martedì 1 giugno 2010

Se un pubblico ministero intercetta un prete o un religioso deve avvisare immediatamente l’autorità ecclesiastica. Così stabilisce una norma presente nel cosiddetto disegno di legge intercettazioni, in discussione al Parlamento in queste settimane, sfuggita all’attenzione di quasi tutti i grandi mezzi di informazione, che amplia un privilegio di cui gli ecclesiastici già godevano. In precedenza, infatti, il superiore diocesano o religioso doveva essere informato dal pubblico ministero solo nel caso in cui fosse stata avviata “l’azione penale”, mentre ora il pm deve segnalare preventivamente alle autorità ecclesiastiche anche le eventuali intercettazioni nei confronti di un prete.

Se si intercetta un prete diocesano o un religioso, quindi, il pubblico ministero deve subito informare il vescovo della diocesi di appartenenza; e se ad essere intercettato è un vescovo – “coadiutore, ausiliare, titolare o emerito, o un ordinario di luogo equiparato a un vescovo diocesano, abate di un’abbazia territoriale” – “il pubblico ministero invia l’informazione al cardinale Segretario di Stato”, ovvero al card. Tarcisio Bertone.

Bocciati tutti gli emendamenti dell’opposizione che puntavano a sopprimere questa norma. “Perché un privilegio del genere deve essere previsto solo per i cattolici?”, ha chiesto il senatore del Pd Vincenzo Vita. In questo modo “si crea una discriminazione importante sulla quale non siamo d’accordo”. (INFORMARE CONTROINFORMANDO)


Per non offendere la Chiesa si sono inventati la norma dell' inchiappettamento al minore preventivo.

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