Pd che l’ha addirittura proposta.

Intanto in Cassazione si provvede a tener buone le Procure di Palermo e Caltanissetta, così imparano a indagare su stragi e politica: ma non l’hanno ancora capito che le trattative Stato-mafia si chiamano “grandi intese”? Sulla legge elettorale i partiti dicono che manca ancora un quid, ma in realtà sono già d’accordo per eliminare con sbarramenti e altre lupare bianche i pochi partiti e movimenti non allineati. La Camusso dice che l’accordo sull’articolo 18 ancora non va bene, in realtà lo sanno tutti che la Cgil è già d’accordo da un bel po’, perché così vuole il Pd, e il Pd è d’accordo perché così vuole il Quirinale. E, se qualcuno protesta, è pronta la scusa: “Ce lo chiede l’Europa”. Da questo vortice di vertici, da questo partouze a base di foto, cartoline, finzioni, tavoli e teatrini, resta fuori un piccolo dettaglio: gli elettori.

Ma che saranno mai 45 milioni di italiani. Basta rafforzare le scorte dei politici. E non perché siano minacciati dai terroristi o dai mafiosi (ma quando mai): è che rischiano di incontrare un elettore. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Roberto Benigni al Quirinale per i 150 anni dell'Unità d'Italia

venerdì 16 marzo 2012

Il vertice da Monti con i partiti


Le rassicurazioni bugiarde di quella finta maggioranza


Anche stanotte abbiamo assistito al solito balletto delle dichiarazioni rassicuranti che il Governo Monti e la sua finta maggioranza propinano, oramai quotidianamente, agli italiani per addormentarne le coscienze e mistificare la realtà. Realtà che è sull’orlo della bancarotta, se è vero come è vero, che proprio ieri la matematica ci ha ricordato, numeri alla mano, che il debito pubblico sotto il Governo Monti è aumentato, sono aumentate le tasse a carico degli onesti cittadini, l’evasione fiscale, la disoccupazione è sempre più galoppante e una miriade di piccole e medie imprese sta chiudendo. Insomma la realtà è che il futuro è sempre più nero.

Di fronte a questa tragica fotografia, ancora una volta, la maggioranza inciucista Pdl -Pd- Terzo Polo pensa di lavarsene le mani semplicemente spargendo bromuro di dichiarazioni rassicuranti su materie fondamentali come lavoro, giustizia e informazione pubblica. Asseriti accordi che, però, nessuno finora ha potuto leggere. Infatti, si sono guardati bene dal metterli prima nero su bianco, in modo da consentire a tutti di averne cognizione e valutarne l’effettiva bontà. Accordi che soprattutto e, ancora una volta, non sono avvenuti come dovrebbero avvenire in un paese democratico ed evoluto, cioè attraverso una trasparente e partecipata discussione in Parlamento, ma di nascosto. Ossia nelle segrete stanze del Palazzo, in piena notte, fra sole quattro persone, il cui unico interesse è pensare alla propria sopravvivenza politica.

Allora è il momento di dire basta alla politica degli annunci e delle dichiarazioni alla “volemose bene”, senza far capire esattamente quali siano gli accordi e i contenuti dei provvedimenti che varerà la Santa Alleanza. E’ il momento di dire basta alle chiacchiere. Vogliamo vedere, carte alla mano, atti formali: disegni di legge, decreti e quant’altro. Insomma, documenti che si possano leggere per capirne e analizzarne i contenuti. Anche perché su materie così delicate, come la riforma della giustizia, che affronta temi come le intercettazioni e la responsabilità civile dei magistrati, occorre una discussione pubblica e trasparente nei luoghi preposti dalla Costituzione, il Parlamento. La stessa cosa vale per la riforma del lavoro dove abbiamo letto ancora una volta solo intenzioni e propositi nebulosi, che, tra l’altro, a poche ore di distanza dal vertice, il segretario del maggiore sindacato, la Cgil, ha già sconfessato e rispedito al mittente.

Insomma, continua la politica della presa in giro e degli annunci a reti unificate, già ampiamente utilizzata da Berlusconi, che da buon venditore, il giorno dopo smentiva ciò che aveva detto quello precedente. Ahimè! Questo Governo sta seguendo la stessa via, lo fa in modo più sobrio, più austero ma con gli stessi risultati. Il problema di fondo è che i conti non tornano. I membri dell’esecutivo continuano a dire che “va tutto bene Madama la Marchesa”, ma ogni giorno che passa la situazione economica peggiora sempre di più: le aziende chiudono, i cassintegrati aumentano e i giovani non vedono speranze. Allora, tutti questi grandi risparmi, tutti i sacrifici richiesti a pensionati e cittadini onesti, che addirittura sopportano una pressione fiscale del 45 per cento, tutte le tasse che abbiamo pagato finora dove sono andate a finire? Certo lo spread sarà pure diminuito, ma gli italiani non mangiano pane e spread. Di tutta questa situazione ne beneficiano soltanto gli speculatori e il mondo della finanza, non certo le famiglie italiane che sono sempre più i veri ammortizzatori di questo Paese. (www.antoniodipietro.it)

