martedì 12 ottobre 2010
Profondo rosso
L’editoria è una brutta bestia. Ne è convinta anche Alessia Berlusconi, figlia di Paolo fratello del più noto Silvio, che in qualità di presidente della Pbf, holding di famiglia che controlla Il Giornale, scriveva nella relazione di bilancio a proposito del 2009: «La società e il gruppo dovranno ancora affrontare un anno difficile». Il 2009 è andato male e il 2010 produrrà altre inevitabili perdite.
Novità e conti in rosso
Nemmeno l’arrivo di Vittorio Feltri, pare con un maxi ingaggio come si conviene ai fuoriclasse («Berlusconi ha venduto Kakà per prendere Feltri» si scherzava a Milano), alla guida del Giornale l’anno scorso a luglio è riuscito a cambiare il risultato finale. Certo l’ex direttore dell’Europeo, dell’Indipendente, di Libero non ha lesinato gli sforzi, ne ha combinate di tutti i colori per raccogliere lettori, pubblicità e attenzioni. La pratica dei dossier, dal “trattamento Boffo” alle inchieste sugli Agnelli e poi su Fini fino alle sospette minacce alla Marcegaglia su cui sta indagando la magistratura, ha consentito al Giornale di invertire la rotta, di recuperare copie (+12,2% ufficiale a fine 2009, trend continuato anche quest’anno) ma Paolo Berlusconi ha messo mano l’anno scorso al portafoglio e dovrà farlo anche a fine 2010.
La See, società editrice del quotidiano fondato da Indro Montanelli - chissà se gli piacerebbe la formula di oggi? - ha chiuso l’ultimo bilancio con una perdita 17,4 milioni di euro. Per quest’anno la perdita potrebbe essere ridimensionata se la performance di vendite e di recupero di pubblicità (la cui gestione è stata affidata a Daniela Santanchè la cui società si occupa anche di Libero, ma il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, di proprietà della famiglia Angelucci, si è lamentato di esser stato trascurato perchè l’imprenditrice avrebbe un asse privilegiato con gli amici del Giornale) dovessero dare qualche soddisfazione nella parte finale dell’esercizio. Ma l’aria che tira nell’editoria non è certo entusiasmante.
E anche al Giornale ci sono novità forse propeduetiche ad altri cambiamenti. Feltri da un paio di settimane ha lasciato le redini della direzione ad Alessandro Sallusti e si è ritagliato un improbabile ruolo manageriale. Un segnale di distacco? Forse il segno della mancata realizzazione di un progetto, di cui a lungo si è parlato, come il passaggio della proprietà del Giornale a una cordata guidata dallo stesso Feltri? Per ora si va avanti così, tra qualche mese si vedrà. Potrebbe tornare di moda l’ipotesi di un maggior coinvolgimento della Mondadori, che ha una quota del 37% della società editrice del quotidiano di via Negri e ha sempre contribuito a ripianare le perdite. Segrate potrebbe anche rilevare la maggioranza del Foglio di Giuliano Ferrara, come conseguenza del divorzio tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario, azionista del giornale.
Paolo Berlusconi, intanto, deve fare i conti con una situazione delicata. Negli ultimi sei bilanci della Pbf sono state accumulate perdite per complessivi 110 milioni di euro, una cifra rilevante se si considera che accanto al Giornale, sempre in “rosso”, il fratello meno famoso e fortunato del presidente del Consiglio ha dovuto fronteggiare altre delusioni: la liquidazione della Solari.com (società creata per produrre e vendere decoder, finanziati dal governo Berlusconi...), la triste fine della controllata International Biomedical System, per non parlare della sfortunata avventura nelle metociclette con la Garelli. In più Paolo Berlusconi non può nemmeno consolarsi con il golf visto che il green di Tolcinasco, luogo modaiolo alle porte di Milano, è in perdita e l’anno scorso è pesato sui conti del gruppo per oltre 4 milioni di euro.
Fino a quando la holding di Paolo Berlusconi potrà sopportare questi bilanci in “rosso”? La salvezza sta in famiglia. Il fratello Silvio, patrimonialmente ben più solido di Paolo, non ha mai fatto mancare il proprio sostegno fin dai tempi di Montanelli, e ha confidato all’onorevole Bocchino, che deve «staccare un assegno di 10 milioni all’anno» per Il Giornale. Il presidente del Consiglio non si tira indietro per sostenere il fratello nella sistemazione dei conti, anche se ogni tanto fa finta di esser infastidito dalle aggressive campagne di Feltri. La Fininvest ha comprato anche il palazzo che ospita la redazione. Il premier è generoso. Ma, prima o poi, dovrà risarcire centinaia di milioni a Carlo De Benedetti per il Lodo Mondadori. E allora da qualche parte bisognerà tagliare. (Rinaldo Gianola - L' UNITA' -)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento