lunedì 31 maggio 2010

Tutto il mondo ha condannato senza esitazioni l'attacco della marina israeliana contro Freedom Flotilla tranne il magnifico trio degli Esteri italiano: Nirenstein, Mantica, Frattini.
"Esprimo grande rammarico per i morti e i feriti, ma è necessario sottolineare che la flottiglia ha portato avanti una provocazione che nulla ha a che vedere con intenti umanitari, altrimenti avrebbe accettato la richiesta che Israele le rivolgeva da giorni di far attraccare le navi al porto di Ashdod per essere ispezionate prima di far passare i doni a Gaza. La flottiglia ha invece raggiunto il proprio obiettivo, ovvero creare una grave crisi nei rapporti internazionali con un'azione di disturbo da parte di gruppi simpatizzanti di Hamas a bordo della nave. L'organizzazione terroristica, va ricordato, ha giurato di distruggere Israele e governa la Striscia di Gaza illegalmente da 3 anni danneggiando in primis la popolazione palestinese''.Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
"Non ho ancora elementi sufficienti per capire cosa sia successo ma la questione era nota da giorni. Questa vicenda si può classificare come una voluta provocazione: aveva un fine preciso, politico... Possiamo discutere sulla reazione israeliana, ma pensare che tutto avvenisse senza una reazione di una qualche natura era una dilettantesca interpretazione di chi ha provocato questa vicenda. Credo che in operazioni di guerra così delicate queste azioni spettacolari servano solo a peggiorare la situazione e a rendere ancora più impraticabile la strada del dialogo... Mi pare, che sia in atto una voluta provocazione per vedere fino a che punto Israele reagisce. Poi, sul merito della reazione israeliana, non do giudizi perchè ancora non conosco bene i fatti ma sperare che Israele non reagisse era un'illusione. Il principio della rappresaglia israeliana è un principio conosciuto nel mondo" Alfredo Mantica, sottosegretario agli Esteri
"Per una versione definitiva sarà necessario attendere maggiori informazioni da Israele", Meir ha detto che l'esercito israeliano è stato "costretto a reagire" dopo la decisione della Flottilla di "forzare il blocco... secondo quanto dichiarato dagli stessi organizzatori, la missione non era '''destinata a consegnare aiuti umanitari, ma a rompere l'assedio di Israele". Franco Frattini, ministro degli Esteri. (www.beppegrillo.it)


...e ci meravigliamo ? Ricordate le prime dichiarazioni di Frattini dopo il fermo dei tre operatori di Emergency ? Lui pregava che non fossero davvero terroristi, e La Russa li aveva già etichettati come tali.

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

sabato 29 maggio 2010

Easy Rider ha smesso di correre

E' morto Dennis Hopper, leggendario regista e interprete del film "Easy Rider". Lo vedo già scorazzare per le strade del Paradiso con la sua moto e l' inseparabile cappellaccio. Addio Eroe.

Questioni provinciali


I sacrifici dei Berlusconi




Varo del maxi yacht di Piersilvio Belusconi : è il primo modello della linea "Custom line 124", lungo 37 metri e costato 18 milioni di euro. (IL FATTO QUOTIDIANO)
Il presidente del Consiglio, questa mattina, ha insultato la Costituzione. Dopo la decisione dei giorni scorsi sulla crisi finanziaria, presa dal Consiglio dei Ministri, il Premier stamattina aveva espresso l'intenzione di non firmare il provvedimento se prima non lo avesse firmato il capo dello Stato. Solo qualche ora dopo, e probabilmente dietro consiglio, ci ha ripensato.
Berlusconi, in preda ai suoi deliri, forse non si rende più conto che è lui il Presidente del Consiglio ed è lui che deve assumersi determinate responsabilità.
Il Capo dello Stato è l'arbitro della situazione, mentre la gestione della cosa pubblica spetta al Premier e al suo Governo. Una differenza sostanziale dei ruoli che tra l'altro Berlusconi ha già dato prova di conoscere molto bene.
Probabilmente il Presidente del Consiglio cercava un complice, qualcuno che potesse metterlo a riparo da un futuro che comincia a temere.
A Napolitano toccherà dare un voto: dirà se reputa la manovra corretta o sbagliata. Ma le responsabilità del provvedimento saranno tutte del Governo che l'ha disegnato.
Mi auguro, sinceramente, che adesso Napolitano riprenda formalmente Berlusconi. Il premier aveva cercato, ancora una volta, di stravolgere totalmente la Costituzione. Voleva che il Capo dello Stato diventasse responsabile delle azioni del Governo.
Un Governo, quello targato Berlusconi, che ancora una volta "piange e fotte" alle spalle degli italiani. Questa manovra economica pesa esclusivamente sulle fasce più deboli e sulle zone più povere del Paese, che saranno costrette a stringere la cinghia e a trainare l'Italia fuori dalla crisi.
Una crisi che per il Premier è caduta dal cielo qualche giorno fa, dopo oltre un anno di bugie e ottimismo insensato.
Noi crediamo che questo Governo debba far pagare le tasse a coloro che con o senza lo scudo fiscale hanno rubato tanti soldi agli italiani, cominciando dallo stesso Presidente del Consiglio che ne ha fatte tante, come col conto All Iberian.
Ma d'altronde stiamo parlando di una classe dirigente che, mentre il sistema euro rischia il collasso, trova il tempo per una legge vergogna come quella sulle intercettazioni. Una legge alla quale ci opponiamo senza scampo e per la quale raccoglieremo le firme affinché venga abrogata. (www.antoniodipietro.it)

venerdì 28 maggio 2010

Ciao vecchio amico



Addio a Gary Coleman, protagonista della celebre serie "Il mio amico Arnold". Il 42enne è morto dopo essere stato ricoverato in gravi condizioni in un ospedale dello Utah per un brutto infortunio: l'attore statunitense sarebbe caduto battendo violentemente la testa. (CORRIERE DELLA SERA)
E’ il caso di dirlo, dopo le dichiarazioni in conferenza stampa per la presentazione della manovra finanziaria possiamo parlare di “governo ladro” nel senso stretto del termine.Berlusconi trova anche il tempo di sfottere gli italiani dicendo che a Mediaset era “bravissimo a tagliare i costi”. Ma se avesse pagato allo Stato, per le concessioni delle frequenze televisive, un equo 20% del fatturato di Publitalia, invece dell’1% di RTI, oggi sarebbe ancora su una cassetta di legno a vendere pubblicità a Milano 2, come raccontò Mike Bongiorno. In tredici anni dal, 1996 al 2009, l’Italia ha avuto il Pil positivo ad eccezione dei quattro governi Berlusconi. Se ne torni, quindi, ad amministrare le sue aziende, che sarebbero fallite (come scrisse Montanelli) se non fosse entrato in politicaIl Fondo Monetario Internazionale e Barroso approvano con soddisfazione la manovra, è così che si veste di credibilità il governo, ora che non ne ha più.
L’Europa ormai vede l’Italia come un caso senza speranze ed è completamente disinteressata a come questa voglia rientrare dall’immenso debito pubblico accumulato. L'importante è che paghi.Saranno gli italiani a “vedersela con Berlusconi”, avrà pensato Barroso. Nei suoi panni la penserei alla stessa maniera. Ora, però, tocca a noi italiani vedercela con queste piattole sociali che ci stanno succhiando pure l’ultima stilla di sangue.“Abbiamo vissuto per anni oltre le nostre possibilità” - detto da un uomo immerso nei processi fino al collo per corruzione ed evasione, detto dall’uomo più ricco d’Italia e divenuto tale navigando nel mare magnum del conflitto di interessi, detto dall’uomo che ha governato per quattro legislature - è un insulto all’intelligenza degli italiani.Berlusconi ha mentito sulla crisi per anni. Le sue parole di mercoledì, raffrontate a quelle dei mesi passati, sembrano il frutto di una demenza senile. Ha già dimenticato che per ben due anni, a reti unificate, ha colpevolizzato i cittadini di vittimismo e le opposizioni di disfattismo, occultando la crisi e impedendo così che l’Italia si preparasse all’onda d’urto che ora la sta travolgendo. Lui parlava di lodo Alfano mentre le fabbriche chiudevano, e gli imprenditori onesti espatriavano.Berlusconi e Tremonti, adesso, chiedono sacrifici con un piano privo di prospettive per il rilancio dell’economia e dell’occupazione. Tagliano le province (eccetto quelle padane) ma non le eliminano. Pensano ad una leggera riduzione degli stipendi, ma non dimezzano i parlamentari. Non toccano le pensioni ma non ti mandano in pensione, anche se loro la maturano dopo 2 anni. Riducono l’Irap per chi investe al meridione pur sapendo che i soldi non ci sono e che nessuno dall’estero verrà ad investire in Italia se non la criminalità organizzata. Il piano del governo taglia e non rilancia, è una spirale che trascinerà il Paese verso il fallimento. Gli italiani, gli imprenditori, i lavoratori (quelli rimasti), i pensionati devono diffidare di questo trasformismo del Presidente del Consiglio, frutto della disperazione di chi, ormai braccato, vuol giocare l’ultima carta.Il governo non può gestire la crisi poiché è parte fondamentale della crisi stessa, avendo creato un buco di 100 miliardi di debito pubblico nel solo 2009. Soldi spesi proprio da chi oggi colpevolizza gli italiani di aver vissuto oltre le proprie possibilità. E’ come se il titolare di un’azienda accusasse i propri dipendenti di essere la causa di una gestione spregiudicata delle proprie risorse.Il 12 giugno saremo a Roma per lo sciopero del pubblico impiego indetto dalla Cgil. Ci saremo per protestare contro questa manovra, in larga parte iniqua, ma anche per diffondere una proposta concreta e alternativa con un piano di austerity e di rilancio dell’economia. (www.antoniodipietro.it)
Berlusconi è un caso umano. Altrove gli darebbero il cappello di Napoleone, un cavallo a dondolo e una camicia di forza. In Italia è presidente del Consiglio, ma solo in apparenza. A Parigi ha spiegato che lui è solo l'ultima ruota del carro. "Chi guida un Paese non ha potere...posso solo dire al mio cavallo di andare a destra o a sinistra". Chi comanda sono "i suoi gerarchi". Il pensiero corre a Gasparri e La Russa e si ritrae di fronte al vuoto. Lo psiconano è avvilito e gli italiani confusi. Chi sarà il suo cavallo? Bondi, la Carfagna, la Brambilla o Lupi? O tutti insieme a fare due pariglie? In realtà il cavallo è lui, lo psiconano, che vuole recitare sempre ogni parte, anche quella dell'equino. E il vero cavaliere è Tremorti che, in nome e per conto della finanza internazionale, lo ha commissariato. (www.beppegrillo.it)

