venerdì 7 maggio 2010

Mosso dalla rabbia per il fatto che la figlia fosse sessualmente disinvolta, aveva verificato con la propria mano se la ragazza fosse ancora vergine o meno. Per questo, un uomo rischia una condanna per violenza sessuale.

Ad affrontare il caso è la Corte di Cassazione, annullando con rinvio una sentenza della Corte d'appello di Torino che aveva condannato l'imputato, un cinquantacinquenne, ad otto mesi di reclusione per violenza privata: l'uomo aveva aggredito la figlia sia verbalmente che inserendole due dita nella vagina, dopo che la giovane era tornata a casa oltre l'ora concordata, ed era al telefono con il proprio fidanzato. I giudici del merito avevano ritenuto che la condotta del padre fosse priva di connotazione sessuale, ma la Suprema Corte ha accolto il ricorso del procuratore generale del capoluogo piemontese, secondo il quale "nulla escludeva che l'uomo avesse agito su impulso sessuale che andava ravvisato anche in presenza della finalità di voler umiliare la figlia".

Per gli 'ermellinì della terza sezione penale, la Corte d'appello di Torino ha dato una "illogica motivazione", ritenendo che "nulla di libidinoso ebbe a stimolare l'imputato": la Corte territoriale, si legge nella sentenza n.17542, ha escluso "la configurabilità del reato sessuale dando decisivo rilievo al contesto in cui l'atto è stato compiuto, dal quale si desumerebbe che lo stesso fosse diretto a umiliare la figlia per la sua leggerezza di costumi". Ma cio,' secondo la Cassazione, "non esclude la valenza prevaricatoria del gesto sessuale, potendo l'intento punitivo essere conseguito con modalità meno invasive della libertà di determinazione del soggetto passivo". I giudici torinesi, dunque, dovranno riesaminare il caso sulla base del principio indicato dalla Suprema Corte. (REPUBBLICA)


Sarebbe stato più elegante accompagnare la ragazza da un ginecologo, o no ?

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