Il Capo dello Stato, nel duplice ruolo di presidente della Repubblica e di presidente del Consiglio superiore della magistratura, oggi ha ricevuto 298 nuove leve della magistratura italiana. Tra gli inviti rivolti da Napolitano ai nuovi tirocinanti alcuni sono stati indirizzati al recupero della credibilità del potere giudiziario, che deve fuggire dai protagonismi mediatici, per riconquistare così la fiducia dei cittadini.
Tutti inviti condivisibili, sui quali vorrei fare alcune considerazioni doverose per smentire tutti coloro che considerano i giudici i responsabili del rapporto degradato tra politica e magistratura. La magistratura è composta di persone, di esseri umani. Non tutte queste persone possono essere in buona fede, qualcuno magari cede alla corruzione e strumentalizza la propria posizione per fare politica e affari, pur essendo nella magistratura.
Come, ad esempio, il giudice Squillante nel processo Sme. Ma questi casi sono e rimarranno isolati, questi giudici sono mele marce che si annidano ad ogni livello delle istituzioni.
I membri del governo screditano continuamente l’operato della magistratura, la umiliano e la criticano pesantemente attraverso telegiornali, quotidiani, rotocalchi e, perfino, attraverso le dichiarazioni di chi, come il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, dovrebbe tutelarne l’operato.
E’ normale che un Presidente del Consiglio definisca politicizzata la Consulta, poiché ha respinto una legge incostituzionale o che apostrofi i giudici come estremisti, comunisti, toghe rosse, venduti, politicanti, talebani, disturbati e degni di perizia psichiatrica?
E’ normale un governo che vari leggi anticostituzionali che imbavaglino e che impediscano l’efficiente funzionamento della macchina della giustizia?
E’ normale il fatto che il governo desideri una legge per eliminare le intercettazioni?
E’ normale che la politica intervenga per avocare a sé indagini in corso, per mettere in guerra tra loro le procure al fine di insabbiare ogni forma di accertamento giudiziario e che evidenzi l’eventuale coinvolgimento di alte personalità delle istituzioni?
E’ vero o no che la riforma della giustizia messa in campo da questo governo non prevede e non risponde minimamente all’obiettivo di ridisegno di una giustizia più efficiente e più veloce?
E’ vero o no che oggi la riforma della giustizia punta alla sottomissione del potere giudiziario a quello dell’esecutivo più che a garantire il funzionamento del comparto?
Trovo naturale che una categoria posta sotto assedio possa sviluppare uno spirito di unità, così come trovo scontato che chi ha interesse a sottometterla (il Pdl), voglia farla apparire “politicizzata”, mentre in realtà i giudici stanno difendendo i più alti valori dello Stato e della Costituzione.
Ai 298 tirocinanti io raccomanderei di tenere la schiena diritta, di non cedere agli attacchi e alle ingerenze della politica, cogliendo l’occasione, magari, di lanciare l’invito al governo in carica di potenziare le risorse a disposizione del comparto della giustizia, al quale mancano i fondi, le risorse umane e tecniche.
In tal senso, se questa fosse la direzione della riforma della giustizia, allora, saremmo ben lieti di parteciparvi, mettendo sul tavolo le numerose proposte contenute nel nostro programma. Proposte che, se accolte, riteniamo potrebbero rappresentare un boomerang per questa maggioranza, poiché hanno l’obiettivo di far funzionare, e non fare a pezzi la macchina della giustizia. (www.antoniodipietro.it)
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