giovedì 27 maggio 2010

La cosa più sconvolgente del disegno di legge sulle intercettazioni approvato dalla Commissione Giustizia del Senato è che più si va avanti nell'iter legislativo e più viene peggiorato. Ciascun esponente della maggioranza vuole aggiungerci qualcosa di suo per lasciare il suo segno indelebile di censore e far piacere al capo.
Al centro della censura sarà soprattutto chi – come molti di voi - scrive notizie in rete. Perché con queste nuove norme tutti i siti (anche quelli amatoriali e non registrati come testate giornalistiche) diventano come i giornali, soggetti quindi all’obbligo di rettifica regolato dalla “Legge sulla stampa”.
Qualsiasi persona che sarà citata su un sito o blog potrà fare richiesta di rettifica: in questo caso, il blogger “deve pubblicarla entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. Per chi non rispetta tempi e modi previsti, la sanzione non è irrisoria: si rischia una multa fino a 12.500 euro.
Questo vuol dire che dietro un blog o un sito amatoriale deve sempre essere disponibile qualcuno per pubblicare la rettifica. Il blogger non può andare più in vacanza, assentarsi il fine settimana, decidere di prendersi un periodo di pausa dalla rete.
Oppure ci si immagina che dietro ciascun portale – anche amatoriale – ci sia sempre una redazione. È la tomba della libertà di informazione in rete. Soprattutto ora che si è visto che grazie a Internet si possono creare mobilitazioni importanti, senza la necessità di grandi risorse economiche o dell'appoggio dei grandi giornali.
Non sorprende questo accanimento censorio contro la libera circolazione delle idee: è tipico dei regimi in agonia. La storia lo insegna, da Mussolini a Ceausescu. Nel momento di esalare l'ultimo respiro i dittatori hanno stretto sempre più le loro maglie censoree. Ma più lo facevano e più le voci dell'opposizione si alzavano forti. Per questo è venuto il momento di urlare il nostro rifiuto. Più forte sarà e prima arriverà la fine del regime berlusconiano. (www.antoniodipietro.it)

mercoledì 26 maggio 2010

A proposito di prostata e di Berlusconi - visto che se ne parla. Non vedo il Cavaliere da molto tempo, ma nella mia memoria è stagliato il giorno in cui lo conobbi. Fu nel 1996, ad Arcore. Volle conoscermi lui. Mi dissero che era un tipo formale e mi consigliarono di agghindarmi di conseguenza. Mi parcheggiarono in una stanza piena di libri antichi, sinché, di lontano, vidi una sagoma bianca avvicinarsi alla porta-finestra: era lui in tuta da ginnastica, camminava piano, come dolente. Lo era. La prima parola che mi rivolse non fu «buongiorno», o «come va», o roba del genere. La frase fu precisamente questa: «Facci, Facci... non mi tira più l’uccello». L’avevano appena operato alla prostata, appunto. Poi le cose - come il Paese sa - gli andarono a posto. Io comunque ricordo questo: che risi. Risi proprio come uno scemo: io sbarbato e con la cravatta - il nodo me l’ero fatto fare - e lui in tuta di acetato come un brianzolo domenicale. Era Berlusconi, lo stesso uomo che un giorno sarebbe stato applaudito alla Casa Bianca e sarebbe comunque passato alla Storia con modalità ancora tutte da decifrare. Ricordo pure che in quei giorni, precisamente nel novembre 1996, Curzio Maltese scriveva su Repubblica: «Berlusconi è un politico finito, lo sanno tutti». Berlusconi c’è ancora. (FILIPPO FACCI - LIBERO -)


E' vero Berlusconi c'è ancora ! Forse era più corretto anche indicare tutte le leggi "ad personam" che hanno permesso al ducetto di continuare ad esserci.

Il ministro Tremonti è riuscito a imporre un programma di “sacrifici” a Silvio Berlusconi: le tasse non si tagliano, anzi si aumentano. La manovra da 24 miliardi avrà conseguenze pesanti: meno soldi per la sanità che significa meno servizi, salari più bassi per molti dipendenti statali e per i manager, meno risorse ai ministeri, ai partiti, ai parlamentari. Non si poteva fare altro, dicono.

Peccato che se ne siano accorti tardi. Bastava fare due conti già a novembre – e su questo giornale li abbiamo fatti più volte – per capire che il governo aveva mentito all’Unione europea e agli elettori. Non soltanto nei comizi, ma nei documenti ufficiali che prevedevano una crescita del 2 per cento nel 2010 e idem nel 2011.

Sarebbe stato il nuovo miracolo economico, un boom mentre il mondo crolla. Invece era solo una bugia, come prevedibile. Eppure a gennaio Tremonti parlava addirittura di una riforma per semplificare il fisco e ridurre le tasse. E l’8 di aprile, cioè poco più di un mese fa, giurava e spergiurava che non ci sarebbe mai stata una manovra estiva, soltanto una “correzione” di cinque miliardi per rifinanziare misure già stabilite come le missioni internazionali. Poi, da un giorno all'altro, i miliardi sono diventati 25.

La responsabilità del governo, però, è doppia. Non ha detto la verità sull’entità della crisi e, soprattutto, si è comportato in modo schizofrenico: una parte del governo, cioè Tremonti, si muoveva con prudenza mentre l’altra – da Scajola a Berlusconi – sprecava tempo e soldi che adesso sembrano ancora più importanti. Dagli appalti della “cricca” per il G8 alla mancia di 300 milioni concessi alle imprese giusto prima delle elezioni regionali, che non hanno inciso di una virgola sull’andamento dei consumi, per non parlare della privatizzazione di Alitalia o della “cancellazione” dell’Ici (è sparito il tributo, ma adesso i soldi ai Comuni li deve versare il governo). Anche Tremonti si è concesso lo sfizio di varare il carrozzone della Banca del Mezzogiorno. Se il governo non pensa a qualcosa per favorire lo sviluppo, questi tagli manderanno il Paese in una recessione profonda. (STEFANO FELTRI - IL FATTO QUOTIDIANO -)


L' abbiamo detto e ripetuto tantissime volte, se questo fosse un Paese normale, il Governo dopo una menzogna gigantesca sulla reale gravità della crisi ora sarebbe non a casa ma in esilio, perchè il popolo avrebbe assaltato le sedi istituzionali ! Ora è troppo tardi e il senso di responsabilità deve essere la stella cometa per cercare di uscirne, ma non dimentichiamo !!!!

martedì 25 maggio 2010


La loro priorità non cambia. Per Berlusconi e la sua cricca le intercettazioni sono un incubo. Per questo motivo il Governo ha fretta di chiudere la pratica. Già lunedì prossimo il testo sarà all'esame del Senato.
Per ragioni tecniche, etiche e istituzionali noi di Italia dei Valori ribadiamo il fermo contrasto all'ennesima legge criminogena che questo Governo e la sua maggioranza parlamentare si accingono a portare avanti.
Valuteremo con molta attenzione il comportamento del Capo dello Stato in relazione a questo provvedimento. Non lo vogliamo tirare per la giacchetta, non vogliamo renderlo corresponsabile, poiché questa legge criminogena è figlia esclusivamente di questo Governo. Ma certamente ci aspettiamo da cittadini, in difesa della Costituzione e dell'articolo 21, che il Capo dello Stato tenga la schiena dritta, mai come in questo momento.
C'è in ballo un provvedimento criminogeno, inemendabile, da respingere con tutte le forze democratiche possibili.
Proprio per questo l'unico emendamento che presenterà l'Italia dei Valori sarà quello relativo all'abrogazione completa del testo. Ritengo che ogni tentativo che una parte dell'opposizione si accinge a fare di emendare in qualche modo questo provvedimento, si presta a fungere da giustificazione, da contorno, da corollario.
Se questo testo dovesse diventare legge, come Italia dei Valori promuoveremo un referendum accanto a quelli per i quali è già in corso la raccolta firme (legittimo impedimento, acqua e nucleare).
Non sarà difficile raccogliere 500 mila firme, perché la realtà è che il Governo vuole questa legge solo per tutelare alcuni interessi.
Questo Governo e questa maggioranza vogliono questo provvedimento per ragioni specifiche, proprie di alcuni altissimi politici e personalità di quel mondo piduista che gira intorno al presidente del Consiglio. (www.antoniodipietro.it)

Firma lui !!


La crisi che non esisteva ed era un'invenzione dei giornalisti e le colpe degli italiani che non comprano più automobili e lavatrici per far girare l'economia e che noi non siamo la Grecia e neppure la Spagna e l'intervento del presidente del Consiglio con la sua telefonata nel cuore della notte che è stato risolutivo per salvare l'euro e i PIGS che sono sempre gli altri e l'ottimismo della volontà che fa crescere il PIL e i conti dello Stato che sono in ordine e il debito pubblico che è più basso degli altri Paesi e Tremorti che è un genio della finanza e ha inventato lo Scudo Fiscale che ha sanato i capitali degli evasori all'estero e le Grandi Opere da decine di miliardi di euro senza copertura economica e il partito dei pessimisti che diffondono menzogne e gli italiani che si devono rimboccare le maniche e mettersi a lavorare e le missioni di pace che costano miliardi di euro. E ora, che la crisi è arrivata e non si può più negare, ecco le palle di giornata. Non ci sarà "macelleria sociale" (forse nel senso che non ci saranno pestaggi stile Diaz e Bolzaneto: le macellerie messicane) e che "non metteremo le mani nelle tasche degli italiani". Ecco, ma allora, i 28 miliardi di euro se non li prende mettendoci le mani in tasca, dove le metterà le mani? Nel dubbio non chinatevi a raccogliere le margherite. (www.beppegrillo.it)

lunedì 24 maggio 2010

La battuta del giorno

"E' una manovra straordinaria che ci chiede l'Europa. Ci saranno sacrifici molto pesanti, molto duri che siamo costretti a prendere, spero in maniera provvisoria per salvare il nostro Paese dal rischio Grecia. Capiamolo così e ci capiamo tutti". (GIANNI LETTA, eminenza grigia del PDL)

A capire abbiamo capito benissimo ! Ma come la mettiamo con le cazzate sparate da Berlusconi sulla crisi che aveva solo sfiorato l' Italia ?

Germano attacca il Governo ma al TG 1 non si sente

“Ok…benissimo…mmmhhh”. E poi una risata fragorosa della platea. Questo è l’audio che i telespettatori del Tg1 delle 20 hanno ascoltato ieri sera, mentre sullo schermo scorrevano le immagini del discorso dell’attore Elio Germano alla cerimonia di premiazione del festival di Cannes. Un presunto inconveniente che non ha permesso di fare ascoltare la dedica di Germano “agli italiani, che fanno di tutto per rendere l’Italia un paese migliore, nonostante la loro classe dirigente”. Ma non è finita: la clip di 22 secondi, con audio totalmente sballato, si conclude, le immagini tornano sull’inviato a Cannes, Vincenzo Mollica (in apertura Mollica aveva annunciato “un momento polemico nei confronti del governo italiano”), che sembra non accorgersi dell’inconveniente e chiude il collegamento dopo 8 secondi, passando la linea allo studio.

A questo punto accade qualcosa di prodigioso: in meno di 30 secondi la redazione del Tg1 riesce a preparare il testo dell’intervento dell’attore italiano e la sua foto sullo sfondo. Il conduttore del notiziario, Attilio Romita, ha già il foglio in mano: “Nel collegamento Vincenzo Mollica – dice - ci ha annunciato una frase dell’attore Elio Germano che però non abbiamo potuto ascoltare, allora vi dico io che Elio Germano…” e qui inizia la frettolosa lettura delle parole dell’attore da parte del conduttore.

“Non ci sono prove, ma ciò che desta sospetto è che Romita avesse già pronto il foglio con il testo di Elio Germano da leggere”, spiega Loris Mazzetti, dirigente Rai, già regista e curatore de “Il Fatto di Enzo Biagi”: “Può esserci stato – continua Mazzetti - un inconveniente tecnico, la regia potrebbe avere aperto il canale audio sbagliato. Anche a me, da regista, sono capitati incidenti simili, ma bisognerebbe avere la prontezza di staccare e rientrare subito in studio, senza far concludere la sequenza. Ripeto, l’inconveniente ci sta, il sospetto nasce da ciò che è successo in studio. Non è un segreto che l’effetto della viva voce dia una rilevanza diversa all’evento rispetto alla semplice lettura di una dichiarazione”.

“Non è la prima volta che il Tg1 mostra sequenze incomprensibili o immagini non collegate all’evento” spiega Francesco Siliato, docente di Cultura dei Media al Politecnico di Milano. “Decontestualizzare le affermazioni dell’attore e farle leggere in studio – continua Siliato – significa “svalorizzare” l’evento. Che si tratti di un inconveniente voluto o meno, ha prodotto l’effetto di togliere totalmente peso alle affermazioni di Elio Germano”. Siliato spiega che in tutte le analisi qualitative sui prodotti televisivi, si evidenzia il calo di attenzione del pubblico quando un’affermazione non viene mostrata ma solo riportata. “Il Tg1 – conclude il docente – mostra crepe consistenti nella sua credibilità, a partire dalla gerarchia e dalla selezione delle notizie”.

Siliato risponde indirettamente anche al direttore del Tg1 Augusto Minzolini, che ieri dalle colonne del Corriere della Sera ha manifestato la sua predilezione per i conduttori “che non commentano le notizie con la mimica facciale” (detto con riferimento a Maria Luisa Busi): “In questo modo – spiega Siliato - finisce la funzione giornalistica. Un conduttore che legge senza interpretare minimamente, toglie forza alla notizia stessa. Nel caso di Elio Germano, la lettura piatta equivale a dire “non è successo niente, è solo la frase di un attore che ritira un premio”. Si svuota, quindi, l'affermazione stessa". (SIMONE CERIOTTI - L' ANTEFATTO -)

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 23 maggio 2010



Per comprendere come il 23 maggio a Palermo, così come nel resto del Paese, non sia un giorno qualsiasi, basta osservare l’ingresso dell’aula bunker del carcere Ucciardone. Oltre tremila studenti arrivati da tutta Italia a bordo delle due navi della Legalità, ribattezzate «Giovanni» e «Paolo», accompagnati dai propri insegnanti, si sono incontrati poco dopo le nove del mattino, per stringersi nel ricordo commosso del 18 anniversario della strage di Capaci. La data di quell’attentato mafioso, che costò la vita al giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e ai tre agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, rapresenta dunque un momento di riflessione cui i giovani hanno dimostrato ancora una volta di non voler rinunciare.

Ma soprattutto testimonia come quel sacrificio non sia stato vano. Aperto con la lettura di un messaggio inviato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha ribadito il «sostegno alle indagini che cercano di chiarire gli aspetti ancora oscuri delle stragi», l’incontro ha visto la partecipazione di alcuni dei più alti rappresentanti dello Stato e della magistratura. Dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, che ha anche deposto una corona di fiori sul logo dell’eccidio, al Guardasigilli Angelino Alfano, al ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Da tutti, l’appello rivolto ai giovani è stato quello alla coesione contro un nemico comune: la mafia. (LA STAMPA)

Non so a voi, ma vedere in tv Alfano (Alfano !!!!), Gelmini (la Gelmini !!!!) e Maroni, a questa importantissima ricorrenza, mi girano notevolmente i coglioni !



Forse sarà il definitivo inciampo del regimetto. Forse lo scandalo – nazionale e internazionale - per questa legge eversiva che cancella la libertà di stampa in Italia insieme con la libertà di indagine, finirà per travolgere il Cavaliere e i suoi zelanti fabbricatori di rifugi legislativi scavati per difendere i suoi affari sontuosi e i suoi miserevoli dopocena.

La scena è notevole. Manipoli di senatori che a notte alta difendono la vendetta legislativa del Capo. Fabbricano filo spinato, dispongono multe ai giornalisti e editori, inceppano intercettazioni, fissano scadenze alle indagini, proibiscono, aggirano, nascondono. Vogliono che nulla possa essere raccontato sui giornali fino alla prima udienza del processo. Vogliono farci dimenticare cognomi e storie. Da Mills a Scajola, passando per un centinaio di altri labirinti illuminati fino a ieri, la Cricca e le scalate bancarie, le escort e i dalemiani pugliesi, le cliniche milanesi, l’Aquila, la Maddalena, le saghe siciliane, calabresi, campane, le telefonate della famiglia Mastella e quelle di Luciano Moggi.
E mentre questi insonni senatori lavorano di notte, fuori si addensa la tempesta perfetta. A chi piace questa legge? A nessuno tranne al Sultano che la pretende, al drappello dei ghedini che gliela stanno tagliando su misura e naturalmente agli invisibili banditi, faccendieri, corruttori, che non vedono l’ora di raddoppiare indisturbati i loro traffici di uomini, appalti, denari.
Non la vogliono i magistrati, né le forze di polizia. Protestano gli editori, i giornalisti, per fortuna anche quelli di Mediast, praticamente tutti, tranne l’astuto Minzolini. Protesta l’opposizione. L’Europa inorridisce. Gli americani ci fanno sapere quanto le deplorano per vie ufficiali e clamorose. Semplicemente perché sono norme che violano il buon senso, tutte le leggi e naturalmente la Costituzione. Sono norme criminogene. Fatte per proteggere i criminali dalla giustizia. Per accecare l’opinione pubblica. Per cancellare la cronaca, il diritto, trasformare questo Paese in un luogo senza storia, senza politica, senza futuro.

Se tutte le sirene d’allarme continueranno a suonare, forse questa legge non vedrà mai la luce. E pure il Cavaliere, rimasto al buio, sebbene indossando l’accappatoio bianco, finirà per inciampare e cadere. In alternativa prepariamoci alla disobbedienze, pubblicare subito, pubblicare tutto. A fabbricare qualche migliaio di blog a Hong Kong. O almeno uno. (PINO CORRIAS - www.voglioscendere.ilcannocchiale.it)
Il MoVimento 5 Stelle mantiene le promesse e ha presentato un ricorso per mandare a casa Formigoni. I nostri avvocati hanno verificato che Formigoni in Lombardia e Errani in Emilia Romagna sono ancora ineleggibili nonostante il decreto del Parlamento del 15 aprile scorso. Il duo Pdl-Pdmenoelle ha superato i due mandati consecutivi. Formigoni e Errani non potevano essere eletti. La legge è chiarissima, articolo 2, comma f: "previsione della non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del Presidente della Giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto, sulla base della normativa regionale adottata in materia". Il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida lo ha confermato in una intervista. Nelle prossime settimane ci sarà un'udienza al Tribunale di Milano per discutere sulla eleggibilità di Formigoni. Il blog la seguirà. Il silenzio di TUTTI i partiti sulla ennesima violazione della legge e l'indifferenza verso gli elettori è la prova che le elezioni per loro sono solo una spartizione di seggi e di rimborsi elettorali. (www.beppegrillo.it)

sabato 22 maggio 2010

Tutti «Michele Michele», ma allora il povero Marco? Nessuno che ne capisce il dramma? Vi rendete del micidiale uno-due che rischia di cancellarlo in un pugno di giorni? Prima, mercoledì scorso, l’annuncio che «Michele ciao» e tanti saluti al palchetto monologante in prima serata, il quadernino, i verbali, le barzellette. Lunedì, poi, se passasse la legge che vieta di pubblicare carte e intercettazioni prima del processo, Marco svaporerebbe proprio del tutto: un pesce senz’acqua, un uccello senz’aria, una farfalla senza crisalide, una mosca senza merda. Fortuna che non andrà come molti temono: le notizie, non necessariamente notizie di reato, si continueranno a dare comunque vada. Peraltro è divertente questa cosa per cui sembra che una notizia esista solo se è estratta da un faldone giudiziario: come se non esistessero le interviste, il giornalismo investigativo, le carte e i bilanci da spulciare, le visure da saper fare, quello che sulla Cricca ha fatto per esempio Fabrizio Gatti dell’Espresso o in parte ha fatto Saviano sulla Camorra. Come se, a costituire notizia, fosse solamente che tizio è indagato per un comportamento e non che il comportamento l’ha avuto. No inchiesta, no party: quando invece, all’estero, è quasi sempre no processo, no party. Chissà quando accadrà che la magistratura andrà a rimorchio dei giornalisti - italiani - e non viceversa. (FILIPPO FACCI - LIBERO -)


La mia modesta opinione è che quando questo regime finirà molti giornalisti si daranno alla fuga e Facci sarà uno dei podisti.


Viceministro di Obama: intercettazioni indispensabili contro il crimine. Alfano balbetta.

venerdì 21 maggio 2010

“FareFuturo” nel senso di fare politica, o semplicemente nell’accezione di “fare ammuina”? Tra le due cose corre un abisso, l’on. Fini ne è certamente al corrente. Il presidente della Camera sembrava deciso a un futuro di politica da statista, quando nell’assemblea dei dirigenti del Partito di Berlusconi si rifiutò di fare il predellino del padrone, e replicò a brutto muso all’aspirante Putin, pronunciando addirittura, come sintesi di una politica da destra europea, la parola magica che sul tirannuccio di Arcore ha lo stesso effetto dell’aglio per i vampiri: legalità.