Le vignette di Vauro a Servizio Pubblico 15/3/2012

giovedì 15 marzo 2012

Marco Travaglio a Servizio Pubblico 15/3/2012

Per Rai e giustizia solo leggi ad personam

Ballarò resta il miglior talk show politico della Rai e non fa neanche troppa fatica perché, dopo la cura dimagrante voluta da Berlusconi, ne sono rimasti pochini. Il pregio maggiore del programma di Floris sta nel fatto che tenta (ma non sempre ci riesce) di sfuggire alla rissa tra verità politiche contrapposte tramite il parere degli specialisti (anche qui i famosi “tecnici”), che però spesso si rivelano più politici dei politici. Poi c’è Pagnoncelli con le sue indagini, che ci rivelano i sentimenti del Paese anche quando la politica li vorrebbe occultare. L’altra sera Pagnoncelli ci ha spiegato che il 64 % degli italiani chiede a Monti di occuparsi anche di Rai e di giustizia. Dio ne scampi. L’ex ministro Romani, del Pdl, ha subito messo un veto: il governo dei professori, secondo lui, non è abilitato a trattare tali materie politiche perché incaricato solo della soluzione dei problemi economici. Mentre Rai e giustizia, per i berluscones, non hanno niente a che vedere con l’economia. Strano, perché Berlusconi con la tv ha fatto i miliardi e con le leggi ad personam sulla giustizia se li è conservati. (Maria Novella Oppo - L'UNITA' -)

Choc a Taranto



Una scritta indegna su cui indaga la Digos di Taranto. E' rivolta ai marò: "Tornate presto, ma avvolti nella bandiera". Il testo scritto con vernice rossa, non è firmato, nè siglato. Un atto di sciacallaggio. La foto sta facendo il giro del web, accompagnata da commenti di condanna per gli autori. I due marò pugliesi, Massimiliano Latorre (quest'ultimo è originario di Taranto) e Salvatore Girone, sono finite in un carcere indiano con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani e la diplomazia italiana è al lavoro per riportarli a casa. (LIBERO)

Inutile commentare


Prima pagina del Giornale di oggi

mercoledì 14 marzo 2012

Scilipoti Duce

L'Onorevole Domenico Scilipoti - parlamentare PT,
ospite della web-tv berlusconiana "Movimentando" - dopo aver argomentato di olismo, formiche amazzoniche, spogliarelli di
Sara Tommasi e "animaleschi rapporti anali tra
uomini", commenta la foto che vedete qui sopra, con serietà:
Rivedendo quella foto dico che forse nel mio codice genetico c'è
qualcosa che riporta a Mussolini ... le scelte giuste fatte da Mussolini sono
state moltissime, nell'interesse del Paese e nell'interesse dell'Italia ...
riforme, strutture ... e ancora oggi ne vediamo i risultati... (http://nonleggerlo.blogspot.com/)

La paccata

Il governo "non darà una paccata di miliardi" per finanziare gli ammortizzatori se prima il sindacato non approverà la riforma sul lavoro, in sostanza l'abolizione dell'articolo 18. Cosa dice l'articolo 18? Impedisce il licenziamento illegittimo senza comunicazione dei motivi, ingiustificato o discriminatorio. La Frignero, la ministra che ha sostituito le madonnine piangenti degli anni '50, parla come mangia. Di solito i politici mangiano e basta. Il suo linguaggio è quello del mercato del pesce, esplicativo, diretto e che puzza tra una vocale e una consonante "È chiaro che se uno comincia col dire no perchè dovremmo mettere lì una paccata di miliardi e poi dire voi diteci di sì no, non si fa così". Di fronte non abbiamo un ministro, ma una bizzosa bambina (si o no, non si fa così, gnè gné gnè) in un corpo ormai piegato dal tempo che si esprime come Pappagone. Ha incrollabili e ingiustificate certezze. E' convinta che togliendo ai lavoratori i pochi diritti rimasti, guadagnati in decenni di confronti sociali, l'economia ripartirà. Perché dovrebbe ripartire? Ecco questa è la vera paccata. Infatti la Frignero intendeva paccata nel senso di "tirare un pacco", non nel senso di soldi dati in elemosina come baratto per i diritti dei lavoratori. La sorella di sangue della Frignero, la Camùsso, sta preparando la Mont Blanc sindacale da scrivania per firmare.Il lavoratore è come un carciofo, una foglia alla volta e ne rimarrà solo il gambo. La legge Treu/Biagi/Maroni introdusse con il precariato lo schiavo moderno, senza diritti e senza un futuro. Doveva servire per rilanciare l'economia anche allora, secondo i proclami dei partiti e delle parti sociali. Oggi, con l'economia in ginocchio e l'emigrazione di massa di nostri laureati e diplomati, sappiamo che era solo una concessione alle grandi imprese con il sostegno dei sindacati e della Sinistra che la trionferà. I lavoratori dipendenti hanno gli stipendi più bassi d'Europa e poche tutele, 1.000 muoiono ogni anno. Con la legge Frignero avranno gli stipendi più bassi del Terzo Mondo, ma una paccata sulle spalle dalla Confindustria. (www.beppegrillo.it)

