venerdì 30 aprile 2010

Non so se Gianfranco Fini sia propriamente una pagliuzza nell'occhio del partito: sicuramente Claudio Scajola sta diventando una trave nell'occhio del governo. Qui non ci sono sfumature: i riscontri dei magistrati di Perugia dicono il vero oppure dicono acclaratamente il falso, il costruttore Diego Anemone ha comprato un mega appartamento per Scajola oppure non l'ha comprato, non ci sono mezze misure, insomma il ministro è coinvolto oppure non lo è, e di certo qualcuno si dovrebbe dimettere, dovrebbe andare a casa: o Scajola che nega il vero o i magistrati che sostengono il falso. Qui non c'è una complicata e fumosa indagine spersa per qualche galassia off-shore, non c'è un'affannosa ricerca di riscontri: magistrati e giornalisti sostengono che ci sono già, c'è l'appartamento di Scajola pagato in nero, c'è un altro appartamento comprato a un generale della Finanza, c'è la testimonianza dell'architetto che ha compiuto le transazioni, e c'è la ricostruzione documentale dei vari passaggi di denaro. Tutto falso? Magistrati e giornalisti siano degradati a falsari. Vero? Allora è il caso che il ministro fornisca qualche spiegazione seria, se possibile: senza appellarsi al segreto istruttorio, senza paventare «oscuri manovratori o disegni preordinati», soprattutto senza ostentare una «serenità» non facile da comprendere. Lui sarà anche sereno, noi un po' meno. (FILIPPO FACCI - LIBERO -)

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