La faccia feroce dell’onorevole Fini, però, non era evidentemente una scelta di vita, ma più probabilmente una “scena” per le televisioni, visto che due giorni fa il suo ventriloquo più accreditato, l’on. Bocchino, ha preannunciato la piena lealtà di un voto favorevole alla legge sulle intercettazioni, che il Sultano all’italiana esige approvata dai suoi eunuchi a tappe forzate, entro giugno.

In realtà, come sa il lettore di questo giornale ma non sa il 90% degli italiani minzolianamente disinformato, non si tratta di una legge per difendere la nostra privacy. Il controllo illegale, il caimano lo ha sempre incoraggiato e premiato. La legge dovrebbe chiamarsi perciò “criminali liberi” visto che molti di loro senza l’irrinunciabile strumento delle intercettazioni non saranno mai scoperti. E ancor più “giornalisti in galera”, visto che questo accadrà per chi vorrà ancora raccontare ai suoi lettori qualche frammento di verità scomoda.

Una legge del genere non è una “stretta” (comunque di regime!), come pudicamente vanno omertando testate cerchiobottiste della sera coi loro editorialisti alla don Abbondio. Si tratta invece di un primo tassello di vero e proprio FASCISMO, perché solo il fascismo, nell’arco dell’intera storia unitaria italiana, ha considerato e punito come crimine penale un resoconto di cronaca.

L’onorevole Fini riesce a immaginare una destra europea capace di compiere un’infamia del genere contro la democrazia liberale? Una signora Merkel che anziché bastonare i banchieri speculatori forgia manette per la Frankfurter Allgemeine e la Süddeutsche Zeitung? Enormità impensabili, e infatti ieri gli ambienti vicini a Fini lasciavano trapelare “subbuglio”. Conteranno solo i fatti, però: questa legge liberticida e criminale un liberale anche tiepido la boccia. Punto. Altrimenti ha già rinunciato a fare politica e si è rassegnato a fare il predellino. (PAOLO FLORES d' ARCAIS - IL FATTO QUOTIDIANO -)


Un rapporto entro sei mesi sulle questioni sollevate dalla creazione della prima cellula batterica sintetica: all'indomani dell'annuncio dei risultati ottenuti dal biologo americano J.Craig Venter, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha chiesto alla commissione di bioetica della Casa Bianca di redigere uno studio approfondito. Obama ha detto che i nuovi sviluppi sollevano "timori autentici". Mentre possibilista e cauto appare il Vaticano, con un cenno di apprezzamento per il valore della scoperta dal capo dei vescovi cattolici, cardinale Bagnasco.
La creazione della cellula artificiale "è un ulteriore segno della grande intelligenza dell'uomo". Così, a Torino, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, prima di entrare in Duomo per visitare la Sindone, insieme ai pellegrini della diocesi di Genova, ha commentato la notizia della nascita della prima vita artificiale. (REPUBBLICA)


Traducendo in termini "terra terra" il commento di Bagnasco il significato è : l' uomo conserva ancora un minimo di intelligenza ma non è questo il momento di discuterne visto i tanti problemi che ora ha la Chiesa, specialmente dopo la puntata di ieri di Annozero dove ci hanno praticamente asfaltato sul caso dei preti pedofili !.
Il ministro dell’Economia Tremonti si è preoccupato all'improvviso. È sembrato quasi caduto dal pero quando ha affermato che la crisi "è peggiore del previsto". È stato perfino disposto a fare la figura dell’incompetente dichiarando la necessità di una manovra da 24 miliardi. Come se la notizia fosse inaspettata anche per lui che ha avuto i numeri sotto il naso in questi due anni.

Questa crisi si è sviluppata nell’indifferenza del governo. Se l’esecutivo non avesse passato il tempo a negare l’esistenza della crisi ora forse ne saremmo già fuori e non saremmo qui a subirne le conseguenze. A partire dal 2008 l’Italia ha visto aumentare di dieci punti il proprio debito pubblico.

Ora Tremonti parla a mezza bocca di una sospetta volontà della Germania di uscire dall’euro. Anche questa non è una sorpresa: è ovvio che uno Stato sano, anche se in difficoltà, punti a liberarsi di “paesi zavorra” che non vogliono uscire dalla crisi. Ancor più ovvio che non vogliano più condividere le risorse con chi le gestisce in modo sconsiderato e corrotto come l’Italia.

Ma dov’era il ministro dell’Economia quando Berlusconi negava la crisi in nome di un bieco e personalissimo tornaconto? Dov’era il suo “cartellino rosso” quando il debito pubblico sprofondava mese dopo mese? E quando la cricca costruiva cattedrali nel deserto per il G8 sardo e per il Salaria Sport Village? Era a scrivere lo scudo fiscale a quattro mani con la cricca al fine di “sbiancare” i capitali degli evasori e dei malviventi, garantendo loro perfino l’anonimato. Questo governo non è affidabile, non lo è mai stato.

La Germania non uscirà dall’euro, chiederà semmai agli Stati non virtuosi di andarsene e di tornare una volta sanati i propri conti. E il giorno dopo questa richiesta la quotazione dell’euro tornerà a volare riconquistando la fiducia dei mercati internazionali. Il litigio di Berlusconi con Tremonti durante il Consiglio dei Ministri è solo un teatrino per convincere gli italiani che tutto è arrivato troppo in fretta. Tanto in fretta da giustificare il fatto che verranno sfilati dalle tasche dei cittadini anche gli ultimi spiccioli, le pensioni e le tredicesime.

Non mi stupirei nemmeno se il Governo avanzasse la proposta di una dolorosissima tassa patrimoniale del 20%, dopo aver diminuito di un misero 5% lo stipendio dei ministri.

Ma chi è parte del problema non può essere chiamato a risolverlo: è una vecchia regola, signori del governo. L’unica strada è quella di nuove elezioni lampo cambiando la legge elettorale. (www.antoniodipietro.it)
L'economia è comunista. Lo psiconano non lo ha ancora detto, ma la sua è una certezza.. La crisi è un'invenzione di Travaglio e di Santoro in combutta con le toghe rosse. L'euro debole per Testa d'Asfalto (negli ultimi tempi meno bitumato del solito) è una grande opportunità per le esportazioni. Berlusconi quando parla, vende, ma la realtà è leggermente differente. Con un euro debole le importazioni costano di più. E l'Italia importa in misura sempre maggiore. Nel periodo gennaio-aprile 2010, rispetto allo stesso periodo del 2009, le esportazioni sono aumentate dell'8,9%, ma le importazioni sono cresciute del 14,5%. Nel primo quadrimestre del 2009 il saldo commerciale era stato disastroso, MENO 4.818 milioni di euro. Nel 2010 siamo riusciti a fare peggio, MENO 7.063 milioni. Se un anno fa il bicchiere dell'import/export era mezzo vuoto, oggi è completamente vuoto. La nostra fortuna è che Berlusconi lo vede mezzo pieno, le sue parole sono rassicuranti: "La svalutazione dell'euro nei confronti del dollaro favorisce le nostre esportazioni... tutto ciò che può portare a un incremento delle esportazioni significa lavoro e ricchezza in più: è la linea che dobbiamo perseguire perché è così che deve venire la ripresa della nostra industria". Alla catastrofe con ottimismo. (www.beppegrillo.it)

giovedì 20 maggio 2010



Molti di noi hanno cominciato a fare i giornalisti spinti da un’ideale giovanile. Dicevamo a noi stessi: troverò le notizie che gli altri non hanno, racconterò le verità che gli altri non raccontano e, se ne vale la pena, rischierò pure la pelle. Come tutti gli ideali coltivati a vent’anni non sempre sono durati abbastanza e qualche volta la vita con le sue necessità materiali ha reso più astratto il nostro sogno di perfezione. Non è stato così per Fabio Polenghi il fotoreporter italiano caduto a Bangkok. Lui, come centinaia di altri giornalisti uccisi in prima linea, mentre cercavano di cogliere quella immagine o raccontare quella scena che nessun altro avrebbe pubblicato.

L’infamia di una legge sulle intercettazioni voluta da un tirannello borioso per nascondere certe sue vergogne e votata da parlamentari che si nascondono come ladri nella notte, consiste certamente nella violazione del diritto dei cittadini di sapere e del dovere dei giornali di informare, come ha detto Ezio Mauro nell’intervista a Silvia Truzzi. Ma c’è qualcosa che è forse peggio della soppressione di una libertà ed è la spinta alla rassegnazione, all’accettazione supina di un arbitrio. Negli anni abbiamo imparato a conoscere il personale di cui si serve il premier per le sue malefatte. Si tratta di gente che in cambio di denaro e poltrone si è venduta dignità e reputazione. Sono gli eunuchi del sultano, manutengoli sazi e appagati ma con il cruccio che non tutti siano ridotti come loro. Per esempio. Ci sono dei giornalisti che vogliono raccontare le risate degli sciacalli del terremoto o come un senatore si è venduto ai boss o l’affaire di un ministro a cui comprarono la casa sul Colosseo? Spezziamogli la penna, mettiamogli paura finché si convincano che l’unica informazione possibile in questo Paese è quella autorizzata dall’alto.

Naturalmente, è una violenza che non può essere accettata. Naturalmente, se la legge infame passerà, assieme ai tanti giornalisti liberi che ancora ci sono, noi del “Fatto” ricorreremo a tutte le forme possibili di disobbedienza civile. Lo diciamo ai nostri lettori ed è bene che lo sappiano gli eunuchi di Palazzo: non gli daremo tregua. Se per una fotografia c’è chi si fa ammazzare, per una notizia si può anche rischiare un pò di galera. (ANTONIO PADELLARO - IL FATTO QUOTIDIANO - )

Annozero, ultimo fotogramma

Sarà perché Santoro è un malato di cinema, ma il suo destino è che di lui si prenda sempre l’ultimo fotogramma, dimenticando il resto del film. Tutti ricordano che nel ’96 passò a Mediaset e nessuno ricorda che la Rai dell’Ulivo l’aveva messo alla porta e in Italia un giornalista televisivo o lavora alla Rai, o lavora a Mediaset, o non lavora. Tutti ricordano che nel 2005 si candidò in Europa e nessuno ricorda che da tre anni, dall’editto bulgaro, non lavorava, anzi peggio: era pagato per non lavorare. Ora tutti si concentrano sull’accordo per uscire dalla Rai e nessuno ricorda le quattro stagioni di Annozero: non tanto gli attacchi politici da destra, centro e sinistra (sono medaglie), quanto la guerriglia quotidiana ben oltre i limiti del mobbing che l’azienda ha mosso contro il programma giornalistico più visto, meno costoso e più redditizio dell’intera televisione italiana. Io non so, nel dettaglio, cosa preveda l’accordo, se non che Michele, pensionando nel 2016, sarà liquidato con tre annualità del suo stipendio di direttore (un terzo di quello di Vespa) e non avrà vincoli di esclusiva.

Né so che altro intenda fare in futuro, oltre alle docufiction. Non conosco, insomma, l’ultimo fotogramma. Ma conosco fin troppo bene quelli precedenti. So che in autunno la Rai, ligia agli ordini superiori, cercava pretesti per non far partire Annozero. So che, presentando Annozero in conferenza stampa, il direttore di RaiDue disse che, fosse dipeso da lui, Santoro non sarebbe mai andato in onda (così gli ascolti della sua rete sarebbero scesi sottozero). So che per tutto l’anno, vedi intercettazioni di Trani, Berlusconi e i suoi manutengoli in Rai, Agcom, Vigilanza e persino Csm han trafficato per chiudere Annozero. So che ad aprile la Rai ha fatto ricorso in Cassazione contro la sentenza che impone la messa in onda di Annozero, costringendo Santoro ad altri tre anni (in aggiunta ai sette passati) di battaglia legale contro l’azienda per cui lavora. So che la famosa opposizione se n’è beatamente infischiata.

Anzi ha subito votato con la maggioranza a favore dell’uscita di Santoro, salvo poi polemizzare perché – horribile dictu – se ne andrà con la liquidazione anziché regalarla alla Rai che l’ha trattato così bene. So che nessuno può lavorare per un’azienda che non lo vuole. E non solo non gli dice mai grazie, ma lo prende pure a calci in culo. Santoro l’ha fatto per quattro anni, più per tigna politica che per motivi professionali, consumandosi una bella fetta di fegato e di sistema nervoso, mobbizzato ogni giorno a colpi di telefonate, minacce, proiettili, pressioni, avvertimenti, multe, ammonimenti, sabotaggi, bastoni fra le ruote, fango a mezzo stampa e tv (persino su RaiDue). E la par condicio e il contraddittorio e il giustizialismo e l’equilibrio e il contratto di Travaglio e le vignette di Vauro e i baffi di Ruotolo. Un trattamento che non auguro al mio peggior nemico, figurarsi a uno dei miei migliori amici.

A un certo punto, la pentola a pressione doveva esplodere, l’animale in gabbia doveva uscire dalla gabbia. Certo, è una sconfitta per la Televisione, per la Rai e per la politica retrostante, anche se gli sconfitti sono ben felici di esserlo. È bene ricordare, riavvolgendo a ritroso tutto il film di Annozero, fotogramma per fotogramma, che non si sarebbe mai giunti a questo epilogo se i partiti e le tv al seguito rispettassero la libertà d’informazione, cioè la Costituzione. Ma una sera di marzo, al Paladozza di Bologna, abbiamo scoperto che c’è vita oltre la Rai. C’è vita oltre la Televisione. C’è vita oltre i partiti. Oggi il popolo del Paladozza si sente smarrito, forse addirittura tradito, a causa di un difetto di comunicazione (Santoro deve tacere fino alla firma) e della disinformatija di regime che, come già con Biagi, lo presenta come un uomo avido che insegue il denaro (ignorando che in Italia, leccando e strisciando, si guadagna molto meglio). Ma Michele pensionato sulla panchina dei giardinetti non ce lo vedo proprio. Il popolo del Paladozza quello no, non può uscire sconfitto. (MARCO TRAVAGLIO - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Santoro è morto ! Viva Santoro !

Santoro è morto! Viva Santoro. Per l'informazione l'uscita di Michele Santoro dalla RAI è una bellissima notizia. Era uno dei pochi che ne tenevano in vita il cadavere. Con fini nobili, ma con un certo eccesso di accanimento terapeutico. Ora non c'è più nessuna giustificazione per continuare a pagare il canone e neppure per tenersi in casa un televisore. Il canone lo paghino Berlusconi e Bersani con le loro tasche o con i finanziamenti pubblici incassati da Pdl e Pdmenoelle. La RAI è roba loro, uomini loro, consiglio di amministrazione loro, pennivendoli loro. Pagare per Vespa o Minzolini è un delitto contro l'intelligenza umana.
Anno Zero si trasferisca in Rete e lasci morire in pace la televisione e i suoi zombi. Credo che Santoro abbia lasciato per stanchezza, è dura realizzare per anni una trasmissione contro il proprio editore e un centinaio di leccaculo del potere al suo servizio. In Rete puoi fare a meno degli editori, Michele può diventare l'editore di sé stesso. Questo blog è a sua disposizione.
La RAI è un'azienda in perdita, in profondo rosso nonostante la pubblicità e il canone. Una struttura gigantesca che si autoriproduce al suo interno con figli, cognati, amanti, mogli. Una coniglia sempre gravida. Un amplificatore dei partiti. Una discarica del Potere. Anno Zero è uno dei programmi della RAI più profittevoli, grazie alla sua audience, in termini di ricavi pubblicitari. Chiuderlo e liquidare il suo ideatore è, dal punto di vista economico, una stronzata. Chi pagherà per i mancati introiti? Noi. La RAI è un carrozzone in perdita tenuto in piedi dagli italiani attraverso le tasse. Ogni stipendio, dall'usciere all'amministratore delegato, è pagato da noi, mentre i programmi sono decisi dai partiti. Quando c'è una rivoluzione il primo palazzo ad essere occupato è quello della televisione. In Italia non c'è bisogno di assaltare la RAI, è sufficiente ignorarla e non pagare più il canone. Milena Gabanelli, quando uscirà, spenga la luce. (www.beppegrillo.it)

mercoledì 19 maggio 2010



Arriva a Roma il cardinale filo-golpista. È il salesiano honduregno Oscar Andrés Maradiaga, arcivescovo di Tegugigalpa e presidente della Caritas internazionale. Lo scorso anno sponsorizzò in Honduras il colpo di Stato militare e di Roberto Micheletti che destituì il presidente legittimo, Manuel Zelaya, sequestrato dall’esercito ed espulso dal Paese. Mentre l’Onu e altre organizzazioni internazionali condannavano il golpe, Maradiaga – molto critico per l’avvicinamento dell’Honduras al Venezuela di Chavez e in linea con una tradizione di vescovi latinoamericani simpatizzanti dei regimi autoritari – lo legittimava, asserendo che si trattava dell’inizio di “un nuovo cammino” e di un “un nuovo punto di partenza per il dialogo, il consenso e la riconciliazione” e invitando il deposto presidente Zelaya, espulso in Costa Rica, a non rientrare in Honduras perché “un’azione precipitosa, un ritorno nel Paese in questo momento, potrebbe scatenare un bagno di sangue” mentre fino ad ora “non è morto un solo honduregno”. Eppure che il Cofadeh (il Comitato dei famigliari delle vittime e del desaparecidos) aveva contato 16 uccisi, 500 feriti e oltre mille arresti solo nei giorni del golpe.
Il cardiMale, come lo hanno ribattezzato in Honduras, Maradiaga – entrato nel 2005 nella lista dei papabili quando venne poi eletto pontefice Ratzinger e tutt’ora fra i possibili candidati alla successione del papa tedesco – si trova in questi giorni a Roma: ha aperto un corso per diplomatici provenienti dall’America Latina presso l’Università pontificia gregoriana; e questo pomeriggio, all’Istituto italo-latinoamericano di Roma, dove è stato invitato dalla Comunità di Sant’Egidio di Andrea Riccardi per tenere una conferenza sul tema “Oltre la violenza e la povertà, proposte di cambiamento per l’America Latina”, potrebbero esserci iniziative di protesta. Intanto Rifondazione Comunista, Rete Radiè Resch, Amig@s dei Sem Terra e altre associazioni e comunità di base hanno scritto una lettera al segretario generale dell’Iila e a Sant’Egidio in cui dichiarano Maradiaga “persona non grata”. C’è un precedente: a novembre il cardinale avrebbe dovuto ricevere una laurea honoris causa insieme all’ex presidente del Fmi Michel Camdessus da parte dell’Istituto cattolico di Parigi ma la cerimonia venne annullata per le proteste dell’associazionismo e di vasti settori dell’opinione pubblica francese. (LUCA KOCCI - IL MANIFESTO -)

Degno erede del famigerato nunzio apostolico Pio Laghi, quello che giocava a tennis a Buenos Aires con i gerarchi del regime argentino, e lontano anni luce dall' arcivescovo di El Salvador, Oscar Romero.



Oggi, la commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo ha dato il via libera al decreto legislativo sul federalismo demaniale. Una notizia che abbiamo appreso con soddisfazione. Stamattina, durante una conferenza stampa con il Ministro per la Semplificazione normativa, abbiamo annunciato il nostro contributo alla stesura e alla modifica del testo. Lo abbiamo fatto all'insegna del senso di responsabilità nei confronti del Paese, convinti che quella del demanio è un'opportunità per rilanciare i beni dello Stato.

L'Italia dei Valori dice sì al federalismo demaniale, ma non trasgredisce in alcun modo al mandato elettorale: siamo e restiamo all'opposizione, non abbiamo nulla a che spartire con questo Governo e lo si vedrà sulla manovra economica. Ma questo non significa che non dobbiamo agire per il bene del Paese.

Le regole si scrivono insieme e ci dispiace che altri, dopo aver contribuito a creare un buon strumento, non abbiano poi il coraggio di assumersene la responsabilità.
L'Idv e la Lega hanno il coraggio e l'umiltà di aver portato avanti un confronto positivo: regole e assetti istituzionali riguardano tutto il Paese e vanno scritti insieme. Ritengo il federalismo un'opportunità. Un'opportunità che può trasformarsi in danno se usato male.

Nella situazione di degrado economico e sociale in cui si trova l'Italia c'è bisogno di una scossa, di una medicina potente. I beni demaniali hanno rappresentato finora un grande costo, e spesso sono stati abbandonati all'incuria o dati in pasto agli speculatori. Per questo ritengo che il decreto sul demanio è un'occasione per riflettere sull'utilizzo migliore che i beni pubblici possono avere per la collettività. Abbiamo fatto un buon lavoro e ce ne assumiamo la responsabilità.

Regole e assetti istituzionali riguardano tutto il Paese e vanno scritte insieme, ma lo ribadisco: noi non abbiamo nulla a che spartire con questo Governo.

