sabato 11 febbraio 2012

Il joker e il professore





Non lo dirà mai nelle interviste di maniera che i Presidenti concedono in queste occasioni, ma Zio Barry (Barack Obama) deve chiedersi in queste ore di incontri con “Nonno Mario” chi siano questi benedetti italiani che adesso mandano come loro rappresentante in giro per il mondo un algido, austero, severo professore di sapore degasperiano, uno che non sorride quasi mai e non saprebbe raccontare una barzelletta neppure per salvarsi la vita, dopo un vecchio ragazzino logorroico tutto restaurato che sfoderava dentature, baciava, allumava Michelle, (notare l’espressione di zio Barry mentre B mima la forme della First Lady) gli saltellava attorno come un cucciolotto (”Mister Obama! Mister Obama!) e, pur essendo assai più anziano, voleva sembrare il figlio di quello che c’è adesso e non si vergogna della propria età. Di fronte al “tradizionale amico e alleato” (classica frase fatta di tutti gli incontri Usa-Italia) resta per gli americani il mistero di un’Italia capace di tutto e di niente, garrula e serissima, inaffidabile e fedelissima, ricca e povera, bella e orrenda, un’Italia che in pochi mesi, e senza neppure un’ elezione passa tra poli opposti (di personalità) come Silvio “the Joker” e Mario “the Professor”. Alla fine, si pone la stessa domanda che vige dal primo viaggio di DeGasperi nel 1947: il mondo, e l’America, prenderà sul serio una nazione che fatica a prendere sul serio sè stessa? Potremmo formulare la stessa domanda nei loro confronti (Clinton e Bush? Reagan e Obama?) ma la differenza è che noi la dobbiamo prendere sul serio per forza, questa America, che rimane il gorilla da 200 chili nella foresta delle scimmie. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)

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