venerdì 14 maggio 2010
NAPOLI (14 maggio) - È morta l’infermiera del San Paolo che per protesta contro il mancato pagamento dello stipendio aveva deciso di tirarsi 150 milligrammi di sangue al giorno. Lunedì mattina la donna è svenuta mentre, come sempre, lavorava nel reparto maternità.È stato subito soccorsa dai colleghi, sono arrivati i medici che le hanno praticato il massaggio cardiaco, poi è stata portata al reparto di rianimazione dello stesso ospedale.
Per tre giorni è restata tra la vita e la morte, poi ieri mattina all’ennesimo controllo l’elettroencefalogramma è risultato piatto. Dopo le sei ore di osservazione previste dalla legge il marito, Michele Calabrese, ha dato l’assenso per l’espianto e la donazione degli organi. Secondo i colleghi sul certificato di morte c’è scritto «decesso per arresto cardio-circolatorio», ma lo stress, la rabbia, la disperazione hanno condizionato gli ultimi giorni di vita di Mariarca e forse non sono estranee alla sua morte. «Sono una dipendente dell’ospedale San Paolo e ho deciso di salassarmi ogni giorno fino a quando non verrà accreditato il mio stipendio. Può sembrare un atto quasi di pazzia, ma vuole dimostrare che stanno giocando sulla pelle e sulla salute di noi tutti»: è il 30 aprile e Mariarca Terracciano, infermiera della Asl 1, parla ai cronisti restando stesa su una barella mentre la siringa si riempie di sangue.
Il filmato viene rilanciato anche su You tube. All’ospedale San Paolo, come in tutta la Asl, è successo l’inimmaginabile: un’azienda pubblica non ha pagato gli stipendi. Qualche giorno prima il tribunale ha pignorato i conti della Asl per costringerla a saldare i debiti. Mancano 68 milioni di euro per pagare i 10mila dipendenti. In tutta la città i lavoratori organizzano la protesta: c’è chi marcia in corteo, chi sale sul tetto.
Mariarca che da anni lavora come infermiera, decide di rinunciare al proprio sangue. «Forse così si renderà visibile a tutti la difficoltà di noi dipendenti e degli ammalati», spiega ai giornalisti. Il 3 maggio la Regione trova i fondi e gli stipendi vengono accreditati. L’infermiera sospende la protesta.
Ma tutti quelli che l’hanno vista negli ultimi giorni raccontano che lei, una bella donna robusta di 45 anni, madre di due figli di 10 e 4 anni, continuava a essere tesa, preoccupata. Perl il mutuo da pagare, per il futuro dei figli. «Lo stipendio è un diritto», aveva detto ai cronisti. E ha continuato a ripeterlo ai colleghi fino all’ultimo giorno, fino a lunedì quando improvvisamente si è accasciata al suolo, in quella corsia dove non aveva mai smesso, nemmeno per protesta, di accudire gli ammalati. (DANIELA DE CRESCENZO - IL MATTINO -)
Contiamo l'ennesimo caduto di una crisi economica che il governo continua puerilmente a mascherare, impegnato a salvare il salvabile dallo scandalo delle case donate a suoi esponenti, familiari, amici, amichette, amici degli amici ecc..
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