L'Idv non si astiene mai, perché non è politica quella politica che non decide. E non sono buoni pastori quelli che non sanno indicare la strada. Chi non è né carne né pesce è bene che se ne stia alla finestra. (www.antoniodipietro.it)


Caro onorevole Di Pietro, quello che lei sostiene sarà anche vero e utile, ma nello stesso tempo il governo con cui lei non ha niente da spartire, accelerava, addirittura durante la notte in commissione Giustizia del Senato, le sanzioni contenute nel ddl intercettazioni ! Mettersi un pò di traverso per il federalismo demaniale poteva tornare comodo ?

Lo psiconano ha discusso con il presidente egiziano Mubarak delle nuove tecnologie che permetteranno di sviluppare le piccole/medie imprese italiane in tutto il mondo. Ha nominato Gogol, lo scrittore ucraino, come strumento principale per lo sviluppo del commercio internazionale. Mubarak, mentre parlava, lo guardava come si osserva una mummia. Berlusconi voleva dire Google, ma non ci è riuscito per due buoni motivi: non sa l'inglese e l'unico che lo aggiornava sulle aziende hi tech americane era lo scomparso Mike Bongiorno. Ora è rimasto con la fattucchiera Gasparri, il padre del digitale terrestre spento, e con Gianni Letta che è il suo "Internet umano" (parole di Testa d'Asfalto). Con due suggeritori di tal peso dove può arrivare? A livello internazionale sono ansiosi di sapere come pronuncerà Facebook, Twitter o YouTube. Se attingerà ancora alla letteratura russa o a Fantozzi e se si farà assistere da ministri del peso di Calderoli e della Brambilla. Dopo l'eloquio internettiano Mubarak è rientrato in Egitto per collegarsi di nuovo a Internet lasciando dietro di sé il Terzo Mondo Italiano dove la banda larga è ancora inesistente. (www.beppegrillo.it)

martedì 18 maggio 2010

La battuta del giorno



"Che senso ha intercettare un mafioso mentre parla con la madre? E' un abuso" (DANIELA SANTANCHE', nullafacente del PDL)


C’è un servizio del Tg1 che riassume l'intera direzione di Augusto Minzolini. Un paio di minuti, presto cresciuti a quindici, per la categoria 'distrazione di massa'. Parlava di libri, piatti e posate: “Esistono ancora scuole per maggiordomi. Scopriamo le materie di studio”. E la cronista Carlotta Mannu, voce narrante, illustrava le posizioni corrette: forchetta a sinistra, coltello a destra, lama sottile per il panino. La morale è nel titolo in sovrimpressione: “Maggiordomi si diventa”. Attenzione, non si nasce.

Le notizie di costume e società conquistano i piani alti e nobili della scaletta, corrodono la politica e l'attualità, stancano e allontano i telespettatori. Errata corrige. I dati Auditel pubblicati domenica – 966 mila italiani persi da febbraio – sono esatti e pure (troppo) leggeri: perché nelle prime due settimane di maggio - sempre in riferimento a febbraio - le fughe superano il milione. Con precisione: 1,2 milioni in tre mesi, ai 966 mila vanno aggiunti i 233 mila di aprile. Un'emorragia costante e quindi preoccupante che colpisce di sbieco l'indice share (1,63 punti), ma ferisce i contatti e l'investimento pubblicitario: capitombolo audience da 7 milioni a 5,8 in cento giorni (fonte Studio Frasi). Sulle pagine ufficiali di Facebook, i commenti fanno intuire il 'distacco' con i telespettatori. O qualcosa di più grave: “Penosi. Il Tg1 dovrebbe essere bandito: siete uno strumento di tortura”, scrive Roberto sulla bacheca. “Ormai siamo al Tg1 pop”, scherza un redattore di Saxa Rubra.

Nei concitati giorni della Cricca, tra appalti, assegni e liste, il Tg1 ha capovolto la cronaca per confondere i telespettatori. Edizione di venerdì scorso: gran risalto alla 'tolleranza zero' sulla corruzione di Berlusconi, silenzio sull'inchiesta e un nome pronunciato con neutralità. Gettato lì come – insegnerebbe il maggiordomo – condimento fastidioso al palato, ma necessario per ingannare il gusto: “Le indagini coinvolgono l'imprenditore Diego Anemone”. Chi, come, perché? Non c'era tempo, forse. Metà del Tg1 è dedicato alle 'diversamente informazioni': cronache surreali di inviati su slitte e carrozze, in ristoranti e centri benessere. Sistemata velocemente la cricca, il direttore Minzolini ha spedito le telecamere nel laboratorio di una giovane artista: “Borse da mangiare: sì, avete capito bene, si tratta di torte griffatissime, identiche ai modelli originali”.

Francesco Giorgino , nemmeno una settimana fa, aveva comunicato qualcosa di memorabile e di opposto: “Meglio dimagrire in fretta che poco per volta. Forse un cambio di tendenza nel mondo delle diete”. Non è un caso isolato, il Tg1 ha scoperto in materia un rimedio dei nostri antenati: “Per arrivare in forma all'estate, c'è la dieta che s'ispira all'epoca paleolitica”. Il cuoco ha idee un po' vaghe: “Verdure cotte e crude, carne cotta e cruda, frutta secca e fresca”. Prima invitano al digiuno, poi mostrano Massimo Mignanelli tra tavoli imbanditi a festa: “Il salone internazionale dell'alimentazione”. Un paradiso terrestre: olio contro le malattie, il pecorino anticolesterolo, il pesto senza glutine.

Ampia vulgata sul telefonino: effetti collaterali, galateo per le conversazioni, mania per i messaggini. Intervista a studenti orgogliosi: “Io? Ricevo oltre cinquanta sms al giorno”. Non mancano le ricorrenze: i cent'anni del treno più alto d'Europa, i cinquant'anni delle magliette. E per i cultori del giallo: i cacciatori di fulmini. “Tanti in americano, qualcuno in Italia. Abbiamo incontrato uno di loro”. Guarda che fortuna. (CARLO TECCE - IL FATTO QUOTIDIANO -)
Un sondaggio curato da Ipr Marketing e pubblicato nelle scorse ore ci regala una piccola rivincita sull'oscuramento dei media: Italia dei Valori è l'unico partito in Italia a non aver perso consensi. Mentre la fiducia degli elettori negli altri partiti crolla, quella nei nostri confronti rimane stabile.
La fiducia nella classe politica attuale si sta sgretolando giorno dopo giorno, è questo, oggi, uno dei problemi più gravi al quale occorre trovare una soluzione.
Elezioni dopo elezioni i votanti diminuiscono. Questo non pare preoccupare più di tanto i partiti. Perché chi fa politica per potere non guarda i dati dell'affluenza alle urne, ma solo quelli che determinano un'elezione o una bocciatura, e il potere viene assegnato anche se a votare si reca solo una manciata di persone.
La Politica fa solo, o quasi, i suoi interessi.
L'Italia deve ripartire prima che sia troppo tardi con due obiettivi prioritari: i tagli alla spesa pubblica e il rilancio dell'economia.
La spesa pubblica, che questo Governo continua a gonfiare, va ridimensionata partendo dai costi della politica: eliminare le Province, ridurre il numero dei parlamentari, adeguare (e quindi ridimensionare) lo stipendio dei politici a quello della media europea.
Alcuni investimenti inutili (come il ponte sullo Stretto e le centrali nucleari) vanno riallocati. Le missioni "di guerra" (come quella in Afghanistan) che costano al nostro paese 28 milioni di euro al giorno, vanno sospese immediatamente.
Occorre rilanciare il sistema economico-produttivo, incentivando le piccole e medie imprese. Bisogna promuovere le energie rinnovabili, e non il nucleare (pericoloso e dispendioso) come ha deciso di fare questo Governo.
E' necessario puntare sulla riduzione della pressione fiscale, sui modelli di Svizzera e Lussemburgo, per attirare investitori internazionali, oggi scoraggiati dalla corruzione. Vanno inoltre seguiti passo passo i finanziamenti che eroga l'Unione Europea e che finiscono nelle tasche delle organizzazioni criminali e dei politici corrotti.
Occorre un piano immediato fatto di tagli e di rilancio. Non c'è tempo da perdere. (www.antoniodipietro.it)

lunedì 17 maggio 2010



Ricordate Nessma Tv, il canale satellitare col quale Berlusconi prometteva di portare "libertà e democrazia in tutto il Maghreb" e di trasformare il volto di quella regione "così come già fatto", tramite le sue reti televisive, "con quello dell'Italia"? Ebbene, pare che la portata di tanto generoso messianismo catodico dovrà essere ridimensionata: il governo algerino avrebbe ufficialmente intimato alla locale rappresentanza amministrativa di Nessma Tv di abbandonare il territorio nazionale entro quindici giorni trascorsi i quali scatteranno misure legali. Lo riferisce il quotidiano d'Algeri Ennahar secondo il quale l'ingiunzione sarebbe conseguente all'attività illegale dell'emittente, che avrebbe operato senza le dovute autorizzazioni.

Procedimenti giudiziari sarebbero inoltre già stati avviati contro il direttore della rete, Nabil Karoui, per violazione dei diritti d'autore e per uso illegittimo di numeri telefonici di Telecom Algeria durante diversi giochi a premi televisivi. Nessma Tv sarebbe infine accusata di tentata frode ai danni dello Stato per aver firmato un contratto con l'operatore di telefonia mobile Djezzy durante la crisi diplomatica dello scorso novembre tra Algeri e Il Cairo.
Per il momento Nessma non conferma né smentisce. I suoi pessimi rapporti col governo algerino avevano raggiunto l'apice a Parigi, nel corso dell'ultima Conferenza permanente dell'audiovisivo mediterraneo, quando Mustapha Bennabi, direttore della televisione pubblica algerina, quasi veniva alle mani con Tarek Ben Ammar, amico e socio di Berlusconi, anch'egli nel capitale di Nessma Tv ("Nessma è il canale più visto di tutta l'Ageria!", "Bugiardo! In Algeria l'Auditel nemmeno esiste!").
"La tv del grande Maghreb" potrebbe ora ripiegare in Italia , il cui volto e la cui democrazia, evidentemente, hanno ancora bisogno di una qualche ritoccatina. D'altronde, persino Rete 4 avrebbe forse imbarazzo a mandare in onda programmi come la celebrazione fiume di Bettino Craxi, con, ospite in studio, il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, introdotto dai mandolini di 'O Sole Mio. (DANIELA SENSI - L' ANTICOMUNISTA -)

La casta più invidiata d' Europa


L’Europa ci invidia, o almeno i parlamentari dei paesi Ue potrebbero invidiare gli stipendi dei nostri, di gran lunga i più alti del Continente. Anche mettendo in pratica il “lodo Calderoli” sul taglio del 5% dei compensi di deputati e senatori, questi restano di almeno il 30-40% più alti dei più generosi Stati dell’Unione, come l’Austria, l’Olanda o la Germania. (IL FATTO QUOTIDIANO)

Passaparola di Marco Travaglio (dal blog www.beppegrillo.it)

domenica 16 maggio 2010

La battuta del giorno

"Vergogna al Siena però: ha giocato per la Roma. Una squadra retrocessa cerca di vincere per un punto in più ma il Siena ha giocato per far vincere la Roma». (IGNAZIO LA RUSSA)


Infelice battuta di uno dei più impresentabili della nostra politica, che lancia accuse al Siena dimenticando, lo smemorato, l' atmosfera più che familiare trovata dall' Inter in casa della Lazio.
Sabina Guzzanti, intervistata da Fazio a “Che tempo che fa?” ha detto, a proposito delle sue dichiarazioni, che tanto hanno fatto discutere, che: «Per carità il ministro Bondi il film non lo vede. divertente è che appena arrivati a Cannes il direttore del Festival mi ha detto: non lo dire a nessuno, ma noi non lo avevamo invitato. Naturalmente sarebbe stato il benvenuto se per caso...»

