Era brava Whitney Houston, bravissima, tecnicamente straordinaria, in grado di sorprendere,poi, per la simpatia e la comunicativa che, all’apice della sua carriera, metteva nei suoi spettacoli dal vivo. M non aveva, ed è questo il limite per il quale non è mai entrata nella leggenda, un repertorio all’altezza delle sue doti, confinata in un pop leggero ma inconsistente che non le ha mai consentito di fare un salto verso l’olimpo delle grandi. Certo, belle canzoni ne ha cantate, da “The greatest love of all” a “I will always love you”, ma troppo poche per passare alla storia.
Eppure le cantanti di oggi devono tutte qualcosa a lei, persino quelle italiane, prima fra tutte Giorgia, al suo stile, al suo approccio alla melodia, al suo modo, sorprendentemente tecnico, di cantare che, per un certo periodo di tempo, sembrava l’unico modo consentito.
La sua scomparsa non lascia un vuoto, perchè in realtà Whitney Houston era già andata via da tempo, pochi dischi, non interessanti, rari concerti, un sempre annunciato “grande ritorno” che non è mai avvenuto. Ma in molti la piangeranno, perchè è stata una delle grandi dive degli anni Ottanta e Novanta, una stella del pop che si è bruciata tropo in fretta. (Ernesto Assante http://assante.blogautore.repubblica.it/)
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