martedì 13 marzo 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 13/3/2012

Fate schifo

Ma interessa ancora a qualcuno sapere perché vent’anni fa è morto Paolo Borsellino con gli uomini di scorta? Sapere perché l’anno seguente sono morte 5 persone e 29 sono rimaste ferite nell’attentato di via dei Georgofili a Firenze, altre 5 sono morte e altre 10 sono rimaste ferite in via Palestro a Milano, altre 17 sono rimaste ferite a Roma davanti alle basiliche? Interessa a qualcuno tutto ciò, a parte un pugno di pm, giornalisti e cittadini irriducibili? Oppure la verità su quell’orrendo biennio è una questione privata fra la mafia e i parenti dei morti ammazzati?È questa, al di là delle dotte e tartufesche disquisizioni sul concorso esterno in associazione mafiosa, la domanda che non trova risposta nel dibattito (si fa per dire) seguìto alla sentenza di Cassazione su Marcello Dell’Utri e alle parole a vanvera di un sostituto Pg. O meglio, una risposta la trova: non interessa a nessuno. A parte i soliti Di Pietro e Vendola, famigerati protagonisti della “foto di Vasto” che va cancellata o ritoccata come ai tempi di Stalin, magari col photoshop, non c’è leader politico che dica: “Voglio sapere”. Anzi, dalle dichiarazioni dei politici che danno aria alla bocca senza sapere neppure di cosa parlano, traspare un corale “non vogliamo sapere”.Forse perché sanno bene quel che emergerebbe, a lasciar fare i magistrati che vogliono sapere: il segreto che accomuna pezzi di Prima e Seconda Repubblica, ministri e alti ufficiali bugiardi e smemorati, politici, istituzioni, apparati, forze dell’ordine, servizi di sicurezza. Quel segreto che viene violato solo quando proprio non se ne può fare a meno perché mafiosi e figli di mafiosi han cominciato a svelarlo. Quel segreto che ha garantito carriere ai depositari e ai loro complici. Già quel poco che si sa – che poi poco non è – è insopportabile per un sistema che si ostina a raccontarci la favoletta dello Stato da una parte e dell’Antistato dall’altra, l’un contro l’altro armati. La leggenda del “mai abbassare la guardia”, delle “centinaia di arresti e sequestri”, “della linea della fermezza”, del “tutti uniti contro la mafia”, mentre dietro le quinte si tresca con quella per venire a patti, avere voti, usarla come braccio armato e regolare i conti sporchi della politica, rimuovendo un ostacolo dopo l’altro: da Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa, giù giù fino a Falcone e Borsellino.Ora, nel ventennale di Capaci e via D’Amelio, prepariamoci a un surplus di retorica, nastri tagliati, cippi, busti e monumenti equestri, moniti quirinalizi, lacrime tecniche e sobrie, corone di fiori delle alte cariche dello Stato (anche del presidente del Senato indagato per concorso esterno che spiega all’Annunziata la sua teoria di giurista super partes sul concorso esterno senza neppure arrossire). Sfileranno in corteo trasversale quelli che -come da papello – han chiuso Pianosa e Asinara, svuotato il 41-bis facendo finta di stabilizzarlo come da papello, abolito i pentiti per legge, tentato di abolire pure l’ergastolo, regalato ai riciclatori mafiosi tre scudi fiscali.Quelli che han detto “con la mafia bisogna convivere” e ci sono riusciti benissimo. Casomai interessasse a qualcuno, i disturbatori della quiete pubblica riuniti nell’Associazione vittime di via dei Georgofili, guidata da una donna eccezionale, Giovanna Maggiani Chelli, hanno appena reso noto la sentenza con cui la Corte d’assise di Firenze ha mandato all’ergastolo l’ultimo boss stragista, Francesco Tagliavia. “Una trattativa – scrivono i giudici – indubbiamente ci fu e venne, quantomeno inizialmente, impostata su un do ut des. L’iniziativa fu assunta da rappresentanti delle istituzioni e non dagli uomini di mafia”. Dopo il concorso esterno, se ci fosse un po’ di giustizia, la Cassazione dovrebbe abolire anche la strage. Oppure unificare i due reati in uno solo, chiamato “schifo”. (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)

La sacristia degli impostori

Quando un esponente di partito come Alfano comincia a menarcela con i “valori morali”, il “piccolo cuore di una vita che batte in grembo”, la “santità della famiglia”, magari a nome di un padrone che – modestamente – di famiglie ha sfasciate almeno due, è segno infallibile che non ha niente da dire. E non ha nessuna proposta politica o economica seria da fare. Appunto come Agnolino Alfano in Italia o come Sancta Santorum in America. Un tempo era il patriottismo, oggi è il moralismo l’ultimo rifugio degli impostori. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

Lontano dai ricatti di Berlusconi e Mediaset

Il ministro Passera e il presidente del consiglio Monti hanno avuto il tempo e lo stomaco di ritardare l’entrata in pensione per migliaia e migliaia di lavoratori e dopo decenni di fatica, e non di qualche settimana, ma di anni. Hanno avuto il tempo e lo stomaco di chiedere parecchi soldi proprio a quei cittadini che già ne sborsano molti e ne hanno pochi.Adesso, per favore, non vengano a dire che non hanno il tempo e lo stomaco per varare una nuova legge sulla Rai e che per questo ci toccherà tenerci la Gasparri.Il vertice di maggioranza di giovedì, al quale Alfano stavolta ha accettato di andare come se facesse chissà quale concessione, non sarà il momento della verità solo per quanto riguarda la sorte della Rai e della giustizia in Italia, ma anche per quanto riguarda il governo Monti.Berlusconi ha fatto dire da Alfano che quei due capitoli devono essere messi in fondo all’agenda, tanto in fondo da non avere mai il tempo di trattarlo.Se il governo si calerà le braghe e dirà che non c’è tempo per iniziare a sottrarre il servizio pubblico dalle grinfie dei partiti e che la legge Gasparri deve restare in vigore, condannerà la Rai al disastro e se stesso a un sovranità limitata, sempre ostaggio dei ricatti e degli interessi di Berlusconi e di Mediaset.Ma con che faccia e con quale dignità un governo che accettasse di inchinarsi in questa maniera ai forti potrebbe poi chiedere altri sacrifici ai deboli? (www.antoniodipietro.it)

lunedì 12 marzo 2012

La battuta del giorno

"Siamo nomadi, andiamo dove si fanno affari" (Sergio Marchionne, amministratore delegato FIAT)

Ineffabile Paniz

Un certo Carlo Imperatore - per intenderci, fan di Benito Mussolini - posta
sulla pagina ufficiale dell'onorevole Pdl Maurizio Paniz una foto del no-tav Turi
Vaccaro, scrivendo "diamogli il suo traliccio
...". Della serie, speriamo che finisca folgorato come l'altro. E sapete
qual è stata la risposta di Paniz, il parlamentare della ammazza-processi e del
"Ruby era davvero la nipote di Mubarak"?
Si sarà dissociato, giusto? Sì, ecco qui la replica, secca:
"Concordo".
Per completare il capolavoro "l'onorevole" Pdl ha poi pensato di far sparire
tutto. Troppo tardi. (http://nonleggerlo.blogspot.com/)

Passaparola - La truffa del project financing -Ivan Cicconi - (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 11 marzo 2012

La colpevolezza politica di Dell'Utri è già certa

Le sentenze vanno rispettate sempre, ma non possono essere stiracchiate per fargli dire quello che fa comodo, come sta facendo il Pdl con la sentenza Dell'Utri. Non è vero che la Corte di Cassazione ha assolto Marcello Dell'Utri, ma ha riscontrato delle pecche nella sentenza d'appello e quindi ha disposto il rinvio a un nuovo processo d'appello. Pertanto la condanna etica e politica rimane ed è pesante visto che riguarda rapporti consolidati di un rappresentante delle istituzioni con la mafia. I giudici non hanno annullato la sentenza senza rinvio e nemmeno disposto l'annullamento anche di quella di primo grado, come avrebbero potuto fare. Allo stato degli atti, dunque, resta valida soltanto la prima sentenza che condannava Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Non è nemmeno vero che la Cassazione ha voluto criticare la fattispecie di reato per cui il senatore del Pdl era stato condannato. Le critiche al concorso esterno in associazione mafiosa sono venute dal Procuratore generale, ma fino a che non saranno note le motivazioni della sentenza dire che la Corte condivide il suo giudizio è una illazione o una bugia. In ogni caso, tutta questa vicenda non può essere contrabbandata con la negazione dei rapporti tra cosche mafiose e poteri politici economici. Decenni di indagini, processi e sentenze hanno infatti dimostrato che senza quei rapporti e quelle oscure relazioni la mafia non esisterebbe o sarebbe da molto tempo stata sconfitta. Purtroppo anche quello che sta emergendo in questi giorni in merito all'uccisione del giudice Borsellino dimostra come, in tante occasioni, Stato e poteri mafiosi siano andati a braccetto e queste trame ancora non sono state rivelate. La Cassazione ha disposto un nuovo processo d'appello. Solo al termine di quel processo si vedrà se Marcello Dell'Utri è da considerarsi colpevole dal punto di vista giudiziario e penale oltre che da quello politico, come è già certo. (www.antoniodipietro.it)

sabato 10 marzo 2012

Invece di strepitare, forniteci il rendiconto

Invece di annunciare querele contro Luigi Lusi, invece di preannunciare accurate relazioni della società di certificazione Kpmg, perchè i rappresentanti legali del partito-fantasma della Margherita (Francesco Rutelli, Enzo Bianco e Giampiero Bocci) non fanno il piacere di comunicare in pubblico come e quanti soldi hanno speso negli ultimi cinque anni? Possibile che non si rendano conto del discredito in cui sono precipitati? Pensano davvero di cavarsela rinviando, confidando nella smemoratezza dei cittadini elettori per continuare a fare politica magari anche in una prossima legislatura?Dall’esplosione dello scandalo dei soldi della Margherita è ormai passato un mese abbondante, nel corso del quale sono state promesse e annunciate rapide convocazioni degli organismi societari per rendere trasparenti le spese e deliberare la restituzione allo Stato dei soldi rimasti in cassa. Possibile che ci voglia tanto tempo? E perchè mei? E la direzione del Partito Democratico non ha forse interesse a sollecitare che il rendiconto avvenga in tempi ragionevoli? (www.gadlerner.it)

