mercoledì 1 febbraio 2012

Dopo Twitter arriva la censura di Google





Dopo Twitter anche Blogger, il servizio di hosting gestito da Google, avrebbe deciso di applicare la modalità di blocco dei contenuti “per paese”, per ottemperare le richieste di censura su base locale.

CONTROLLO SELETTIVO - Lo ha scoperto il sito TechDows e la notizia sta facendo il giro del web. In pratica, se una nazione facesse richiesta di oscuramento di un determinato contenuto pubblicato su un blog il cui dominio è blogspot.com questo non sarebbe più accessibile dagli utenti di quello specifico paese. Secondo TechDows questa nuova politica è stata introdotta circa un mese fa e sarebbe già in atto in India e in Australia.

NON CAMBIA NULLA, FORSE - Il sito pubblica anche la spiegazione di Google – abbastanza simile a dire il vero a quella di Twitter – che sottolinea che “il passaggio a domini geolocalizzati permetterà di continuare a promuovere la libertà di espressione e la pubblicazione responsabile, fornendo al contempo maggiore flessibilità nel rispettare le richieste di rimozione valide ai sensi della legge locale”. Tradotto: potete dire quello che volete, basta che non dia fastidio a nessuno.

COME AGGIRARE L’OSTACOLO – Mountain View spiega comunque che “la rimozione dei contenuti può essere gestita su base locale e questo permetterà di limitare l’impatto al minor numero possibile di lettori” e spiega che “aggiungendo la sigla “/ncr” -’no country redirect”- in coda al dominio di un blog si potrà sempre avere accesso a pagine non geolocalizzate”. Il sito scaricherà un cookie temporaneo nel computer dell’utente, annullando tutte le impostazioni locali e continuando a indirizzare il navigatore alla versione internazionale del servizio blogspot.com.

L’OMBRA DELLA CENSURA? - Della protesta contro Twitter si era già parlato, con tanto di sciopero del “tweet”, svoltosi lo scorso 28 gennaio. Stupisce la scelta di Google di accodarsi all’uccellino. Una delle ricchezze del web è sempre stata la libertà di espressione a ogni costo. Grazie a Internet negli ultimi anni le persone sono riuscite a radunarsi rimanendo comodamente a casa. Sono nate proteste organizzate. Sono caduti governi incapaci di contrastare la trasmissione di notizie e aggiornamenti in tempo reale. Controllare i media tradizionali non bastava più. Si è riusciti a cambiare il mondo, e le aziende del settore hanno seguito quest’onda modificando gli apparecchi per andare sul web per renderli più intuitivi, meno complicati, più efficaci. Ora invece ci pensano gli stessi fornitori di servizi a “limitare” la possibilità di esprimersi. “Censura selettiva” o “controllo gelocalizzato” poco cambia. Se questa è la piega che sta prendendo la libera espressione sul web, prepariamoci a tempi duri. (www.giornalettismo.com)

1 commento:

lemik00 ha detto...

Internet una volta, non era una specie di parco giochi per bambini, era una cosa seria! Mi manca l'internet senza paracolpi per bimbi scemi.
Lemik00, see also: http://nosilent.blogspot.com/