mercoledì 27 ottobre 2010

Storia di un disfacimento

Vedere il disfacimento dall'interno di un sistema politico, lo sgretolamento delle certezze, la nascita dei dubbi. A guardare quel che sta succedendo al Pdl, si riesce a capire alla perfezione lo stato dell'arte della res pubblica italiana. Lasciando stare le beghe parlamentari, le trattative sugli emendamenti, quel che sta avvenendo è tutto negli sguardi, nei silenzi, nei sorrisi di tante persone che stanno scoprendo, inesorabilmente, giorno dopo giorno, che niente sarà più come prima: che la bambagia non c'è più e che non c'è più nemmeno il consenso garantito da una leadership in perenne ascesa.


Tutti sanno, nelle stanze del potere berlusconiano, che la parabola è discendente. E allora vedi gente che fa un passo indietro, che aspetta il corso degli eventi: faccia interrogativa, sguardo impaurito. Oppure vedi il sorriso di quelli che si sentono finalmente liberi di dire quello che pensano, di quelli che riscoprono la passione di fare politica senza dover chiedere ogni volta il permesso.


Sono piccoli smottamenti prima del terremoto. Eppure i più attenti, e i più accorti, hanno già preso le dovute precauzioni. Hanno già scelto e preparato la via di fuga. Opportunismo, certo. Non potrebbe essere altrimenti. Ma anche sincera rivincita personale dopo anni di cervello "on demand", per dirla con il senatore Enrico Musso. Della serie: ditemi quello pensare e io lo penso; ditemi quello che devo fare e io lo faccio.


La paura prima della ritrovata libertà. Ecco quel che sta succedendo all'interno delle stanze del potere berlusconiano, di quelle politiche e di quelle aziendali. Attesa. Trepidazione. Come un sequestrato che sta per essere liberato dai suoi sequestratori, nelle stanze del potere quelli meno coinvolti, quelli che sono riusciti a sfuggire dalla sindrome di Stoccolma, dall'amore per il proprio carceriere, si stanno preparando a rivedere la luce, a rifare finalmente politica. Si preparano a ricominciare finalmente a vivere...


Gli altri, quelli che avevano investito tutto, inclusi loro stessi, sulla figura del capo supremo, non possono far altro che cercare di frenare la slavina imminente, di rinviare il più possibile il crollo definitivo. Questione di sopravvivenza, di spirito di conservazione, che con la politica non dovrebbero, almeno così si spera, averci davvero niente a che fare. O forse no? (Filippo Rossi - FAREFUTURO -)

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