Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, a Berlino, interviene sulla crisi greca. Preferisce parlarne Oltralpe invece di venire in Parlamento e riferire sui provvedimenti che l'Italia adottera' per arginare gli effetti della crisi greca. Effetti gia' visibili sui mercati internazionali che, due giorni fa, hanno bruciato oltre 144 miliardi di euro.
Tremonti e' lo specchio del suo padrone: uno nega la crisi italiana, l’altro le ricadute di quella greca.
In conferenza stampa, al convegno dell'Aspen Institute Italia, il ministro dell’Economia rilascia sull’argomento vaghe dichiarazioni. Le risposte inevase riguardano il coinvolgimento delle banche italiane nel progetto di salvataggio della Grecia messo a punto da UE e FMI e sulla possibilità che l’Italia possa o meno essere a rischio contagio.
Il massimo che il ministro dell’Economia è riuscito a dire, lasciando intendere una risposta affermativa a entrambe le domande, è stato: "Sono qui per parlare dell'Ocse non delle magnifiche sorti dell'umanità".
Il ministro del Debito Pubblico, come vorrei ribattezzare Tremonti, sa benissimo che l’Italia ha un debito pubblico che, nel solo 2009 a suon di oltre 10 miliardi al mese, è esploso da 1625 miliardi fino a sfiorare i 1800, performance di indebitamento che non vedevamo dai tempi di "Bottino Craxi".
Tremonti, visti i continui ritocchi al ribasso per le stime del nostro Pil, deve invertire la rotta al debito pubblico, così come fece il governo Prodi, smettendo di finanziare la crisi con titoli di Stato di cui gli italiani pagheranno un prezzo salatissimo.
Vorremmo che Tremonti venisse in Parlamento a spiegare come intende gestire questo enorme buco nero da cui, è giusto precisarlo, è iniziato il tracollo della Grecia (ricordo che la Grecia è in questa situazione per un debito pubblico pari a un sesto del nostro).
La Grecia riceverà 110 miliardi di euro di aiuti. Il primo ministro tedesco, Angela Merkel, per decidere un anticipo di 8,5 miliardi ha dovuto spiegare in più sedi, istituzionali e non, al popolo tedesco perché era opportuno contribuire.
Noi, con estrema nonchalance, ne abbiamo in quota per ora 5,5 miliardi.
Domani il Consiglio dei Ministri delibererà con decreto il versamento di 5,5 miliardi, nessuna condivisione delle modalità e dei tempi, né con il Parlamento, né con gli italiani.
Questo vuol dire che se l’Italia sarà come la Grecia (o peggio), le responsabilità saranno da addossare a chi, intorno ad un tavolo, ha deciso per tutti gli italiani ignorando loro e larga parte della loro rappresentanza all’opposizione. (www.antoniodipietro.it)
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