Il ministro della Cultura Sandro Bondi, che aveva invece motivato il suo no all’invito alla proiezione al Festival di Cannes del film Draquila, perché «offende l’Italia», in realtà non avrebbe ricevuto nessun invito. Almeno secondo quanto sostiene l’autrice del discusso film, Sabina Guzzanti. (LIBERO)


All' estero hanno capito da subito quale fosse la deriva culturale intrapresa dal nostro Paese a causa della classe politica che ci governa.

Prima pagina del Fatto Quotidiano



Preparano la stangata da 25 miliardi e ci prendono in giro tagliando il 5 per cento dei loro compensi.

sabato 15 maggio 2010

Il nipote del proprietario del «mezzanino» con vista sul Colosseo, Marco Scajola, vice sindaco di Imperia e autentico talent scout alle ultime regionale per meriti personali, ha l'impudenza di dichiarare che «lo zio è un uomo di chiesa, un cristiano vero. Conosce il valore del perdono» (la Repubblica 6 maggio 2010, p. 10). Di fronte a tanta sfrontatezza, occorre che la Chiesa dichiari la scomunica «latae sententiae» cioè immediata) per la famiglia Scajola, in linea ascendente, discendente e collaterale fino alla settima generazione.

Se lo zietto Claudio Scajola fosse stato cristiano non sarebbe mai stato democristiano come lo è stato lui. Se fosse stato un cristiano, non avrebbe fatto eleggere nipoti, fratelli e parenti occupando anche i buchi delle serrature liguri. Se fosse cristiano vero non sosterrebbe da 15 anni un malfattore, corrotto e corruttore, evasore, frequentatore di minorenni e prostitute a pagamento come il presidente del consiglio, di cui si onora di essere amico, sodale e difensore. Se fosse cristiano anche di passaggio non avrebbe offeso la memoria del morto Marco Biagi e non farebbe il ministro tronfio e spocchioso che non si accorge nemmeno di uno che gli paga 2/3 di casa senza che lui se ne accorga; e poi dicono che la Provvidenza non esiste. Scajola zio e nipote incorporato ne sono la prova vivente.

Il nipote Scajola, disinteressato servitore della Patria (?), non sa che i veri cristiani sono coloro che non fanno «cricca» con i corrotti che, a quanto pare, avevano un accesso privilegiato in Vaticano, dove preti lascivi e monsignori atei in combutta con affaristi corrotti, ma «gentiluomini di sua santità», hanno deturpato il volto della Chiesa, servendosene con lussuria. Con voi non abbiamo nulla da spartire. Volete essere cristiani veri? Restituite 4 volte quello che avete rubato e in più date la metà dei vostri beni ai poveri. Voi non siete cristiani, ma solo utilizzatori finali della Chiesa che trattate come una prostituta; la gerarchia cattolica che dovrebbe custodirne la verginità, purtroppo si associa al lupanare e, colpevole più di voi, vi usa lasciandosi usare. Malaffare mistico e degrado civile.

Della compagnia della «cricca» pare facesse parte il cerimoniere del papa, certo monsignor Francesco Camaldo che invece di cerimoniare con pizzi e merletti da piccolo uomo travestito da donna e a colori, di notte studiava il rituale e di giorno trafficava con i malfattori. Sono convinto che sia stato lui a proporre gli imputati come gentiluomini di sua santità. Cerimoniere è colui che leva e mette il berretto al papa, come se questi non potesse imberrettarsi da solo.

È proprio vero sono scomparse le mezze stagione e anche le mezze religioni, restano solo i veri cristiani alla Scajola, tutto evasione e chiesa, e corrotti che fanno affari, ridendo sui morti e rubando alla collettività. Coloro che lo hanno votato hanno votato uno che li derubava e li ha derubati per tutta la vita.

Ora anche la moglie di Bertolaso emette fatture per lo Sport Village: eh, già! La moglie addobbava il luogo dove il marito sarebbe andato a farsi risollevare dalle stanchezze delle protezione civile da ragazze brasiliane, bravissime per curare la cervicale. Così tutto resta in famiglia: la moglie addobba, il marito usa, lo Stato paga e l'Italia fa a fondo.

Sette ministri sono coinvolti in traffici loschi e furti di Stato e il capo del governo siede su una montagna di malaffare eppure detiene ancora un'alta percentuale di consensi. Si direbbe che gli Italiani siano diventato masochisti: più li deruba, più li distrugge, più li annienta e più lo osannano.

Sembra che dopo le elezioni regionali, abbia chiamato Bertone e gli abbia detto: «Ce l'abbiamo fatto a non fare eleggere Bonino». Immagino che l'altro abbia risposto concedendolgi l'indulgenza papale perpetua.

Italia che va, Vaticano che viene! Amen. (don PAOLO FARINELLA)


Chi lancerà nei prossimi giorni a reti unificate un solenne e accorato anatema contro i ladri della Casta? Avete sbagliato. Sarà Silvio Berlusconi. Non sganasciatevi, non è una battuta, è la nuova tattica annunciata dal Caimano medesimo attraverso una velina (nel senso originale del termine: verità ufficiosa di regime).

Il Capo ha infatti minacciato che d’ora in poi non coprirà più i cortigiani che rubano: grazie a lui “hanno avuto soldi e onori”, e se l’avidità li acceca li licenzierà in tronco e con ignominia. Come fa un Padrone, del resto, col maggiordomo che ruba le posate d’oro.

Con questa scelta tattica, l’aspirante Duce ha in realtà aperto la campagna elettorale. Cavalcare lo schifo che monta nel Paese contro la grassazione permanente ed esponenziale delle cricche (che – alla lettera – si arricchiscono sul sangue: di lavoratori non pagati, che per disperazione si suicidano), e anzi di questo schifo farsi l’unico paladino.

Infatti, Lui si è fatto straricco da sé (e la legge Mammì e altri decreti Craxi?), dunque non ha bisogno di rubare, gli elettori lo sanno e per questo si fidano, addirittura felici di farsi sudditi, purché Lui butti a mare qualche scherano preso con troppe dita nella marmellata, e ormai impresentabile.

È una tecnica vecchia come la prepotenza e la manipolazione dei dispotismi. I servi della gleba in Russia per secoli hanno continuato a maledire i boiardi come causa delle proprie disgrazie, e a venerare invece come loro difensore (e anzi “piccolo padre”) il capo di quei boiardi, lo zar autocrate. Che ogni tanto ne faceva fuori qualcuno, prendendo i classici due piccioni: accrescere il proprio potere rispetto ai feudatari e la propria popolarità presso il popolino.

Non disdegnò la stessa tecnica Mussolini, “si parva licet”, con i gerarchi. Erano loro i colpevoli delle cose storte, lo tenevano all’oscuro e lo consigliavano male, per stupidità o per tradimento. L’Uomo della Provvidenza, invece, lavorava per il bene di tutti fino a notte fonda.

Insomma, la storia ci dimostra che per far credere l’incredibile – nel caso di Berlusconi, che il nemico giurato della Cricca dei papponi che sta spolpando l’Italia è lo stesso Caimano della Cricca – basta poco: il monopolio della comunicazione. Di cui l’aspirante Egocrate è lussuosamente e orwellianamente provvisto.

Per diventarne dotato TOTALMENTE vuol fare approvare entro giugno la legge che toglie ai magistrati la possibilità di scoprire i papponi di regime, e manda in galera i giornalisti che racconteranno ancora qualcosa. Un tassello di fascismo vero e proprio. Chi non lo impedirà sarà peggio che servo: complice. (PAOLO FLORES d' ARCAIS - IL FATTO QUOTIDIANO -)

venerdì 14 maggio 2010



NAPOLI (14 maggio) - È morta l’infermiera del San Paolo che per protesta contro il mancato pagamento dello stipendio aveva deciso di tirarsi 150 milligrammi di sangue al giorno. Lunedì mattina la donna è svenuta mentre, come sempre, lavorava nel reparto maternità.È stato subito soccorsa dai colleghi, sono arrivati i medici che le hanno praticato il massaggio cardiaco, poi è stata portata al reparto di rianimazione dello stesso ospedale.

Per tre giorni è restata tra la vita e la morte, poi ieri mattina all’ennesimo controllo l’elettroencefalogramma è risultato piatto. Dopo le sei ore di osservazione previste dalla legge il marito, Michele Calabrese, ha dato l’assenso per l’espianto e la donazione degli organi. Secondo i colleghi sul certificato di morte c’è scritto «decesso per arresto cardio-circolatorio», ma lo stress, la rabbia, la disperazione hanno condizionato gli ultimi giorni di vita di Mariarca e forse non sono estranee alla sua morte. «Sono una dipendente dell’ospedale San Paolo e ho deciso di salassarmi ogni giorno fino a quando non verrà accreditato il mio stipendio. Può sembrare un atto quasi di pazzia, ma vuole dimostrare che stanno giocando sulla pelle e sulla salute di noi tutti»: è il 30 aprile e Mariarca Terracciano, infermiera della Asl 1, parla ai cronisti restando stesa su una barella mentre la siringa si riempie di sangue.

Il filmato viene rilanciato anche su You tube. All’ospedale San Paolo, come in tutta la Asl, è successo l’inimmaginabile: un’azienda pubblica non ha pagato gli stipendi. Qualche giorno prima il tribunale ha pignorato i conti della Asl per costringerla a saldare i debiti. Mancano 68 milioni di euro per pagare i 10mila dipendenti. In tutta la città i lavoratori organizzano la protesta: c’è chi marcia in corteo, chi sale sul tetto.

Mariarca che da anni lavora come infermiera, decide di rinunciare al proprio sangue. «Forse così si renderà visibile a tutti la difficoltà di noi dipendenti e degli ammalati», spiega ai giornalisti. Il 3 maggio la Regione trova i fondi e gli stipendi vengono accreditati. L’infermiera sospende la protesta.

