domenica 1 agosto 2010

Il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio ha tuonato ieri dalle colonne de "Il Fatto" contro Gianfranco Fini. E la cosa non avrebbe probabilmente provocato una scia di reazioni ed emozioni: voci (e lame) ben più autorevoli si stanno incrociando in queste ore... Ma per dare forza alla sua intemerata, questo parlamentare berlusconiano di antiche e tenaci frequentazioni radical-pannelliane non ha trovato di meglio che invocare un trattamento mediatico dell’attuale presidente della Camera che ha definito «ipotesi Boffo».

Come i nostri lettori sanno da sempre, come i cittadini italiani hanno potuto scoprire mesi dopo, come l’Ordine lombardo dei giornalisti ha sentenziato e come gli studenti di giornalismo stanno ormai imparando nelle scuole di tutta Italia, «ipotesi Boffo» significa la negazione dell’idea stessa di un’informazione corretta ovvero una martellante campagna di menzogne gabellate per verità come quella che il 28 agosto 2009 "Il Giornale" appena tornato nelle mani di Vittorio Feltri scatenò contro Dino Boffo, il galatuomo che allora dirigeva Avvenire.

Delle due l’una: o Stracquadanio non sa quello che dice o la sa troppo bene. Nel primo caso, dovrebbe vergognarsi e fare ammenda. Ma se la conclusione giusta fosse la seconda, se davvero il deputato pdl crede e grida che si possono fare (e pubblicare) carte false per colpire il bersaglio di turno, gliene saranno grati i suoi nemici, non i suoi amici... E dovrebbe fare ammenda chi gli ha dato un ruolo pubblico. (MARCO TARQUINI - AVVENIRE -)

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