Feltri dice che la prova dello scherzo sta nel presunto movente delle minacce: ottenere un’intervista dalla Marcegaglia, figurarsi, chi se ne frega di quella “rompicoglioni”. Purtroppo Porro non chiama Arpisella per avere un’intervista, ma perché la Marcegaglia, sul Corriere, ha criticato il governo B. e le campagne anti-Fini: “Al Giornale erano piccati per le mie dichiarazioni contro l’azione del governo”. È normale che un giornalista si lagni col portavoce del presidente di Confindustria perché ha criticato non lui, ma il governo? Queste crisi d’identità capitano ai giornalisti che lavorano per il capo del governo. In un altro Paese, si direbbe “conflitto d’interessi”. E non solo al Giornale, visto che Arpisella garantisce che Marcegaglia ha “concordato” la nomina di Riotta a direttore del Sole 24 Ore “con il benestare di Berlusconi e Letta”. Complimenti vivissimi. Dopo anni passati a sentire le geremiadi berlusconiane contro l’“uso politico della giustizia” e la “giustizia a orologeria”, abbiamo una prova su strada dell’uso politico dell’informazione e dell’informazione a orologeria.
Appena qualcuno critica o danneggia B., gli house organ sparano a vista. Per questo ogni paragone fra il Giornale (o Libero, anzi Occupato) e i giornali normali suona fesso. Quando la Santanchè (parlamentare del Pdl e concessionaria pubblicitaria prima di Libero,ora del Giornale), Sallusti (prima vicedirettore di Libero, ora del Giornale) e Belpietro (prima direttore del Giornale e di Panorama, ora di Libero) tirano in ballo le inchieste del Fatto su Schifani, fingono di non capire la leggera differenza. Noi, quando abbiamo una notizia, la pubblichiamo e, se dobbiamo criticare qualcuno, lo critichiamo. Il Giornale e Libero non hanno mai scritto un rigo contro Fini finché non ha iniziato a dissentire da B. Noi, prima di scrivere di Schifani, gli chiediamo se ha qualcosa da rispondere, non preannunciamo al suo portavoce che “gli rompiamo il cazzo per venti giorni”, salvo poi non scrivere niente perché quello chiama il padrone (nel nostro caso non saprebbe chi chiamare). Feltri, il 14 settembre 2009, intimò a Fini di rientrare nei ranghi (“Ultima chiamata: o cambia rotta o lascia il Pdl”): “Oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente – per dire – ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse di personaggi di An per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme”. Noi, con tutti i nostri limiti e difetti, siamo giornalisti. Loro che cosa sono? (Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO -)
.....servi, caro Marco, servi a libro paga.
Nessun commento:
Posta un commento