giovedì 23 febbraio 2012
Un bullo chiamato Fiat
In un altro Paese, nel quale non vivranno mai gli italiani, se un giornalista fa un servizio che vuole mettere in cattiva luce un prodotto commerciale come un’automobile, il giornalista stesso avrebbe dovuto chiedere e ottenere una replica dell’azienda stessa a difesa del prodotto, nel programma stesso. Nel Paese nel quale viviamo, l’azienda offesa ricorre subito alla magistratura e ottiene un mostruoso risarcimento punitivo di 7 milioni di euro, qualcosa che stroncherebbe le gambe a qualsiasi programma o giornale che non fosse fortissimo e inevitabilmente passa non per giustizia, ma per vendetta prepotente. Corrado Formigli avrebbe dovuto essere meno frettoloso nello stroncare l”Alfa Romeo soltanto perché pare vada un poco più piano di Citroen e di Mini, perché la velocità e lo scatto non sono gli unici criteri assoluti di giudizio su un’auto. Ma La Fiat si è comportata da bullo nel cortile della scuola elementare e i bulli, quali che siano le loro ragioni, sono sempre odiosi, anche se fabbricassero le migliori auto del mondo. Per un’azienda che è ormai a corto di simpatia (eufemismo) presso l’opinione pubblica italiana, quello scatto di nervi è stato un orrendo spot pubblicitario, una cretinata anche peggiore dello spot fasullo sulla 500. Chi si occupa delle p.r. e della “immagine Fiat” o chi ha voluto quella ritorsione, dovrebbe essere licenziato. Non si pretende più stile, da chi produsse la Stilo, ma almeno intelligenza. (Vittorio Zucconi http://zucconi.blogautore.repubblica.it/)
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