sabato 21 agosto 2010



In Italia si continua a morire di lavoro, a volte anche nell'anonimato. E spesso nel silenzio assordante dei media. Si pensa: due righe di cronaca nera e la pratica si chiude. Dimenticando le storie di ingiustizia, dolore e disperazione che un evento del genere si porta dietro. L'ultima volta che si era parlato di sicurezza sul lavoro con inchieste, grandi titoli sui giornali e commenti politici, era stato per la Thyssen Krupp di Torino. Mesi dopo per la Umbria Olii. Davanti al grande evento sono in tanti a occuparsi delle vittime della guerra del lavoro. Più difficile, invece, farlo nella normalità dello stillicidio quotidiano. Persino ricostruire i numeri diventa un rebus. In molti casi, poi, i lavori vengono assegnati a imprese piccole, pagate in grigio e che magari fanno lavorare in nero. E i rischi aumentano. Cesare Damiano, quando era ministro del Lavoro per il centrsosinistra, aveva almeno provato ad arginare il problema cercando di varare il Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Ma poi il governo Berlusconi ha allentato molte norme. (www.ilfattoquotidiano.it)

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