Non scendo

“Negli anni ’49, ’50 i cortei erano cose serie. Allora non c’erano le orchestrine: c’era gente che scendeva in piazza arrabbiata perché reclamava la terra e il lavoro. E poi in parlamento i partiti di sinistra cercavano di tradurre politicamente tutta quella energia popolare per ottenere risualti concreti, avanzamenti tangibili delle condizioni materiali delle classi che rappresentavano.”

Così parlava Mario Monicelli, in una meravigliosa intervista di pochi anni fa.

Ma erano altri tempi.

Oggi non pretendiamo neanche più degli avanzamenti tangibili delle condizioni di vita e di lavoro, ci basterebbe non dover tornare indietro, ecco.

Ma oggi abbiamo il PD.

Il PD che non scende in piazza né con i metalmeccanici, né con i No-Tav, come non è mai sceso in piazza in molte altre occasioni.

Ecco, se un partito di sinistra, il più grande partito di sinistra, prende sempre le distanze, si chiama sempre fuori per paura di chissà che cosa, di fronte alle innumerevoli manifestazioni di scontento che ci sono state nel Paese in tutti questi anni, diventa più inutile di un libro di Veltroni.

Quindi, la domanda che ci facciamo, seriamente, è questa: a cosa serve il PD?

Il PD serve a... (http://donzauker.it)

venerdì 9 marzo 2012

La prova d'amore

Ora ce l’hanno col ministro Riccardi perché chiacchierando s’è lasciato andare a un momento di scoramento e non ha detto bene della celebre propensione del Pdl verso la strumentalizzazione di ogni cosa si muova o stia ferma. Non gliela perdonano, vogliono che se ne vada dal governo. Questo, mentre in tv Gasparri insiste a sostenere contro ogni evidenza che se sono ostili al prolungamento dei tempi della prescrizione, dipende esclusivamente dal loro desiderio di accorciare i tempi lunghi della giustizia. E non perché tutti i Gasparri sono tenuti tassativamente a salvare Berluconi dai processi, cosa che è chiara alla maggioranza degli italiani. Non perdonano a Riccardi molto meno di quello che hanno perdonato a Bossi che diede del fascista e del mafioso al piccolo cesare. Non si fidano di uno che non ha mai sottoscritto con un voto: «Ruby era la nipote di Mubarak». Manca la prova d’amore. (Toni Jop - L'UNITA' -)

Le vignette di Vauro a Servizio Pubblico 8/3/2012

giovedì 8 marzo 2012

Marco Travaglio a Servizio Pubblico 8/3/2012

Peracottai passi, ma Frattini è troppo

Insomma, il caso c’è. L’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni interviene “diplomaticamente” nel caso dei due marò arrestati in India e accusati di aver ucciso due pescatori. Su Facebook l’esponente leghista, ormai barbaro sognante, entra a gamba tesa e afferma che il nostro governo ha fatto la figura dei peracottai. Il che, almeno per il momento, non è così lontano dal vero. Peccato che poi il buon Maroni abbia voluto esagerare affermando: «Sono sicuro che col ministro Frattini la vicenda si sarebbe chiusa subito e positivamente». Ecco, non bisogna mai strafare nelle vita. (www.linkiesta.it)

Il ventriloquo e il pupazzo





Ancor più della decisione di Alfano di far saltare il vertice con Monti, Bersani e Casini sconcerta la motivazione: non vado a parlare di Rai e giustizia, queste cose non interessano agli italiani. In una botta sola Angelino si è autoproclamato supremo interprete della volontà del Paese, giudice unico del calendario parlamentare e leader maximo dell’umorismo involontario. Dopo aver intasato per molti anni le Camere con tonnellate di leggine ad personam elaborate dagli avvocati del Cavaliere, il prode Alfano sceglie la via della fuga ergendosi a paladino degli umori nazionalpopolari e riecheggiando l’interlocutore di Benigni-Johnny Stecchino: la vera piaga della Sicilia è il traffico.
Vero è che, comunque, al segretario del Pdl sarebbe toccato fare scena muta. La prospettiva di toccare qualcosa in Rai o sulla giustizia fa accapponare la pelle a Berlusconi: e se lo stomaco del ventriloquo tace anche il pupazzo di stoffa resta a bocca chiusa. L’ipotesi più benevola è, dunque, che Alfano abbia voluto evitarsi l’ennesima brutta figura, dovendo ammettere di non avere la delega del Cavaliere per trattare argomenti al di sopra della sua portata.
Altri, più maliziosi, sostengono che il malcapitato Angelino è talmente immerso nei guai da non raccapezzarsi più. Contestato da gran parte dei notabili, afflitto dai sondaggi che vedono il Pdl in caduta libera, invischiato nelle grane dei congressi e del mercato delle tessere, alle prese con intrighi e complotti, ignorato dai più. Roba da stressare anche un monaco tibetano. Così, dopo sofferta meditazione, Alfano avrebbe deciso il grande gesto per dare un segnale ai suoi: meglio battere in ritirata che infilarsi nel tunnel del senso di responsabilità. Un atto da vero statista! Ciò che Angelino non poteva sospettare è che fra i primi a manifestargli comprensione fosse nientemeno che Capezzone. Quando il destino decide di accanirsi su un povero sfigato gli trova subito l’anima gemella. (Marcello Del Bosco - IL RIFORMISTA -)

