venerdì 18 giugno 2010



«L a sveglia delle 4.30 del mattino mi ha regalato un privilegio senza pari: il silenzio della preghiera. Anche la statua di Pasquino, che mi guarda dalla piazza omonima quando apro le finestre, mi saluta con la sobrietà che meritano i primi istanti dell'alba. La vita è una meraviglia e Dio è sempre più rock. Grazie a Uno Mattina».
Sono queste le parole più sincere che Pierluigi Diaco abbia mai pronunciato in vita sua, anche se è difficile capacitarsi della sua presenza sul Foglio. Ringraziare Dio per aver finalmente coronato un suo sogno: condurre un programma su Raiuno. La storia di Diaco è la storia esemplare di una resistibile ascesa sociale nel demi-monde della tv romana, cominciata prestissimo con una raccolta devozionale degli interventi di Sandro Curzi (non è il solo danno combinato da quel vanitosone, pace all'anima sua) e proseguita poi con serrati corteggiamenti ai Veltroni e ai Fassino ma anche ai Belpietro, ai Costanzo, alle De Filippi.

Il ritratto più riuscito di questo blando avventuriero del piccolo schermo lo si deve a Filippo Facci: «Pierluigi Diaco, professione giovane e dj, creativo, nientologo del tutto, tuttologo del niente». Assolutamente privo di ironia, corteggia spudoratamente la banalità e programma con pignoleria la sua carriera: cerca di entrare nelle grazie di chiunque detenga un potere senza mai dispiacere l'interlocutore, inondandolo anzi di melassa e di condiscendenze. Le doti principali di Diaco sembrano essere appunto l'adulazione e l'opportunismo: è di sinistra ma anche di destra (lavora per la radio «giovane» del ministro Giorgia Meloni), dice di amare le donne ma anche gli uomini, parla da orecchiante ma anche da cultore di idées reçues, espresse preferibilmente in un italiano incerto. È giovane ma anche vecchio. Non ha un pensiero, ma finge di averlo, come tutti i cosiddetti opinionisti tv, insomma è un perfetto para-guru. Il conduttore ideale di questa Rai. (ALDO GRASSO - CORRIERE DELLA SERA -)


Condivido totalmente l' articolo di Aldo Grasso, aggiungo anche che il nostro paraculo anni fa scriveva per il Mucchio, mensile di musica e attualità che ascquisto ininterrottamente dal lontano 1977, quando già nell' ambiente giornalistico erano conosciute queste sue "qualità" . Per fortuna poi il direttore Max Stefani rinsavì e lo allontanò.

Nessun commento: