sabato 22 maggio 2010

Tutti «Michele Michele», ma allora il povero Marco? Nessuno che ne capisce il dramma? Vi rendete del micidiale uno-due che rischia di cancellarlo in un pugno di giorni? Prima, mercoledì scorso, l’annuncio che «Michele ciao» e tanti saluti al palchetto monologante in prima serata, il quadernino, i verbali, le barzellette. Lunedì, poi, se passasse la legge che vieta di pubblicare carte e intercettazioni prima del processo, Marco svaporerebbe proprio del tutto: un pesce senz’acqua, un uccello senz’aria, una farfalla senza crisalide, una mosca senza merda. Fortuna che non andrà come molti temono: le notizie, non necessariamente notizie di reato, si continueranno a dare comunque vada. Peraltro è divertente questa cosa per cui sembra che una notizia esista solo se è estratta da un faldone giudiziario: come se non esistessero le interviste, il giornalismo investigativo, le carte e i bilanci da spulciare, le visure da saper fare, quello che sulla Cricca ha fatto per esempio Fabrizio Gatti dell’Espresso o in parte ha fatto Saviano sulla Camorra. Come se, a costituire notizia, fosse solamente che tizio è indagato per un comportamento e non che il comportamento l’ha avuto. No inchiesta, no party: quando invece, all’estero, è quasi sempre no processo, no party. Chissà quando accadrà che la magistratura andrà a rimorchio dei giornalisti - italiani - e non viceversa. (FILIPPO FACCI - LIBERO -)


La mia modesta opinione è che quando questo regime finirà molti giornalisti si daranno alla fuga e Facci sarà uno dei podisti.

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