Tangenti a loro insaputa





La prima pagina della Padania di ieri e di oggi. Della vicenda delle tangenti leghiste di cui parlano tutti i giornali nessuna traccia.

mercoledì 7 marzo 2012

Il quid delle libertà

Prima ancora della bufera giudiziaria del Pirellone, Angelino Alfano aveva confermato il nuovo corso del Pdl. Alle amministrative senza la Lega. Perché tra Italia e Caroccio, i post-berluscones scelgono l’Italia.

Era ora che a destra qualcuno prendesse atto del conflitto strutturale tra interessi del Carroccio e interessi del Paese. E finalmente ne traesse le conseguenze.

Peccato che non sia andata così. Se qualcuno ha mollato l’altro, questo è stato il Carroccio. E il povero Angelino è come quei fidanzati che vengono lasciati ma dicono in giro che sono stati loro a decidere.

Esattamente come i proprietari di giornali messi lì dal fratello per scantonare il conflitto di interessi. O i segretari di partito investiti dall’alto. Che dicono a tutti di essere loro a decidere, e invece a decidere è ancora qualcun altro.

Tanto da dover rinunciare al salotto tv preferito, perché tutti – nel Pdl e fuori – possano continuare a far finta di niente. (Marco Bracconi http://bracconi.blogautore.repubblica.it/)

Tranquilli, fra poco i lumbard tornano a casa





Davide Boni me lo ricordo dritto sull’attenti all’Infedele con la mano sul cuore, lì vicino al fazzoletto verde, durante l’esecuzione del “Va’ pensiero” ad opera del coro dell’Orchestra “Giuseppe Verdi”. Altro che inno nazionale… Poichè l’uomo è dotato di una sua simpatica forma d’autoironia, mi auguro non debba patire troppo per i servizi da lui resi al partito, prima come assessore all’Urbanistica e poi come presidente del Consiglio regionale della Lombardia. Ma ormai è chiaro che la giunta di centrodestra ha le settimane contate, non conviene più neanche a Formigoni, e tanto meno a Bossi, prolungarne l’agonia. (www.gadlerner.it)

Biscottini per i marò





Spero che i soldati italiani incarcerati in India siano presto liberati non perché un ridicolo ex ministro della Difesa e qualche disperato giornale di destra fa casino – sai quanto se ne fottono un miliardo e 200 milioni di Indiani – ma perché sono innocenti. Non saranno scarcerati perché i bulletti della destra, come quel La Russa che disse di avere inviato “guaddro gaggia” (quatto caccia) in Libia gonfiano il petto vuoto, come se l’Italia fosse gli Stati Uniti e potesse pretendere l’immunità per i propri mlitari soltanto perché è più grossa e prepotente. Al massimo potremmo sempre lanciare un bombardamento di biscottini Loacker. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

martedì 6 marzo 2012

Maurizio Crozza a Ballarò 6/3/2012

Il mistero di Nicole Minetti







Un tema di fondamentale importanza. Sta succedendo qualcosa. Una sorta di conversione, me lo sento. Anche digitale. La consigliera della Regione Lombardia Nicole Minetti è scomparsa da facebook, twitter e persino dal sito web ufficiale. (http://nonleggerlo.blogspot.com/)







