sabato 13 febbraio 2010

Tra le massaggiatrici della Protezione civile, i transessuali di via Gradoli, certe attricette della Rai, certe ragazze di Lele Mora e certe escort del barese pare che non conosca crisi un solo mercato: le puttane. Si parla di una professione che in Italia è legale e che solo una minoranza ormai esercita in strada: la maggioranza, oltretutto sganciata da qualsiasi racket, lavora in casa propria e con approcci via internet e via telefono. Un paese provinciale può ritenere che la prostituzione sia essenzialmente un problema di arredo urbano, mentre un paese moderno, invece, dovrebbe chiedersi per quale ragione migliaia di persone che svolgono un mestiere legale non dovrebbero anzitutto pagare le tasse. La mancata risposta a questa domanda ha compiuto quei 52 anni che ci separano dall'abrogazione della Legge Merlin: e la semplice verità, da allora, è che la classe politica e la società civile non si sono mai occupate di un problema che imbarazza tutti. Si potrebbe far pagare le tasse alle prostitute, e pure salate, visto il giro di soldi rappresentato da questa branca del terziario irrinunciabile per tanti elettori e - a quanto pare - per tanti eletti. Si parla ovviamente delle volontarie, cioè la stragrande maggioranza: non delle schiave o delle minori che sono un problema di ordine rigorosamente pubblico. Si tratta di decidere se sia più immorale che una prostituta paghi le tasse oppure che non le paghi.
(FILIPPO FACCI - LIBERO -)


Se pagassero le tasse non la darebbero più ai politici.

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