Ma tutti quelli che l’hanno vista negli ultimi giorni raccontano che lei, una bella donna robusta di 45 anni, madre di due figli di 10 e 4 anni, continuava a essere tesa, preoccupata. Perl il mutuo da pagare, per il futuro dei figli. «Lo stipendio è un diritto», aveva detto ai cronisti. E ha continuato a ripeterlo ai colleghi fino all’ultimo giorno, fino a lunedì quando improvvisamente si è accasciata al suolo, in quella corsia dove non aveva mai smesso, nemmeno per protesta, di accudire gli ammalati. (DANIELA DE CRESCENZO - IL MATTINO -)


Contiamo l'ennesimo caduto di una crisi economica che il governo continua puerilmente a mascherare, impegnato a salvare il salvabile dallo scandalo delle case donate a suoi esponenti, familiari, amici, amichette, amici degli amici ecc..
Mai Berlusconi avrebbe potuto immaginare che le basi del suo onnipotente governo sarebbero state rapidamente corrose non dagli odiati pm (ormai seppelliti sotto lodi e leggi vergogna), meno che mai dall'opposizione (via non scherziamo) bensì dalla smodata voracità di corte e cortigiani. Lui, che ha sicuramente naso per gli umori della gente, ha dato il benservito all’impresentabile Scajola sperando che un piccolo sacrificio umano potesse placare l’ira montante contro i papponi di Stato. Ma adesso, con lista Anemone che imperversa su giornali e tv in una nuvola di appalti e favori, forse anche il premier ha capito che si è vicini al punto di rottura. Lo descrivono preoccupato.

Manda avanti i Cicchitto a strillare contro le gogne mediatiche, ma sa perfettamente cosa pensa l’italiano medio, e cosa gli ribolle dentro quando legge di un ministro che sostiene di non sapere chi gli ha pagato l’appartamento. O di un coordinatore banchiere che invece di servire il Popolo (della Libertà) si fa servire da qualche imprenditore (e per ciò è indagato). O dei lavori e lavoretti gentilmente concessi dalla Cricca a lorsignori.

Lo sa bene il principe dei venditori che non potrai mai vendere a un paese spremuto e stressato 25 miliardi di nuovi tagli e nuovi sacrifici se poi la classe dirigente che promette lacrime e sangue si fa beccare col sorcio in bocca e una miriade di parenti ben foraggiati. Ormai il problema non è il quanto, ma il come. Perché centotredici parlamentari con doppi, tripli e quadrupli incarichi, funzionari pubblici che diventano imprenditori con mogli e figli soci in affari e tutto quell’esercito famelico che usa il Paese per fare gli affari propri (Sergio Rizzo "La Cricca") è qualcosa che non si può più sopportare. (ANTONIO PADELLARO - IL FATTO QUOTIDIANO -)

Stamattina a Milano ho incontrato tanti cittadini onesti che hanno deciso di appoggiare i tre referendum lanciati dall'Italia dei Valori. E' stata anche una buona occasione per parlare con la stampa. (www.antoniodipietro.it)

giovedì 13 maggio 2010

Il nuovo premier inglese David Cameron ha 43 anni. Blair fu primo ministro pure lui a 43 anni, come Aznar in Spagna. Zapatero invece ne aveva 44. Clinton andò alla Casa Bianca a 46. Putin in Russia, Persson in Svezia, Socrates in Portogallo, Karamanlis in Grecia e Vanhanen in Finlandia sono stati eletti a 47 anni. Gross, nella Repubblica Ceca, a 35. Quei vecchioni della Merkel e di Sarkozy, a 51 anni. Passando all'Italia, sapete già tutto: da noi sono considerati «giovani» personaggi come Casini (55 anni) e Fini (58) e Di Pietro (60) e via con altro climaterio. Le carriere politiche durano così a lungo, da noi, da farci dimenticare che Pannella ha dichiarato di essere bisessuale chissà quante volte. Ma il fatto grave, e scusate la pesantezza, è un altro. Sappiamo che il cosiddetto «ritardo culturale» delle generazioni - inteso come incapacità di comprendere i mutamenti sociali e tecnologici della società - accelera a velocità strabiliante: ciò che è successo tra il 1900 e il 1910, per dire, è niente in confronto ai cambiamenti intercorsi tra il 2000 e il 2010. Ecco perché, per non capire le teste dei giovani, basta avere 40 anni: col dettaglio che la nostra classe dirigente ne ha molti di più. Non è la vita media ad essersi allungata, e neppure la giovinezza: è la vecchiaia, che arriva in anticipo pur presentandosi inconsapevole e in ottima forma. E' un paese per vecchi. (FILIPPO FACCI - LIBERO -)


CANNES - E' un ciclone annunciato, quello di Sabina Guzzanti al Festival di Cannes. Un caso più politico che cinematografico, viste le polemiche e gli attacchi che hanno accompagnato il suo Draquila-l'Italia che trema sulla Croisette. Ma oggi, anche per lei, è il giorno della verità: il film, presentato come evento speciale fuori concorso, viene visto dalla stampa e riscuote consensi. In una Sala Bunuel stracolma: 400 posti tutti occupati, già venti minuti prima dell'inizio. La platea di cronisti e critici sottolinea con applausi o risatine (nei passaggi ironici o sarcastici sul premier) i diversi momenti del documentario. E stasera ci sono red carpet e proiezione ufficiale.

Quanto a Sabina, vestita in abito ciclamino, a margine dell'incontro stampa dice la sua con la grinta che le è propria. Affermando che quello che fa Silvio Berlusconi "è eversione e colpo di Stato". Una replica dura a quanto dichiarato ieri sera, in una cena a Palazzo Grazioli, dal presidente del Consiglio: "Dittatore io? Basta accendere la tv per rendersi conto che la maggior parte delle trasmissioni, molte delle quali della tv pubblica, hanno come unico bersaglio il sottoscritto".

Parole che, ovviamente, alla Guzzanti non sono piaciute. "Ma che sta dicendo - commenta dunque dalla Croisette - lo sanno tutti come funziona la tv in Italia. Non può dire certe cose proprio a me. Per affermare questo ci vogliono i fatti che vanno poi anche argomentati. Se lui vuole la Repubblica presidenziale è senz'altro un suo diritto, ma per averla non continui a inquinare il parlamento con i suoi fisioterapisti e sovvertendo i principi costituzionali". "Altro che - conclude la regista - questa si chiama eversione e colpo di Stato".

Ma la Guzzanti ne ha anche per il ministro della Cultura Sandro Bondi, che ha dato il suo forfait a Cannes perché offeso da Draquila. "Intanto non è che ci fosse un invito per lui" dice in tono scherzoso a inizio conferenza stampa. Poi, più seria: "Ho letto che lui non ha visto neppure il film e se lo è fatto solo raccontare. E questo mi fa provare ancora di più una profondissima vergogna della figura terribile che il nostro Paese fa all'estero grazie a questo nostro governo".

Comunque l'attrice-regista ringrazia il ministro per la pubblicità involontaria fatta al suo film. "Mi sono detta, se sono intelligenti fanno finta di niente. Invece ci hanno fatto pubblicità gratuita. Abbiamo pensato anche di mandare a Bondi una cassa di champagne. Una cosa davvero strana questo loro comportamento perché tutto gli si può dire, ma sono sicuramente competenti in quanto a comunicazione".

Quanto alle reazioni internazionali, dai commenti post-proiezione stampa sembra che il film sia piaciuto soprattutto ai giornalisti europei. In particolare i francesi sono sembrati i più colpiti: "Siamo Paesi vicini, quello che accade oggi da voi può succederci da un momento all'altro", ha commentato un cronista. La Wild Bunch ha le vendite internazionali: troppo presto oggi per sapere se il film, al di là delle grandi polemiche di questi giorni, ha trovato distribuzione all'estero. La Francia comunque pare sicura. (REPUBBLICA)

La pensione dell'onorevole

Paolo Zani, esperto previdenziale, ha redatto questa breve comparazione tra il trattamento previdenziale dei parlamentari italiani e quello dei cittadini comuni. Quattro minuti di lettura per restare senza parole...


Vi invito a "dirottarvi" sul blog amico "Ora D' Aria" (http://oradarialibera.blogspot.com/), dove cliccando in alto a destra potrete rendervi conto, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quanto la politica italiana sia totalmente lontana dalla vita reale di noi disgraziati mortali !

mercoledì 12 maggio 2010



MILANO, 11 maggio 2010 - Dentro De Rossi e Rossi, fuori Legrottaglie. Lippi lo aveva anticipato ieri: nessuna sorpresa nella lista dei 30 azzurri da consegnare oggi alla Fifa in chiave Sudafrica 2010, vincolante, a meno di infortuni dell'ultimo secondo. Tra i convocati del c.t. non ci sono i tormentoni storici Totti, Cassano e Balotelli. Nè tantomeno Amauri o Miccoli, tra l'altra appena finito k.o..Però una sopresina c'è: il difensore della Juventus resta fuori rispetto alla lista dei 29 che Lippi aveva convocato dal 3 al 5 maggio per lo stage alla Borghesiana di Roma. E Legrottaglie aveva fatto stabilmente parte del gruppo azzurro durante il Lippi bis. E però, siccome andava trovato un posto per fare spazio a De Rossi e Rossi, non convocati una settimana fa perchè impegnati - il romanista per preparare la finale di Coppa Italia e lo "spagnolo" per gli impegni con il suo Villarreal - con le rispettive squadre, il tecnico viareggino ha dovuto "tagliare", e lo ha fatto in un altro ruolo rispetto a quello degli innesti, la difesa. E ha preferito la freschezza atletica dei più giovani Bocchetti e Bonucci all'esperienza del 33enne centrale bianconero.

i 30 azzurri — Questa la lista dei 30 preconvocati. Portieri: Buffon, De Sanctis, Marchetti, Sirigu. Difensori: Bocchetti, Bonucci, Cannavaro, Cassani, Chiellini, Criscito, Grosso, Maggio, Zambrotta. Centrocampisti: Camoranesi, Candreva, Cossu, De Rossi, Gattuso, Marchisio, Montolivo, Palombo, Pepe, Pirlo. Attaccanti: Borriello, Di Natale, Gilardino, Iaquinta, Pazzini, Quagliarella, Rossi. (LA GAZZETTA DELLO SPORT)


Mi permetto di dare qualche suggerimento a Lippi : in difesa perchè non convocare Gentile e Niccolai ? Sulla fascia, in alternativa a Camoranesi ,vedo bene Causio con Domenghini come seconda opzione.