Come pecora in mezzo ai lupi


No, via, qualcosa non torna.
Si è molto parlato del manifestante No Tav che, dall’altro lato di una transenna e sotto le telecamere, va a parlare in faccia ad un carabiniere in assetto antisommossa al solo scopo di provocarlo e/o prenderlo per il culo.
No, non ad offenderlo, per favore.
Avergli detto che è una pecorella e avergli chiesto se si metta la maschera antigas anche per baciare la propria ragazza, non vuol dire offendere.
Sgomberiamo subito il campo da qualsiasi dubbio o interpretazione, ben consapevoli però che nel web gl’imbecilli – e soprattutto gl’imbecilli in malafede – sono sempre dietro l’angolo, insieme ai tegami delle proprie mamme (ecco, questo, casomai, vuol dire offendere): il manifestante è stato un irresponsabile, sì, e il carabiniere ha agito in maniera corretta.
E allora?
A parte il fatto che è facilissimo dare addosso a un ragazzo se si isola l’episodio senza contare l’esasperazione a cui un’intera comunità è arrivata dopo circa vent’anni di decisioni imposte, dove sta la notizia che tanto scalpore ha suscitato nei vari Mentana e compagnia bella, pretescamente contriti in un grottesco afflato di commozione per il senso dello Stato?
Un carabiniere che si comporta correttamente, da persona civile e da rappresentante delle forze dell’ordine di uno Stato democratico, invece di approfittare della copertura che gli offrono divisa, elmetto e istituzioni per massacrare di botte chiunque gli si pari davanti, è una notizia?
Un eroe, è stato detto; ha ricevuto persino gli elogi ufficiali del comandante generale dell’Arma.
E questo perché, pur avendo il potere di spaccare la testa ad un ragazzo disarmato che lo stava chiamando pecorella, non lo ha fatto.
Cazzo, che eroe.
Cioè, chiamandolo eroe si presuppone che, con il suo rinunciare alla cieca violenza e alle pulsioni primordiali, abbia compiuto uno straordinario e generoso atto di coraggio.
E allora, per contrappasso, ciò evidenzia che la normalità, secondo tutti gli opinionisti, sarebbe l’esatto contrario, e cioè il pestaggio a sangue del manifestante giovane (e dal comportamento stupido, lo ripetiamo).
Altrimenti qualcosa non torna.
E’ come se qualcuno vi elogiasse come eroe solo perché avete resistito all’istinto primitivo di violentare una ragazza particolarmente provocante. Oppure se, avendone l’occasione, non avete tuttavia rubato la borsetta ad una vecchietta che aveva appena riscosso la pensione.
Per una persona normale, sono comportamenti normali.
Diventano gesti nobili e, se vogliamo, degni di nota, solo se stiamo parlando di stupratori, ladri e compagnia bella.
Il lato tragicomico di tutto ciò è che tutti quelli che hanno indicato il giovane carabiniere come un eroe nazionale hanno in verità dato per scontato che solitamente il comportamento dei carabinieri, in situazioni simili, sia l’esatto opposto. Elogiando lui, hanno ammesso le violenze e i soprusi di cui si sono spesso rese protagoniste le nostre forze dell’ordine in questi ultimi anni.
Come dire, elogiarne uno per coprirne mille. (http://donzauker.it/)

Se questo è un presidente...

Napolitano si è rifiutato di incontrare quei pericolosi delinquenti dei sindaci della Val di Susa. Ha detto, digrignando la dentiera, "L'espressione del sacrosanto diritto al dissenso su qualsiasi scelta e decisione politica e di governo, deve escludere il ricorso a violazioni di legge, violenze, intolleranze e intimidazioni, come quelle che si sono purtroppo verificate anche negli scorsi giorni in nome dell'opposizione al progetto Tav Torino-Lione". Lo stile è lo stesso dei tempi dell'Ungheria quando pronunciò queste nobili e alte parole "L'intervento sovietico in Ungheria, evitando che nel cuore d'Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all'Urss di intervenire con decisione e con forza per fermare la aggressione imperialista nel Medio Oriente abbia contribuito, oltre che ad impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, abbia contribuito in misura decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell'Urss ma a salvare la pace nel mondo." A Napolitano va riconosciuta la coerenza. Pertini avrebbe invitato a pranzo i sindaci al Quirinale, Napolitano ci ha accolto invece per lunghi anni Berlusconi tra una firma per il Lodo Alfano e una per lo Scudo Fiscale.Io trovo gravissimo che il presidente della Repubblica non incontri dei suoi concittadini, rappresentanti delle istituzioni locali. Sono italiani e sindaci, non mafiosi o piduisti. Anche loro gli pagano lo stipendio, così come i loro padri e nonni, a lui deputato dal 1953. La Tav in Val di Susa non si farà. L'unica possibilità è deportare la popolazione come avveniva ai bei tempi di Stalin per ucraini e tartari. La Tav non serve, 22 miliardi per trasportare merci che con la ferrovia attuale sono meno del 50% della capacità. A chi vanno quei soldi? Perchè non vengono destinati alla scuola, alla sanità, all'innovazione? 360 docenti, ricercatori e professionisti hanno chiesto al presidente del Consiglio di tener conto dei risultati scientifici sulla inutilità della Tav a fronte di costi elevatissimi e di una distruzione ambientale. Nessuna risposta è pervenuta.Per bloccare la Tav bisogna informare gli italiani. Il blog lancia una due giorni No Tav in tutta Italia sabato 10 e domenica 11 marzo con la creazione di banchetti per la distribuzione di volantini. La mappa dei banchetti sarà aggiornata in tempo reale sull'area Foursquare del MoVimento 5 Stelle. Loro non si arrenderanno mai. Noi neppure. (www.beppegrillo.it)

lunedì 5 marzo 2012

La fine del nuovo inno PDL

Tra sviste e accuse di plagio di ogni tipo, era appena stato presentato al Congresso Pdl di Milano: ma il nuovo inno berlusconiano - "Gente della Libertà" - è già stato rimosso dal canale ufficiale del partito "a causa di un reclamo di violazione del copyright da parte di Dj Remix". E ho detto tutto. (http://nonleggerlo.blogspot.com/)

