venerdì 21 maggio 2010

Il ministro dell’Economia Tremonti si è preoccupato all'improvviso. È sembrato quasi caduto dal pero quando ha affermato che la crisi "è peggiore del previsto". È stato perfino disposto a fare la figura dell’incompetente dichiarando la necessità di una manovra da 24 miliardi. Come se la notizia fosse inaspettata anche per lui che ha avuto i numeri sotto il naso in questi due anni.

Questa crisi si è sviluppata nell’indifferenza del governo. Se l’esecutivo non avesse passato il tempo a negare l’esistenza della crisi ora forse ne saremmo già fuori e non saremmo qui a subirne le conseguenze. A partire dal 2008 l’Italia ha visto aumentare di dieci punti il proprio debito pubblico.

Ora Tremonti parla a mezza bocca di una sospetta volontà della Germania di uscire dall’euro. Anche questa non è una sorpresa: è ovvio che uno Stato sano, anche se in difficoltà, punti a liberarsi di “paesi zavorra” che non vogliono uscire dalla crisi. Ancor più ovvio che non vogliano più condividere le risorse con chi le gestisce in modo sconsiderato e corrotto come l’Italia.

Ma dov’era il ministro dell’Economia quando Berlusconi negava la crisi in nome di un bieco e personalissimo tornaconto? Dov’era il suo “cartellino rosso” quando il debito pubblico sprofondava mese dopo mese? E quando la cricca costruiva cattedrali nel deserto per il G8 sardo e per il Salaria Sport Village? Era a scrivere lo scudo fiscale a quattro mani con la cricca al fine di “sbiancare” i capitali degli evasori e dei malviventi, garantendo loro perfino l’anonimato. Questo governo non è affidabile, non lo è mai stato.

La Germania non uscirà dall’euro, chiederà semmai agli Stati non virtuosi di andarsene e di tornare una volta sanati i propri conti. E il giorno dopo questa richiesta la quotazione dell’euro tornerà a volare riconquistando la fiducia dei mercati internazionali. Il litigio di Berlusconi con Tremonti durante il Consiglio dei Ministri è solo un teatrino per convincere gli italiani che tutto è arrivato troppo in fretta. Tanto in fretta da giustificare il fatto che verranno sfilati dalle tasche dei cittadini anche gli ultimi spiccioli, le pensioni e le tredicesime.

Non mi stupirei nemmeno se il Governo avanzasse la proposta di una dolorosissima tassa patrimoniale del 20%, dopo aver diminuito di un misero 5% lo stipendio dei ministri.

Ma chi è parte del problema non può essere chiamato a risolverlo: è una vecchia regola, signori del governo. L’unica strada è quella di nuove elezioni lampo cambiando la legge elettorale. (www.antoniodipietro.it)

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