C'è voglia di legalità

Venerdì scorso abbiamo lanciato, tramite il sito web dell’Italia dei Valori, un sondaggio per sapere qual è, secondo i navigatori che ci seguono, il tema più urgente di cui dovrebbe occuparsi la politica.La maggioranza relativa del 27,17% ha risposto che prima di tutto dovrebbe essere varata una legge per impedire ai condannati di accedere alle cariche pubbliche. Al secondo posto, per i votanti, c’è la sostituzione del porcellum con una legge elettorale che permetta ai cittadini di scegliersi i loro parlamentari, oggi nominati invece dalle segreterie di partito.Seguono i problemi del lavoro e dell’economia: la lotta al precariato, la necessità di obbligare le banche a usare i soldi che prendono dall’Europa per riaprire il credito e aiutare la aziende in crisi, la difesa dell’art.18.Avete partecipato e risposto in molti, e io non credo che se il campione fosse stato ancora più ampio le riposte sarebbero cambiate di molto. Questi risultati, se uno li legge nel complesso, dicono una cosa molto chiara, molto vera e purtroppo anche molto grave. I cittadini sanno perfettamente quanto grandi siano i problemi che il Paese deve affrontare. Però sanno anche che non verranno risolti fino a che a occuparsene saranno gli stessi che prima li hanno creati, e poi non sono riusciti a risolverli prima che arrivassero ai livelli di oggi.Il primo problema dell’Italia sono proprio quelle persone che i problemi dovrebbero risolverli. Non si può vincere la corruzione se a combatterla sono politici corrotti o complici e solidali con i corrotti. Non si può restituire dignità al Parlamento e sperare che faccia delle buone leggi, se sui banchi ci stanno soltanto persone nominate da questo o quel capopartito non perché sono i più capaci ma perché sono i più fedeli e i più obbedienti.Se però guardiamo a quali sono le priorità del Parlamento oggi, l’urgenza di rinnovare la classe dirigente è scivolata in fondo alla lista, peggio di quando al governo c’era Berlusconi. La casta non è affatto scomparsa, si è solo acquattata dietro il governo Monti e adesso sta lavorando per farsi un’ennesima legge elettorale che gli permetta di restare al suo posto e di continuare come prima, anzi peggio di prima. (www.antoniodipietro.it)

Passaparola - Occupazione tedesca - Ida Magli - (dal blog www.beppegrillo.it)

sabato 3 marzo 2012

Il vero volto di Beppe

Cosa fa il leader quando le correnti si moltiplicano, i colonnelli prendono vita e decidono in autonomia e intorno alla quercia crescono come funghi i capetti? Distrugge tutto, o almeno ci prova, per confermare che il più forte rimane lui. E se va male, muoia Sansone con tutti i filistei. Sembra il manuale di comportamento dei dinosauri della politica, dei padroni del partito personale. Il paradosso, è che quel manuale lo segue alla lettera anche Beppe Grillo, quello che la vecchia politica se la voleva divorare a suon di invettive, sberleffi e prese in giro. "Il Movimento 5 stelle è morto, viva il Movimento 5 stelle", se n'è uscito ieri il capopopolo genovese sul suo blog. Il punto è che, secondo Beppe, M5S non è un partito: "Se non cambiamo, meglio scordarci le politiche". Tutto perché alcuni consiglieri comunali eletti con il monumento si sono lamentati per la mancanza di un'organizzazione interna criticando alcune scelte di Grillo e di Gianroberto Casaleggio, la cui società gestisce i contenuti del blog e la comunicazione tutta della industria Grillo. Apriti cielo: "Mi ha fatto cadere le palle, alcuni hanno scambiato il M5S per un partito e ora si sentono a disagio", denuncia il comico. E chi non è d'accordo, "nessuno lo obbliga". Che fa, li caccia? Pare di sì, anche perché poi punzecchia i militanti che nel weekend hanno organizzato un incontro a Rimini: "L'elenco dei punti di discussione è degno della migliore partitocrazia con la proposta finale di un leader del M5S. Se non cambiamo - tuona - è meglio scordarci le politiche". Di fronte a queste parole, i grillini si sono spaccati manco fossero elettori del Partito democratico. Chi sta con Beppe al 100% e chi invece lo accusa di sbagliare a "sconfessare" iniziative partite dal basso per rimediare al "caos assoluto" che c'è nell'organizzazione del M5S. "Caro Beppe, potevi pensarci due volte prima di offendere persone che donano al movimento spesso anche i propri fine settimana", scrive Stefano sul blog. E un anonimo: "Sono deluso! Il M5S nei sondaggi lo si dà a percentuali altissime e lo si vuole smembrare?". Per la risposta, occorre aspettare il padre padrone in versione oracolo. (LIBERO)